Concetti Chiave
- Spinoza, influenced by Descartes and Bacon, aimed for a stable truth through a rigorous method to free humans from false beliefs.
- The ethical core of Spinoza's Treatise lies in his desire for a complete lifestyle change and liberation from passions, wealth, and attachments.
- Spinoza identifies contradictions in the Bible regarding God's essence and nature, suggesting divine revelation cannot be contradictory.
- Spinoza's concept of substance leads to the conclusion that substance is God, defined as self-caused, infinite, unique, and free.
- Spinoza's ethics are descriptive, exploring human actions and passions as natural and necessary, aiming for understanding their governing laws.
Indice
- Superamento dei pregiudizi
- Influenza di Cartesio e Bacone
- Contraddizioni nella Bibbia
- Ruolo dei profeti
- Miracoli e superstizione
- Sovranità dello Stato
- Libertà di dissenso
- Modello matematico
- Dio come fondamento del sapere
- Definizione di sostanza
- Attributi divini
- Panenteismo e panteismo
- Dio e natura
- Dio impersonale
- Libertà e necessità
- Finalismo e ignoranza
- Mente e corpo
- Anima e immortalità
- Etica descrittiva
- Bene e male
- Passioni e azioni
- Conoscenza di primo genere
- Conoscenza di secondo genere
- Conoscenza di terzo genere
Superamento dei pregiudizi
Il superamento dei pregiudizi e la ricerca di un nuovo sapere
Influenza di Cartesio e Bacone
In che misura il Trattato sull’emendazione dell’intelletto è debitore di Cartesio e Bacone?
Spinoza, come Cartesio e Bacone, sente il bisogno di giungere ad una verità stabile, raggiungibile grazie ad un metodo rigoroso che sia capace di liberare l’uomo dalle false credenze.
Spinoza si aspetta una conversione totale del suo stile di vita. Ha un’ansia di verità, ma nello stesso tempo un’inquietudine esistenziale, poiché egli vuole liberarsi dalle passioni, come gli stoici, dall’attaccamento ai beni come le ricchezze e le passioni.
L’ambiguità contenuta nel Trattato, sciolta successivamente nel Breve trattato, riguarda un’incertezza di Spinoza sul tema degli errori: da un lato è convinto che per conseguire la verità bisogna eliminare preliminarmente l’intelletto dagli errori, ma dall’altro crede che per liberarsi dagli errori bisogna essere in possesso dell’intelletto.
Contraddizioni nella Bibbia
Nella Bibbia Spinoza individua delle tesi contraddittorie sull’essenza di Dio e sulla sua natura, esprimendo tesi diverse sul pentimento di Dio e sull’immutabilità della natura. Dove, quindi, essa si contraddice, non può essere stata rivelata da Dio, poiché è impensabile che la rivelazione divina sia contraddittoria e incoerente.
L’unico insegnamento privo di contraddizioni nelle Sacre Scritture è il messaggio morale, quelle norme finalizzate all’obbedienza a Dio per la salvezza dell’anima.
La ragione interviene nei punti in cui la Bibbia si contraddice, e affronta tutti gli ambiti che non riguardano le Sacre Scritture. L’ambito della fede, invece è limitato solo al messaggio morale, poiché le stesse verità che insegna la Bibbia sono comuni a tutte le religioni.
Ruolo dei profeti
Dal punto di vista storico, i profeti svolgono l’importante e necessario ruolo di insegnare alla gente semplice la carità e l’obbedienza (componenti essenziali per vivere in una comunità organizzata), ricorrendo a un linguaggio e a delle immagini accessibili a tutti.
Miracoli e superstizione
La credenza nei miracoli è una superstizione poiché l’ordine immutabile dell’universo impedisce qualsiasi miracolo: essendo le leggi dell’universo decreti che scaturiscono dalla stessa natura divina, l’esistenza dei miracoli significherebbe credere che Dio agisca contro la propria natura immutabile, cadendo in contraddizione.
