Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il rilievo italiano presenta una struttura complessa e frammentata, con le Alpi a nord e gli Appennini che attraversano la penisola fino a sud, creando una discontinuità significativa che ha storicamente influenzato la politica e le comunicazioni.
  • Geologicamente, l'Italia è caratterizzata da una varietà di rocce di diverse età, con terreni cristallini nelle Alpi e in Calabria, e sedimenti argillosi, arenacei e calcarei in molte altre regioni, con un complesso passato di sollevamenti, faglie e attività vulcanica.
  • Il paesaggio italiano è in continua evoluzione, influenzato da fenomeni naturali come l'erosione, il vulcanismo attivo e i frequenti terremoti, che modellano e modificano i rilievi e le pianure.
  • Le risorse naturali italiane sono limitate, con terreni agricoli di bassa qualità, scarse riserve minerarie e una distribuzione diseguale delle risorse energetiche, sebbene l'Italia sfrutti l'energia idroelettrica e geotermica in alcune aree.
  • La varietà dei paesaggi italiani, da montagne e colline a pianure e altopiani, è dovuta alla recente formazione geologica e all'azione erosiva, rendendo l'Italia un importante laboratorio per studi geologici e tettonici.

Indice

  1. Il rilievo italiano
  2. Geologia e storia turbolenta
  3. Evoluzione del rilievo
  4. Le Alpi e la pianura padana
  5. L'Appennino e le sue barriere
  6. Sicilia e Sardegna
  7. Frammentazione e instabilità
  8. Risorse naturali limitate

Il rilievo italiano

La penisola italiana è un territorio di recente formazione

Il profilo del rilievo italiano è semplice. A nord, delimitata dalle Alpi, dove si snoda il confine che separa l'Italia dai suoi Stati limitrofi, la pianura padana si estende fino all'Adriatico. Quest’ultima è chiusa a sud dagli Appennini. Partendo dal passo del Cadibona (non lontano da Savona), questo lungo gruppo montuoso, che si estende per oltre 1.200 km, costituisce il principale rilievo della penisola. Vera spina dorsale del paese, arriva direttamente in mare alle due estremità, in Liguria e Calabria. Altrove, è preceduta, verso le coste, da piccole pianure alluvionali o da rilievi di altipiani e colline talvolta indicati come “anti appenninici”. Così, verso sud-est, in Puglia, la piana del Tavoliere si interpone tra l'Appennino e gli altipiani del Gargano, seguita dall'altopiano delle Murge. Verso ovest, dalla Toscana alla Campania, le cime montuose si allontanano dalla riva per lasciare il posto a un insieme eterogeneo di pianure, colline e piccoli massicci. Infine, le due grandi isole assegnano, con caratteri diversi, un primato assoluto agli altorilievi: montagne e colline in Sicilia, altipiani in Sardegna.

Questa discontinuità del rilievo è pesante di conseguenze. In passato è stato un fattore di disintegrazione politica; recentemente ha costituito un ostacolo significativo alla creazione di una moderna rete di comunicazioni, che a volte richiede una vera abilità tecnica.

Geologia e storia turbolenta

Geologicamente, l'Italia è un insieme di rocce di età molto diverse. I terreni cristallini primari compaiono nelle Alpi, in Calabria e in Sardegna. I mari secondari hanno depositato sedimenti argillosi, arenacei e molto spesso calcarei, presenti sugli altipiani pugliesi, nell'Appennino centrale, nelle Prealpi bergamasche o nelle Dolomiti. I contributi terziari costituiscono la massa maggiore, quasi due terzi, con spessi strati di calcare, argilla e marna. I suoli quaternari ricoprono in alcuni punti questi sedimenti: si tratta di alluvioni di origine fluviale o glaciale, o anche effusioni vulcaniche.

