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Sono 51 mila i giovani lavoratori under 30 nel lavoro domestico articolo

Quello del badante è un lavoro particolarmente impegnativo e da sempre considerato un'occupazione per lavoratori 'adulti' e stranieri. Negli ultimi dieci anni, però, la tendenza si è invertita: nel 2012 i lavoratori domestici italiani “giovani” erano 14mila, ma dal 2012 il numero è cresciuto arrivando a quasi 18 mila nel 2022 (+21%).

Lo afferma lo studio svolto dall'Osservatorio Domina sul lavoro domestico in Italia: un'attività che – a quanto sembra – sta attraendo sempre più giovani. Attualmente sono circa 51mila gli under 30 – italiani e stranieri – impegnati nel lavoro domestico, con differenze molto marcate per quanto riguarda la composizione di genere e la provenienza geografica.

 

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Negli ultimi dieci anni – dal 2012 al 2022 – abbiamo assistitito a un aumento significativo dei giovani impegnati come lavoratori domestici. Un trend di crescita che si attesta intorno al +21%: nel 2012 i lavoratori domestici italiani 'giovani' erano 14mila, negli ultimi dieci anni il numero è cresciuto arrivando a quasi 18 mila nel 2022. Di contro, i lavoratori stranieri, invece, hanno registrato dal 2012 al 2019 un trend opposto. Complessivamente, il numero di lavoratori stranieri è diminuito del 75% nel periodo 2012-2022. Il calo degli stranieri, congiuntamente all'aumento di lavoratori domestici italiani, ha portato a un cambio di scenario: se nel 2012 solo il 10% dei lavoratori under 30 nel lavoro domestico era italiano, oggi la percentuale si aggira intorno al 35%.

 

Il 47% dei lavoratori domestici under 30 al Sud

Parliamo quindi di circa 18mila under 30 italiani che nel 2022 risultavano impiegati come colf o badanti. Tra questi, le donne rappresentano l'82% del totale, la maggior parte (58%) si occupa di assistenza alla persona (badante), mentre il restante 42% è inquadrato come colf. In media guadagnano 3.700 euro annui (solo il 7% supera i 10mila euro di reddito annuo), importo che deriva sia dall’orario ridotto, sia dalla durata dei contratti per un lavoratore su due non supera i 6 mesi, e provengono principalmente dal Sud Italia.

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Una percentuale che nel Meridione – dove il lavoro scarseggia e la disoccupazione giovanile galoppa - si attesta al 47%. A livello regionale, il maggior numero di lavoratori domestici di nazionalità italiana si concentra in Sardegna. Qui sono circa 3.200 i lavoratori impegnati nel settore, e nell'82% dei casi si tratta di cittadini italiani. In Calabria, poi, circa un lavoratore domestico su dieci è under 30. Di contro, il fenomeno è molto basso in Veneto (4,3%) ed Emilia Romagna (4,4%).

 

Lavori domestici, gli under 30 stranieri sono oltre 33mila

Situazione diversa per quel che riguarda i giovani lavoratori stranieri, che sono oltre 33mila nel 2022. Nella maggior parte dei casi si tratta di colf (66%) e l’analisi di genere mette in evidenza la forte presenza maschile (42%). E rispetto agli italiani guadagnano di più: circa 5.200 annui. Del resto, il 41% lavora dalle 25 alle 29 settimane ed il 55% ha dichiarato nel 2022 almeno 6 mesi di lavoro. Per quanto riguarda la collocazione geografica, diversamente dagli italiani, questi lavoratoi si trovano al Nord (59%), dato in linea con la maggiore presenza straniera nelle regioni del Nord d’Italia. Mentre le regioni con la maggiore incidenza sono Campania (7,2%), Calabria (7,0%) e Sicilia (7,0%).

 

Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario Generale di Domina: “Il lavoro domestico rappresenta non solo una necessità per le famiglie italiane ma anche, specialmente nei momenti di crisi economica, un’opportunità di lavoro per i giovani. Anche per i giovani italiani questo settore può essere un’opportunità di lavoro. In particolare, nelle regioni del Sud caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione giovanile, il lavoro domestico può rappresentare un ambito di lavoro sicuro, formativo e duraturo