Sovranità dello Stato
L’intromissione dell’autorità religiosa negli affari dello Stato implicherebbe divisioni e privilegi all’interno della società civile e causerebbe guerre di religione, mettendo a rischio la stabilità dello Stato stesso.
La sovranità dello Stato si fonda sul patto: i singoli individui, per superare lo stato di guerra di tutti contro tutti, delegano il diritto illimitato su tutto allo Stato, che deve garantire a tutti la libertà dalla paura e la libertà di pensiero.
Libertà di dissenso
La libertà di dissenso non deve arrivare alla disobbedienza civile, in quanto non può passare dal dissenso verbale all’azione, distruggendo lo Stato stesso, ma deve proporsi di migliorarlo rispettando le leggi finché sono in vigore.
Spinoza preferisce uno Stato democratico poiché in esso tutti i cittadini, non trasferendo definitivamente il proprio diritto ad altri, mantengono la propria libertà e uguaglianza, godendo degli stessi diritti e della libertà di pensiero.
Nel momento in cui lo Stato diventa intollerante verso una religione, e quindi non approva la libertà di culto, fomenta le lotte religiose che, con l’intervento dello Stato stesso, diventano veri conflitti civili.
Modello matematico
Il modello matematico è la via più sicura per la filosofia poiché in essa le conclusioni dimostrate a partire da definizioni, postulati e assiomi, e ogni conoscenza certa può essere dedotta solo da cose già conosciute con certezza.
Dio come fondamento del sapere
Da Dio all’etica
In che senso, secondo Spinoza, Dio è il punto di partenza del sapere?
Spinoza pone come fondamento del sapere, invece del cogito, Dio, poiché sa bene che l’uomo, distratto da stimoli esterni e passioni interne, ha bisogno di una dimostrazione di questa esistenza e che, se avesse davvero chiara l’idea di Dio, non avrebbe alcun dubbio che l’idea implicherebbe l’esistenza (prova ontologica).
La contraddizione di fondo della sostanza di Cartesio sta nell’identificazione della sostanza sia in Dio che nella res cogitans e res extensa, ma poiché queste in realtà, hanno bisogno di Dio per esistere, non sono totalmente autosufficienti.
Definizione di sostanza
Spinoza da una definizione della sostanza diversa da quella di Cartesio: per lui è ciò che è in sé ed è concepito per sé: ovvero ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di nessun’altra cosa, dal quale debba essere formato. Quindi, poiché la sostanza non ha bisogno di altro per esistere, lo stesso concetto di sostanza non ha bisogno di nessun’altro concetto per essere pensato. Essa è quindi: increata (creata=creata da altro=concetto di creatore per essere pensata), infinita (finita=delimitata da altro=concetto di altro per essere concepita), unica (non unica=non infinita poiché delimitata da altro), causa sui = ciò che ha in sé la causa della propria esistenza, la cui essenza implica l’esistenza (sostanza è causa sui=eterna), Dio (Dio è l’ente assolutamente infinito=sostanza non ha nulla al di fuori di sé, quindi è Dio), libera (libero è ciò che non è determinato da altro=sostanza non ha nulla che la determini quindi è libera).
Attributi divini
Gli attributi divini sono infiniti poiché, dal momento che per attributo si intende ciò che l’intelletto percepisce come proprietà essenziale della sostanza, allora dalla sostanza, essendo infinita, non possono che derivare infiniti attributi. Da ciò si deduce che gli attributi sono anche infiniti e nello stesso tempo eterni.
Gli attributi non hanno nulla in comune poiché sono infiniti nel loro genere (cioè infiniti nel loro ambito, ma delimitati da altri attributi)
L’uomo conosce solo due degli infiniti attributi divini, il pensiero e l’estensione, e proprio perché ognuno di essi è infinito, non può che esprimersi in infiniti modi, ovvero in infinite manifestazioni concrete: singole idee, modalità specifiche del pensiero, e singoli corpi, modalità dell’estensione.
