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Concetti Chiave

  • Nel XIX secolo iniziò una migrazione permanente su larga scala dall'Europa verso Australia, America e Sudafrica, facilitata dai progressi nei trasporti.
  • Il flusso migratorio europeo più intenso avvenne tra l'inizio del XX secolo e la Prima guerra mondiale, con un milione di partenze annuali.
  • Negli anni '70 iniziò un ritorno nei luoghi d'origine degli emigrati europei, sostituiti da lavoratori africani, asiatici e latino-americani.
  • Dagli anni '90, i flussi migratori interni all'Europa si intensificarono, con oltre 500mila immigrati, molti clandestini, che arrivano ogni anno nell'UE.
  • La multietnicità è oggi evidente anche in città piccole e medie, con oltre 30 comunità straniere in Europa con più di centomila membri ciascuna.
Un continente di emigranti

Sin dall’antichità, i popoli europei hanno viaggiato da una parte all’altra del continente alla ricerca di nuovi spazi per vivere e lavorare.
Solo nell’800 iniziò un’emigrazione permanente su larga scala.
Migliaia e migliaia di europei, senza terra e senza lavoro, si spostarono in Australia, in America e in Sudafrica.
I progressi tecnologici nel campo dei trasporti favorirono queste emigrazioni, velocizzando notevolmente i viaggi attraverso gli oceani.
Il flusso migratorio più ingente si ebbe dall’inizio del XX secolo fino alla Prima guerra mondiale, quantificabile in circa un milione di partenze all’anno.
Il periodo tra le due guerre mondiali registrò invece un calo delle emigrazioni.
Nel secondo dopoguerra diventarono sempre più importanti i flussi migratori interni al continente.
Un movimento inverso si ebbe nei primi anni 70, quando iniziò la fase di ritorno nei luoghi d’origine degli emigrati, grazie al miglioramento delle condizioni economiche.
Un numero considerevole di lavoratori africani, asiatici e latino-americani prese allora il posto della manodopera europea.
Dagli anni 90, sono inoltre iniziati notevoli flussi dall’est all’ovest del continente.
Nel territorio dell’Unione Europea arrivano ogni anno oltre 500mila immigrati, molti dei quali clandestini.
Nel 1997 il Trattato di Amsterdam aveva fornito le prime indicazioni per tentare di coordinare le iniziative dei vari Paesi per l’immigrazione.
Anche se apparentemente tutti i Paesi hanno obbiettivi comuni, i singoli governi continuano a comportarsi in modo diverso e a mantenere una propria competenza per le normative sugli ingressi
Tutti gli Stati europei, comunque, concordano sul fatto che per invertire la tendenza dell’aumento dei flussi migratori occorre evitare la fuga, causata dalla disoccupazione e dal sottosviluppo, dai Paesi più poveri, aiutandoli nella strada dello sviluppo economico.
Fino a qualche decennio fa la multietnicità era evidente soltanto nelle grandi metropoli, come Parigi o Londra.
Oggi anche città piccole e medie ospitano consistenti comunità provenienti da varie parti della Terra, spesso insediate in zone urbane some quartieri etnici.
In Europa oggi sono più di 30 le comunità straniere con un numero di componenti superiore alle centomila persone.
In molti Paesi sono numerosi gli immigrati di seconda generazione, cioè i figli e le figlie di immigrati, nati però nel Paese di adozione.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono i principali periodi di emigrazione dall'Europa?
  2. L'emigrazione su larga scala iniziò nell'800, con un picco dall'inizio del XX secolo fino alla Prima guerra mondiale. Dopo un calo tra le due guerre, nel secondo dopoguerra aumentarono i flussi migratori interni, seguiti da un ritorno negli anni '70.

  3. Come hanno influenzato i progressi tecnologici le migrazioni europee?
  4. I progressi tecnologici nel campo dei trasporti hanno favorito le emigrazioni, velocizzando notevolmente i viaggi attraverso gli oceani e facilitando lo spostamento di grandi numeri di persone.

  5. Quali sono le sfide attuali legate all'immigrazione in Europa?
  6. Le sfide attuali includono la gestione dei flussi migratori, con oltre 500mila immigrati che arrivano ogni anno, molti dei quali clandestini, e la necessità di coordinare le politiche tra i vari Paesi per affrontare la disoccupazione e il sottosviluppo nei Paesi di origine.

Domande e risposte

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