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Concetti Chiave

  • I verbi ausiliari in italiano sono "essere" e "avere", usati per formare tempi composti e sostenere altri verbi.
  • "Essere" è utilizzato nei verbi riflessivi e intransitivi passivi, mentre "avere" si usa per verbi intransitivi attivi.
  • Quando "essere" si combina con un aggettivo o un nome, assume un valore copulativo, come in "è il più forte".
  • I verbi impersonali e alcuni verbi intransitivi richiedono "essere" come ausiliare, specialmente se il participio passato ha valore attributivo.
  • La particella "si" in italiano può essere riflessiva, passivante o impersonale, e richiede attenzione per una corretta interpretazione.

In questo appunto di grammatica italiana per le scuole viene fornita la spiegazione dei verbi ausiliare e in particolare dell’ausiliare essere e del suo utilizzo nella lingua italiana. Per una maggiore comprensione vengono forniti anche alcuni esempi. Ausiliare essere: descrizione delle regole articolo

Indice

  1. I verbi ausiliari
  2. L’ausiliare essere

I verbi ausiliari

Nella lingua italiana vengono definiti verbi ausiliari, quei verbi che, accompagnati con forme non finite di altri verbi svolgono una funzione di “appoggio”

a questi verbi stessi, in Italiana i verbi impiegati come ausiliari sono: essere e avere.

Secondo il linguista Luca Serianni ci sono tre modi di appoggio dell’ausiliare:
nella morfologia: fornendo indicazioni riguardo alle categorie di modo e di tempo
nella semantica: nello specifico i verbi modali in aggiunta al tempo infinito del verbo che sostengono, fornendo

  • un’indicazione sull’azione
  • sull’informazione aspettuale

come già detto i verbi ausiliari sono essere e avere, l’ausiliare avere, ha in significato di possedere qualcosa, ma lo si può trovare anche con significato emotivo, come per esempio nelle locuzioni ho paura, ho sonno. Importante sottolineare che entrambi i verbi, nella grammatica italiana sono impiegati nella formazione dei tempi composti. Per quanto riguarda le regole di utilizzo, si usa il verbo avere nei tempi composti quando la diatesi è attiva, mentre quando è passiva si una il verbo essere, per esempio: avevo amato, sono amato. Usiamo inoltre l’ausiliare essere quando ci troviamo difronte ai verbi di tipo riflessivo diretto come nel caso di Mi sono lavato, con i verbi riflessivi indiretti, come per esempio nella locuzione “mi sono chiesto se”, e con il modo reciproco, per esempio nella locuzione “ si sono amati”. Per quanto riguarda i verbi di tipo intransitivo, possiamo stabilire che l’ausiliare avere implica che il soggetto sia attivo, mentre l’ausiliare essere implica che il soggetto sia passivo. Ci sono alcuni verbi nella lingua italiana che adoperano sempre l’ausiliare avere come: esagerare, navigare, riposare, e sbandare, per evitare di studiare ogni vero come se fosse un singolo caso possiamo sostenere che i verbi intransitivi necessitano dell’ausiliare avere, e quelli detti inaccusativi necessitano dell’ausiliare essere. Diverso è il discorso per i verbi atmosferici, poiché in questo particolare caso abbiamo un’oscillazione tra essere e avere. Quando ci troviamo davanti all’infinito di essere, l’ausiliare sarà sempre avere.

per un ulteriore approfondimento sugli ausiliari essere e avere vedi anche qua

L’ausiliare essere

Il verbo essere quando occorre in unione con un aggettivo o un nome ottiene il valore copulativo

, come per esempio nelle locuzioni: è il più forte, è il più bravo. Un verbo intransitivo ha l’ausiliare essere nel momento in cui il participio passato può avere un uso attributivo. I verbi impersonali sono appoggiati dall’ausiliare essere.
Le due voci verbali ‘io sono lodato’ e ‘io sono partito’ sembrano strutturalmente identiche: entrambe sono infatti formate dal verbo ausiliare ‘essere’ seguito da un participio passato.
L’identità, tuttavia, è solo esteriore, dal momento che una attenta analisi rivela una radicale diversità sul piano logico-sintattico:

  1. "o sono lodato" è la 1° persona singolare dell’indicativo presente passivo del verbo transitivo "lodare";
  2. "io sono partito" è la 1° persona singolare dell’indicativo passato prossimo attivo del verbo intransitivo "partire".

Ciò significa che per riconoscere un verbo di forma passiva non si può basarsi sulla presenza del verbo ‘essere’, poiché l’ausiliare ‘essere’ viene usato non solo per formare il passivo dei verbi transitivi ma anche per formare i tempi composti della maggior parte dei verbi attivi. Quindi, in presenza dell’ausiliare ‘essere’ è necessario riflettere sulla relazione tra il soggetto e il verbo: se il soggetto compie l’azione si tratta di una forma attiva, se il soggetto subisce l’azione si tratta di una forma passiva. Qualora permangano dei dubbi c’è sempre il vecchio ‘trucco’ di sostituire all’ausiliare ‘essere’ il verbo venire: se l’espressione ha ancora senso, la forma è sicuramente passiva: anziché ‘io sono lodato’ si può benissimo dire ‘io vengo lodato’, mentre non si può sostituire ‘io sono partito’ con 'io vengo partito”!
“SI” riflessivo, passivante e impersonale
In italiano la particella pronominale ‘si’ viene usata con tre diverse funzioni sintattiche che devono essere chiaramente individuate per comprendere con precisione il senso della comunicazione:

  1. pronome riflessivo diretto, indiretto o apparente: Marco si prepara per uscire: riflessivo diretto.
    Marco si allaccia la giacca: riflessivo indiretto o Marco si gode un bel film: riflessivo apparente.
  2. particella passivante (la particella ‘si’ premessa alla 3° persona singolare di forma attiva conferisce ala espressione valore passivo).
  3. particella impersonale(la particella ‘si’ esprime un soggetto indefinito e generico).

Ausiliare essere: descrizione delle regole articolo

In conclusione possiamo stabilire che, come avviene per la maggior parte delle regole della grammatica italiana, il fattore fondamentale è l’esercizio nell’uso di queste, che apparentemente possono risultare complesse, ma una volta che vengono utilizzate nella parlata quotidiana, risultano semplici.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la funzione principale dei verbi ausiliari nella lingua italiana?
  2. I verbi ausiliari, come "essere" e "avere", svolgono una funzione di "appoggio" ai verbi principali, fornendo indicazioni su modo, tempo e aspetto dell'azione.

  3. Quando si utilizza l'ausiliare "essere" nei tempi composti?
  4. L'ausiliare "essere" si utilizza nei tempi composti quando la diatesi è passiva, con verbi riflessivi e intransitivi che implicano un soggetto passivo.

  5. Come si distingue una forma passiva da una attiva con l'ausiliare "essere"?
  6. Per distinguere una forma passiva da una attiva, si deve riflettere sulla relazione tra soggetto e verbo: se il soggetto subisce l'azione, è passiva; se la compie, è attiva.

  7. Qual è il ruolo della particella "si" nella grammatica italiana?
  8. La particella "si" può avere funzioni riflessive, passivanti o impersonali, a seconda del contesto sintattico in cui viene utilizzata.

  9. Qual è il consiglio finale per padroneggiare l'uso dei verbi ausiliari?
  10. Il consiglio finale è esercitarsi nell'uso quotidiano delle regole grammaticali, che possono sembrare complesse ma diventano semplici con la pratica.

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