Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Gli antichi Romani usavano il "tu" in ogni comunicazione, anche in contesti formali come i discorsi al Senato.
  • Dal III secolo, gli imperatori richiesero il "voi" come segno di rispetto e superiorità, una pratica che continuò fino al Rinascimento.
  • Nei secoli XVI e XVII, sotto l'influenza spagnola, si aggiunsero titoli onorifici al "voi", portando a un uso più formale della terza persona singolare.
  • Durante il fascismo, si tentò di sostituire il "lei" con il "voi", ma la lingua non cambiò in modo significativo a causa della legge.
  • Oggi, il "voi" sopravvive in alcune regioni italiane come forma di rispetto per gli anziani, mentre "lei" è usato per ufficialità e rispetto.

Uso del “tu” e del “Lei” in italiano

Gli antichi Romani erano soliti darsi del “tu” in qualunque forma di comunicazione. Per esempio, Cicerone, di fronte al Senato, nella sua famosa invettiva, si rivolgeva a Catilina, capo della fazione avversaria, usando il tu. “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” (= Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?). Anche Catullo, adoperava il tu per invitare un amico a cena “Cenabis bene, mi Fabulle apud me si tecum attuleris bonam atque magnam cenam” (= A casa mia, cenerai bene, caro Fabullo, se porterai una buona e un’abbondante cena).
Dal III secolo in poi, gli imperatori preteso dai sudditi il “voi” come segno di superiorità: come se fossero non una sola persona, ma parecchie persone; insomma una sorte di plurale maiestatis. Questa usanza durò per tutto il Medioevo fino al Rinascimento, continuando a dare del “voi” alle persone superiori e più importanti e del “tu” agli amici oppure in famiglia. Infatti, Boccaccio, nel Decamerone usa il tu quando a parlare sono i popolani oppure nel caso di amici o familiari fra di loro, oppure quando qualcuno di posizione elevata si rivolte ad una persona di rango inferiore. Invece, riserva il voi quando i sottoposti parlano con i padroni oppure quando persone dei celai elevati parlano fra di loro.

Nel XVI e XVII secolo, sotto l’influenza degli Spagnoli che dominavano la maggior parte della penisola italiana e che erano soliti mantenere dei contatti molto cerimoniosi e rispettosi di una ferrea quanto complicata etichetta, si cominciò ad aggiungere al “voi” titoli onorifici come Eccellenza, Signoria, Magnificenza, Signoria Illustrissima, Vostra Grazia, Vostra Altezza e tanti altri. Alcune queste espressioni sono rimaste anche oggi, nello stile cancelleresco, pedante molto elevato (= La Signoria Vostra è pregata di…. – Sua Maestà, la Regina, sta per entrare) Queste espressioni esigevano l’uso della terza persona singolare, al femminile e questo favorì il passaggio dal “voi” valla 3.a persona femminile singolare. Inizialmente si usava “ella”, poi si passò a Lei (scritto con la lettera maiuscola) che ben presto, prese il sopravvento su tutte altre forme di cortesia. Infatti nel Settecento e nell’Ottocento il “voi” scomparse. Nella prima metà del XX secolo, durante il periodo fascista, una legge impose la sostituzione del “lei” con il “voi”, perché percepito come poco virile e troppo effemminato. Tuttavia questa operazione non ebbe gli effetti voluti perché una legge non può cambiare un uso linguistico. Oggi, i pronomi di cortesia “ella” e “voi” sono scomparsi quasi del tutto. Ella, con l’iniziale maiuscolo si ritrova in resti letterario oppure in un registro linguistico molto elevato. Il “voi” sopravvive in alcune regioni centro-meridionali dell’Italia come forma di rispetto e di affetto nei confronti delle persone anziane. Basta ricordare che fino agli anni ‘50/’60 del secolo scorso i figli erano soliti dare del voi alle persone anziane. Nella scritta, il “voi” è utilizzato nel linguaggio commerciale ed è scritto con la lettera “v” maiuscola, come del resto anche tutti gli aggettivi possessivi derivati (Vostro, Vostra, Vostri, Vostre, a volte abbreviati in Vs, V/). Il pronome Lei, nella lingua italiana moderna, ha il comito di impostare la comunicazione su di un piano di ufficialità e di rispetto, mentre il “tu” la imposta vin un piano che annulla ogni distanza. Esempio: E Lei, professore, come sta?” “E tu mia cara Laura, stai bene?”.

Domande da interrogazione

  1. Qual era l'uso del "tu" nell'antica Roma?
  2. Gli antichi Romani usavano il "tu" in qualunque forma di comunicazione, anche in contesti formali come il Senato.

  3. Come si è evoluto l'uso del "voi" dal III secolo in poi?
  4. Dal III secolo, gli imperatori richiedevano il "voi" come segno di superiorità, un'usanza che durò fino al Rinascimento.

  5. Quali influenze hanno portato all'uso di titoli onorifici nel XVI e XVII secolo?
  6. L'influenza degli Spagnoli, che dominavano gran parte dell'Italia, portò all'uso di titoli onorifici e a una comunicazione più cerimoniosa.

  7. Come è cambiato l'uso del "lei" e del "voi" nel XX secolo?
  8. Durante il fascismo, si tentò di sostituire il "lei" con il "voi", ma senza successo; oggi, il "lei" è usato per ufficialità e rispetto, mentre il "voi" è limitato a contesti specifici.

  9. In quali contesti moderni si utilizza ancora il "voi"?
  10. Il "voi" è usato in alcune regioni centro-meridionali come forma di rispetto per gli anziani e nel linguaggio commerciale scritto.

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