Questo insieme geologico ha una storia turbolenta e complessa. Ad eccezione della Sardegna, si tratta di storia recente. L'atto maggiore di tale formazione è il sollevamento nel Terziario delle Alpi e degli Appennini. Le caratteristiche attuali dell'Italia prendono forma nel Pliocene e si fanno più chiare nel Quaternario. Si verificano rivolte generali, accompagnate da numerose linee di faglia. L'azione glaciale ha notevolmente ritoccato il rilievo (scavo di laghi subalpini, depositi di morene); grandi eruzioni vulcaniche hanno creato forme particolari.

Evoluzione del rilievo

La formazione del rilievo è ancora in evoluzione. In quota, l'azione combinata di ghiacciai, neve e gelo frantuma la montagna. In collina i pendii argillosi sono lacerati da profondi canali, i calanchi, e sono frequenti le frane, che costituiscono una vera piaga. Sugli altipiani calcarei, si sviluppa la "morfologia carsica". Il vulcanismo è ancora attivo. Infine, i terremoti sono tutt’ora frequenti (Sicilia nel 1968, Friuli nel 1976, Amatrice 2016) e, dal XVI secolo, duecento sono classificati come disastrosi.

La combinazione di fattori strutturali implica un certo numero di unità.

Le Alpi e la pianura padana

Le Alpi, a nord-ovest e a nord, sono caratterizzate da imponenti rilievi. A nord-ovest, le “Alpi Piemontesi” si innalzano sopra la pianura. Dal Monviso (3.841 m) al Monte Rosa (4.633 m), le creste ghiacciate superano i 3.500 m, dominando lunghi pendii verdi di scisto lucente, tagliati da ampi valloni a monte, ma chiusi a valle. Dal Ticino all'Adige si trovano alti massicci cristallini (Bernina, Ortles, Adamello) con bellissimi ghiacciai; ma le cime sono più basse, valli longitudinali (come la Valtellina) ventilano la montagna, i passi sono più numerosi e soprattutto vi è, al di sotto di questi massicci centrali, una zona di Prealpi calcaree, solcata da laghi subalpini. Queste Prealpi partono ad est del Lago Maggiore e dell'Adige per addensarsi nelle Dolomiti, una regione dove le falesie scavate nelle rocce del Triassico dominano un paesaggio verdeggiante. L'intenso lavoro dei ghiacciai ha modellato valichi e allargato varchi. Tuttavia, le Alpi non hanno mai costituito una barriera insormontabile.

[bh2]La pianura padana

La pianura padana è conseguenziale a queste montagne. Durante l'innalzamento delle Alpi, dall' Oligocene in poi, si formò una fossa sull'attuale posizione della pianura. Riempito di materiali strappati dalle montagne circostanti, ora si estende per oltre 50.000 km2. La pianura non è omogenea. La fascia pedemontana costituita da depositi morenici lascia il posto ad alti terrazzi permeabili e pianure, spesso ricoperte da suoli ricchi; tra i due, sorgono le acque di risorgiva (fontanili). Queste terrazze bassi sono più larghe a valle. I depositi alluvionali portati dal Po e dai suoi affluenti creano un vasto delta che avanza nel mare Adriatico; sollevano il letto del fiume; da qui le frequenti inondazioni che hanno reso necessaria la costruzione di dighe.

L'Appennino e le sue barriere

Con l'Appennino, inizia la discontinuità. Culminante col Gran Sasso (2.914 m), l'Appennino è composto da elementi molto diversi. L'Appennino Ligure non supera i 1.500 m di altitudine. Prevalentemente calcareo, costituisce un'efficace barriera tra il Mediterraneo e la pianura padana per la ripidezza dei suoi pendii; si percorre facilmente solo con l'ausilio di poche vie. L'Appennino Toscano, che è più alto (2.200 m), ha una topografia più morbida per la predominanza di materiale argilloso-arenario. Nasconde sotto le sue cime tondeggianti e pendii calanchi un grande disordine strutturale (con lastre di spinta e grandi sovrapposizioni di rocce argillose e arenarie trafitte da zone calcaree). Ben diverso è l'Appennino calabrese, con massicci cristallini dai 1.500 ai 2.000 m di altitudine (catena costiera, Sila, Serra, Aspromonte). Tagliate da una serie di faglie, queste terre regalano paesaggi spianati dall'erosione e fossati pieni di sedimenti terziari e quaternari, dove venivano costruite le città.