Essa costituisce un problema poiché tra finito e infinito esiste una sproporzione assoluta. Spinoza risolve questo problema introducendo i modi infiniti, i caratteri propri di ciascun attributo, una mediazione tra infinito ed eterno e finito e temporale. I modi infiniti ed eterni del pensiero sono l’intelletto e la volontà, quelli dell’estensione sono il moto e la quiete.
Ogni idea ha una duplice dimensione: fuori dal tempo (oggetto del modo infinito ed eterno dell’intelletto) e nel tempo (determinato da altre idee). Ogni idea è eterna nell’essenza (eternamente oggetto dell’intelletto eterno) temporale nell’esistenza singolare.
L’intelletto è infinito, ed è perciò infinito ciò che è oggetto dell’intendere. Da qui si ricava il finito: considerando nella serie infinita delle idee le singole idee e nella serie infinita dei corpi i singoli corpi, ogni idea ed ogni corpo, delimitati da altri, sono finiti.
Panenteismo e panteismo
Per panenteismo si intende che tutto è in Dio, per panteismo si intende che tutto è una manifestazione divina.
Dio e natura
Dio non può definirsi pensiero, pur avendo come attributo il pensiero, poiché se lo fosse non potrebbe essere contemporaneamente soggetto degli altri infiniti attributi.
Dio non può definirsi corporeo, pur includendo la materia, poiché è assolutamente infinito e quindi indivisibile, mentre la divisibilità è propria solo dei corpi, che sono finiti.
Dio, nonostante si identifichi con la natura, non coincide con l’universo fisico poiché ha altri infiniti attributi oltre all’estensione (come il pensiero).
I modi non vanno considerati parti di Dio, ma sue manifestazioni concrete.
Dio impersonale
Dio ovvero l’ordine geometrico della natura scoperto dalla scienza
Perché il Dio spinoziano non si può definire persona e non può aver creato il mondo dal nulla?
Il Dio spinoziano è del tutto impersonale e non è creatore, tanto meno dal nulla: se avesse creato dal nulla, avrebbe dimostrato di non essere infinito.
Libertà e necessità
Dio è nello stesso tempo libero da ogni condizionamento esterno, ma non ha nessuna libertà di scelta, poiché opera secondo la necessità della sua natura (rapporto con il mondo assolutamente e matematicamente necessario).
Dio non agisce per un fine, poiché se lo facesse necessariamente sarebbe per appetire qualcosa di cui manca, cosa impossibile perché altrimenti non sarebbe infinito.
In natura non vi sono cose belle o brutte poiché, dato che la natura è Dio, allora in essa tutto è necessario e perfetto; dunque, la distinzione tra bello e brutto non esiste, ed essi sono solo concetti che nascono dalla nostra ignoranza della catena infinita in cui ogni cosa si colloca, e che sono il frutto dell’immaginazione.
La distinzione in Dio tra componente attiva, natura naturans (sostanza e attributi), e componente passiva, natura naturata (modi degli infiniti attributi), non incrina il monismo metafisico poiché causa ed effetto non sono che due punti di vista diversi della stessa realtà di Dio.
Dio non è causa transitiva del mondo poiché, nonostante sia causa di tutte le cose, è una causa immanente, rimane cioè dentro ciò che ha causato, ed è rigorosamente necessaria.
Finalismo e ignoranza
L’uomo crede di essere libero poiché sono consapevoli dei loro desideri, ma ignorano le cause per i quali hanno questi desideri: da ciò nasce la convinzione di essere liberi di scegliere i mezzi e i fini per ottenerli.
L’uomo proietta il finalismo della natura poiché crede che sia stato un altro a predisporre i mezzi al loro utile per il loro uso, divinità che dirigono tutto in vista di ciò che gli uomini possono farne: da qui poi le modalità escogitate per onorare Dio affinchè questo lo prediliga rispetto agli altri.
