5' di lettura 5' di lettura

Gli ITS sono quei percorsi post diploma che offrono una formazione tecnica altamente qualificata per entrare subito nel mondo del lavoro. Nell’ultimo periodo è stato proprio il Premier Draghi ad aver riportato l’attenzione su questi istituti specializzati, annunciando di voler investire sia negli ITS stessi, sia in orientamento per i ragazzi diplomati che spesso non sono a conoscenza delle strade proposte da queste realtà innovative.

Realtà che riescono a garantire all’83% dei propri diplomati un lavoro a un anno dal diploma, e nel 92% dei casi coerente con i percorsi di studio seguiti, come documentato nel monitoraggio nazionale 2020 degli ITS portato a compimento da Indire, l’Istituto nazionale di documentazione innovazione e ricerca educativa.

Leggi anche:

Sempre più alta la ricerca dalle aziende di diplomati ITS

Gli ITS sono la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante legata al sistema produttivo territoriale e al mercato del lavoro. I percorsi hanno una durata biennale o triennale, lo stage è obbligatorio per il 30% delle ore complessive e almeno il 50% dei docenti proviene dal mondo del lavoro. Ciascun diploma corrisponde a figure nazionali, a piani di studi definiti con le imprese e a competenze sviluppate nei luoghi di lavoro. Proprio per questo ogni anno le imprese cercano 20mila diplomati provenienti dagli Istituti Tecnici Superiori, ma ne trovano solo 5 mila, come suggeriscono i dati di Indire. “Gli iscritti agli ITS sono ancora troppo pochi, - commenta Giovanni Brugnoli, vicepresidente per il Capitale Umano di Confindustria raggiunto dall'Istituto Indire - in media 19mila l’anno, contro i 200mila dei percorsi professionalizzanti terziari francesi e gli 800mila tedeschi. L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa ma senza orientare i ragazzi e le ragazze verso la “seconda gamba” dell’istruzione terziaria, che sono gli ITS quale alternativa all’università, non riusciremo a competere in un mondo sempre più interconnesso e tecnologico, perché i “super-tecnici” avranno sempre più un ruolo chiave”. E ha poi continuato sottolineando: “Servono più giovani che scelgano gli ITS, e dobbiamo convincere loro, ma anche rivolgerci a insegnanti e famiglie. Perché le opportunità sono tantissime e vanno conosciute: la stessa pandemia non ha ridimensionato la domanda di super-tecnici delle imprese italiane, anzi, ci sono settori chiave come il metalmeccanico, l’ICT, l’alimentare, ma anche la moda, il legno-arredo, le costruzioni e il chimico-farmaceutico che cercano giovani tecnici ma non li trovano.

Riportare gli ITS al centro dei percorsi di orientamento superiori

Le linee guida del Recovery Fund indicano tra i primi driver proprio la formazione e l’occupazione giovanile e il PNRR ha destinato 1,5 mld in 5 anni agli ITS. “Gli ITS sono balzati al centro dell’attenzione dopo che il Presidente del Consiglio ne ha parlato - ha esordito Giovanni Biondi, presidente di Indire - e dopo che sono stati previsti importanti finanziamenti nel PNRR. Si è capito che questo canale otteneva il miglior successo occupazionale rispetto a tanti altri percorsi formativi anche universitari. Dalla loro nascita, e senza particolari investimenti, gli ITS hanno triplicato il numero degli studenti mantenendo sempre altissima la percentuale di occupati.” Il presidente di Indire ha quindi continuato spiegando i prossimi passi da mettere in atto nel campo degli ITS: “Gli ITS sono un percorso formativo post secondario non universitario, legato al mondo delle imprese e fortemente ancorato all’obiettivo dello sviluppo di competenze. Proprio la loro flessibilità, il non avere un “programma ministeriale” da seguire, la centralità delle attività nei laboratori – ha concluso Biondi – sono tra i fattori che vanno sviluppati e difesi per garantire che gli ITS possano continuare a sostenere i processi di innovazione in atto nel settore manifatturiero e dei servizi. Solo così si manterrà l’attuale successo occupazionale perché le aziende troveranno nei diplomati dagli ITS le competenze necessarie a sostenere lo sviluppo tecnologico”.

Scopri quali sono le cose da fare prima di compiere 30 anni