Il vago termine “Anti appennino” designa le regioni che incorniciano la montagna. Ad est, lungo tutta la lunghezza dell'Appennino centrale, una fascia di altipiani argillosi e sabbiosi, larga dai 25 ai 30 km, degrada verso il mare. Il paesaggio cambia solo con la Puglia. Il promontorio calcareo del Gargano è separato dall'Appennino dalla pianura argillosa-sabbiosa del Tavoliere. Il "tacco dello stivale" si conclude con gli altipiani calcarei delle Murge (400 m) e del Salento (200 m). Verso ovest, l'eterogeneità è la regola. In Toscana si alternano bacini (Firenze, Siena, Arezzo) e montagne di medio calcare; questi rilievi terminano su una bassa pianura costiera, un tempo insalubre (la Maremma), tagliata da alcuni promontori rocciosi (Piombino, Monte Argentario) e prospicienti isole (Elba, Giglio, Montecristo...). Nel Lazio e in Campania si ripete l'alternanza di pianura costiera (campagna romana, antiche paludi pontine, pianura campana) e collinare, ma qui i rilievi sono vulcanici. L'Appennino, ovunque, costituisce una barriera: la sua posizione centrale si rivela un pesante ostacolo per le comunicazioni. Le pianure, di dimensioni ridotte, risultano dall'accumulo di depositi portati dai fiumi, spesso molto brevi. Le maggiori, quelle del Lazio (alla foce del Tevere), del Tavoliere e del Golfo di Taranto, non sono paragonabili all'estensione della pianura padana.

Sicilia e Sardegna

La Sicilia continua in qualche modo il rilievo della penisola. C'è un bordo montuoso a nord, diviso in più settori (base granitica delle Madonie al centro, blocchi di calcare intorno a Palermo a ovest). A sud-est si erge il massiccio vulcanico dell'Etna. Il resto dell'isola è costituito da colline argillose, sempre variegate nei rilievi, ma che costituiscono un insieme monotono.

La Sardegna è un mondo a parte. Si tratta di un pezzo di basamento ercinico frazionato con faglie, con, nella sua parte occidentale, forti accumuli di lava terziaria. In alcuni punti, sulla base rimane una copertura sedimentaria. La forma di rilievo più diffusa è l'altopiano dalle forme pesanti, interrotto da vigorosi pendii ripidi.

Frammentazione e instabilità

Mentre le Alpi sono organizzate in massicci, molti bacini perforano l'Appennino. A contatto con l'Adriatico, i delta si intrecciano nella pianura padana. Queste entità naturali formano zone, che sono gestite da un capoluogo di provincia. La varietà degli affioramenti rocciosi e la recentissima formazione di rilievi, unitamente all'erosione attiva, spiegano perché la penisola italiana, vero e proprio laboratorio di tutti gli studi neotettonici, sia così frammentata. Su tutti i lati, ma soprattutto al Sud, il terreno è stato deformato, piegato e spezzato dalle recenti spinte tettoniche ancora attive. All'estremità meridionale della Calabria, l'innalzamento del livello del mare testimonia l'entità dei movimenti che hanno innalzato le spiagge a nord di Reggio Calabria. Ovunque, le scarpate delle faglie quaternarie, molto acuminate, sono impressionanti. La permanenza delle scosse telluriche e il vulcanismo attivo sono altre due testimonianze dell'instabilità tettonica della penisola. Il vigore dell'erosione deforma vigorosamente i giovani rilievi. Frane, massicci smottamenti, ostacolano la circolazione più dell'altitudine. Quanto ai calanchi (= fosse di erosione nei terreni argillosi), incanalano ovunque le rocce tenere e danno luogo a paesaggi caratteristici.

