GreMo80
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Lavoro: perché studiare… Lingue straniere articolo

“Ma che cosa vai a fare a studiare lingue? Io traduco tutto con l’IA, tra qualche anno non serviranno più gli interpreti o i traduttori”. Di recente mi è capitato di sentire questa affermazione, rivolta ad uno studente delle scuole medie che stava orientandosi verso l’iscrizione ad un liceo linguistico.

Questa frase mi ha portato a riflettere sul valore della competenza linguistica e su come questa possa essere ancora utile nel nostro futuro, anche professionale.

Sicuramente nel mondo aziendale gli studi in lingue sono, già oggi, considerati “di nicchia”, utili soprattutto per gli sbocchi lavorativi in ambito comunicazione.
Sono diffusi gli impieghi, quasi sempre come liberi professionisti (ovvero non direttamente dipendenti dalle aziende), di traduttori, interpreti, guide. Fermandosi a questo quadro la realtà sembrerebbe poco rassicurante: se già oggi ci sono così poche opportunità, tra qualche anno l’IA farà piazza pulita di tutte le occasioni di lavoro nel settore.

Indice

  1. Lo studio della lingua, una questione di cultura
  2. Cultura e diversità, un valore per le aziende

Lo studio della lingua, una questione di cultura

In realtà vorrei andare un po’ più a fondo nell’analisi e per farlo ho valutato il piano di studi di un corso di laurea in Lingue Moderne, prendendo come esempio il top in class secondo la classifica Censis, ovvero quello dell’Università di Trento.
Oltre ai classici corsi di lingue, si affrontano corsi di “cultura e letteratura”, “sociologia dei processi culturali e comunicativi”, “Tecnologie informatiche per la comunicazione”, “Economia politica e sociale”, “Storia contemporanea”, “Geografia del paesaggio e dell’ambiente”.

Che cosa ci dice tutto questo? Che la comprensione di una lingua (non la sua sola traduzione) è un processo complesso e strutturato, che non si ferma ad alfabeto, grammatica, comprensione e pronuncia.
Che può essere soltanto frutto dello studio degli aspetti socio-culturali alla base dell’uso del linguaggio, come le dinamiche storiche, geografiche, politiche ed economiche che hanno portato all’affermarsi delle diverse società che popolano il mondo.

Chi studia Lingue quindi non saprà soltanto parlare, leggere ed ascoltare idiomi diversi, ma sarà in grado di affrontare le diversità culturali che stanno alla base dell’uso di un segno, di una parola o di un gesto, per interpretarne il valore ed il significato, al di là della semplice traduzione.

Cultura e diversità, un valore per le aziende

Quindi studiando Lingue sarà possibile trovare lavoro un domani? Io credo di sì e ne sono convinto non tanto pensando alle necessità di traduzione che le imprese continueranno ad avere, ma soprattutto osservando la crescente richiesta di competenze distintive che aiutino a comprendere e gestire le diversità.

Oggi le aziende non possono fare a meno di aprirsi a contesti (interni o esterni) basati su culture diverse.
Per farlo hanno necessità di manager allenati alla comprensione dell’altro, delle sue caratteristiche, delle sue necessità e delle sue modalità di pensare ed esprimersi.
Chi meglio di un laureato in Lingue potrebbe riuscire in questo compito? Certo, le sole competenze apprese durante il corso di laurea non basteranno, occorrerà specializzare il proprio curriculum con una profonda conoscenza in ambito aziendale, con elementi di gestione del business e con esperienza professionale (nel settore della comunicazione, ma non solo). Chi saprà costruirsi un simile background potrà dare filo da torcere a qualsiasi IA!

Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende

Data pubblicazione 31 Gennaio 2025, Ore 19:17
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