Nella mente degli uomini l’idea di un Dio persona nasce dagli dei quali rifugio dell’ignoranza: l’uomo non sa perché la divinità colpisca anche gli innocenti (malattie, tempeste, terremoti), ma è convinto che ciò faccia parte di un disegno provvidenziale che la conoscenza umana non può capire.
I fenomeni che dovrebbero smentire l’idea del Dio persona sono quei fenomeni quali malattie, tempeste e terremoti che colpiscono non solo gli ingiusti ma anche gli innocenti.
Spinoza riporta l’esempio di un uomo che sta camminando, quando all’improvviso cade sulla sua testa una pietra che lo uccide. I teologi spiegheranno che la pietra è caduta per uccidere l’uomo per volontà di Dio, poiché tante circostanze sono concorse nel determinare la caduta. A nulla valgono le spiegazioni logiche come “perché il vento soffiava grazie alla marea e l’uomo passava di là per andare da un amico”, poiché essi non cesseranno di cercare le cause delle cause finché non ti rifugerai nella volontà di Dio.
Mente e corpo
L’uomo e il rapporto tra mente e corpo
Perché, secondo Spinoza, il problema riguardante la comunicazione tra mente e corpo quale è stato posto da Cartesio non ha fondamento?
Esso non ha fondamento poiché non siamo in presenza di due sostanze, ma di due punti di vista della stessa sostanza, poiché pensiero ed estensione, due attributi, sono due facce della stessa realtà.
Perché la concatenazione causale nel mondo fisico e mentale è sì la stessa, ma del tutto parallela: pur essendo attributi della stessa sostanza, il pensiero e l’estensione non hanno nulla in comune e, quindi, non comunicano tra loro.
Vi è una corrispondenza poiché, pur non potendo comunicare, sono paralleli, in quanto non c’è nulla nella mente che non abbia una corrispondenza nella dimensione fisica (un’idea non esiste senza il suo oggetto, l’ideato).
Anima e immortalità
L’anima individuale non può essere immortale, poiché quando il corpo non c’è più e non può più reagire all’azione di altri corpi, l’uomo non può più provare a livello mentale nessuna sensazione di piacere o dolore.
Sopravvive l’idea dell’essenza del corpo: la mente di conseguenza non viene completamente distrutta, poiché una parte di essa, avendo come oggetto l’essenza eterna del corpo, sperimenta di essere eterna.
Etica descrittiva
La liberazione dalle passioni
Perché l’etica di Spinoza non è prescrittiva ma descrittiva?
L’etica di Spinoza non è prescrittiva, non comanda nulla quindi, ma descrittiva poiché Spinoza indaga con freddezza matematica le passioni come un evento naturale e necessario, spiega le cause delle azioni umane e cerca di comprendere la legge che le regola.
Le passioni non devono essere condannate poiché sono naturali e, di conseguenza, necessarie.
L’uomo è determinato ad agire dall’impulso ad auto conservarsi, un impulso che non solo mira a conservare il proprio essere, ma anche ad accrescere la vitalità e la perfezione a livello mentale e corporeo.
Bene e male
In che senso Spinoza rovescia i concetti tradizionali di bene e male?
Per Spinoza “bene” è l’utile, tutto ciò che agevola l’appetito (impulso ad auto-conservare sia la mente sia il corpo), che soddisfa la tendenza naturale ad auto-conservarsi, e male ciò che l’ostacola. Non esistono quindi valori oggettivi, solo punti di vista dell’uomo, concetti soggettivi.
L’uomo prova gioia/piacere, quando l’uomo viene agevolato nel suo sforzo di conservazione, e prova tristezza/dolore quando invece è ostacolato.
Spinoza chiama affetti le componenti della vita emotiva: quelli primari sono il desiderio, la tristezza e la gioia, quelli secondari sono dedotti dai primari, come l’amore, l’odio (gioia/tristezza che avverte è associata all’idea di chi l’ha provocata).