Risorse naturali limitate

Dalle osservazioni precedenti, si deduce una grande mediocrità delle risorse naturali. I suoli italiani hanno basse qualità agrarie. L'esiguità della pianura è un primo fattore negativo. Queste pianure sono costituite da alluvioni grossolane permeabili (alta pianura padane) di scarso interesse agronomico o costituite da alluvioni fini riceventi le acque delle alture circostanti e, quindi, umide, scarsamente drenate (le pianure furono per lungo tempo centri di malaria). In collina e in montagna, la pendenza dei pendii e il vigore dell'erosione difficilmente sono favorevoli all'evoluzione del suolo. A parte i terreni vulcanici, lo sviluppo agricolo richiede un duro lavoro. Mentre il 90% della superficie è classificato come terreno vocato all'agricoltura e alla silvicoltura, la metà è ricoperta solo da boschi e pascoli. Dal lato della ricchezza minerale, la ristrettezza è ancora maggiore. I depositi sono vari, ma sparsi, di piccole dimensioni, spesso difficili da sfruttare. Naturalmente troviamo in Italia ferro (Isola d'Elba), piriti (Grosseto), mercurio (monte Amiata), piombo e zinco (Sardegna), bauxite (Puglia), zolfo (Sicilia), talco (Val di Chisone), ecc., ma l'unico settore dove c'è vera abbondanza è quello dei materiali da costruzione (argilla per mattoni, marmo). Per quanto riguarda le fonti energetiche, la situazione è cambiata. L'Italia è stata ostacolata in passato dalla sua povertà di carbone. I depositi sono rari (carbone in Sardegna e in Valle d'Aosta, ligniti terziarie in Appennino), il che si spiega con la struttura geologica. Per fortuna il potenziale idroelettrico è rilevante, ma è distribuito in modo diseguale (il Mezzogiorno è fortemente svantaggiato). Quanto agli idrocarburi, si trovano sotto forma di gas naturale nella Pianura Padana e nei giacimenti petroliferi del Sud (Basilicata e soprattutto Sicilia). Infine, l'Italia ha l'originalità, con la Nuova Zelanda, di utilizzare l'energia geotermica in Toscana (i soffioni di Larderello).

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le principali caratteristiche geologiche dell'Italia?
  2. L'Italia presenta una struttura geologica frammentata con rocce di età diverse, tra cui terreni cristallini, sedimenti argillosi e calcarei, e contributi terziari. La sua formazione è recente e turbolenta, con sollevamenti nel Terziario e attività vulcanica e sismica ancora attiva.

  3. Come si suddivide il rilievo italiano?
  4. Il rilievo italiano si suddivide in diverse unità, tra cui le Alpi a nord, l'Appennino che attraversa la penisola, l'Anti appennino che incornicia l'Appennino, e le isole di Sicilia e Sardegna, ognuna con caratteristiche geologiche e paesaggistiche uniche.

  5. Quali sono le sfide geografiche e infrastrutturali dell'Italia?
  6. La discontinuità del rilievo italiano ha storicamente ostacolato l'integrazione politica e rappresenta una sfida per lo sviluppo di una moderna rete di comunicazioni, richiedendo abilità tecniche per superare le barriere naturali.

  7. Qual è la situazione delle risorse naturali in Italia?
  8. L'Italia ha risorse naturali limitate, con suoli di bassa qualità agraria e depositi minerali sparsi e difficili da sfruttare. Tuttavia, ha un potenziale idroelettrico significativo e utilizza l'energia geotermica in Toscana.

  9. Quali fenomeni naturali influenzano il paesaggio italiano?
  10. Il paesaggio italiano è influenzato da fenomeni naturali come l'erosione, le frane, il vulcanismo attivo e i frequenti terremoti, che testimoniano l'instabilità tettonica della penisola e modellano continuamente il territorio.

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