Le azioni sono gli atti che dipendono esclusivamente da noi, dalla nostra natura, mentre le passioni sono quegli atti che derivano anche da cause che esistono fuori di noi (nonostante in qualche misura dipendano comunque da noi).
Poiché noi siamo finiti, le passioni sono inevitabili.
Passioni e azioni
Le passioni possono trasformarsi in azioni quando acquisiamo la consapevolezza che nessuno agisce in modo libero, che ogni evento umano è connesso in modo necessario a una catena causale infinita. È la saggezza che ci consente di andare oltre il singolo evento che provoca odio o invidia.
La libertà del saggio consiste nella consapevolezza del determinismo universale, nel vivere con la guida della ragione: più siamo guidati dalla ragione, più dipendiamo dalla nostra natura e non da cause esterne più siamo attivi.
Conoscenza di primo genere
Dal punto di vista del “finito” al punto di vista di “Dio”
In che cosa consiste la conoscenza di primo genere e che cosa corrisponde ad essa sotto il profilo morale?
Il primo genere di conoscenza, o anche immaginazione, opinione, è il primo grado di conoscenza, quello in cui le idee, legate a percezioni sensoriali soggettive e all’immaginazione, sono confuse e oscure, poiché separano le singole cose dalla catena necessaria in cui sono inserite (erronee). In essa c’è la classificazione di cose simili mediante nomi comuni, che nasce dall’incapacità di cogliere le differenze, anche se piccole, tra individui della stessa specie. Ad essa corrisponde, in ambito etico, la schiavitù, poiché l’uomo, che non percepisce gli eventi come isolati e non conoscendone la causa, diventa schiavo delle passioni.
Conoscenza di secondo genere
La conoscenza di secondo genere, o anche ragione, è un grado più elevato di conoscenza in cui si colgono le cose fisiche solo nei loro aspetti quantitativi e nei loro rapporti causali, ovvero nel loro essere concatenate in un ordine necessario. È un grado di conoscenza accessibile a tutti, ed è un livello di conoscenza in cui le idee sono chiare e distinte, poiché non colgono solo il fatto dell’esistenza delle cose, ma anche il perché esistono. Sotto il profilo morale essa corrisponde alla vita virtuosa: il saggio sa che ogni evento fa parte di un ordine necessario ed è concatenato ad altri infiniti eventi, perciò non si lascia turbare da nulla, liberandosi così dalla schiavitù delle passioni (non è un dominio totale).
Conoscenza di terzo genere
Il terzo grado di conoscenza è il punto di vista di Dio, la scienza intuitiva fondata sull’intelletto. Essa consente di cogliere le singole cose e le singole idee nella loro essenza individuale, immutabile, nel loro essere generati dalle cause infinite che sono la sostanza e gli attributi. È una conoscenza non dell’universale ma dell’essenza dell’individuale.
La beatitudine, l’amore intellettuale di Dio, non è un premio per i virtuosi, ma è la virtù stessa, non è quindi un premio per l’aldilà ma è un traguardo raggiungibile in questa vita.
La beatitudine è un traguardo difficile da raggiungere poiché si trova molto raramente: se, infatti, la salvezza fosse a portata di tutti, non potrebbe accadere che tutti la trascurino.
Domande da interrogazione
- In che modo il Trattato sull’emendazione dell’intelletto di Spinoza è influenzato da Cartesio e Bacone?
- Qual è l’ambiguità presente nel Trattato di Spinoza?
- Perché la credenza nei miracoli è considerata una superstizione da Spinoza?
- Qual è la posizione di Spinoza riguardo all’intromissione dell’autorità religiosa negli affari dello Stato?
- In che modo Spinoza definisce la sostanza e perché la identifica con Dio?
Spinoza, come Cartesio e Bacone, cerca una verità stabile attraverso un metodo rigoroso per liberare l’uomo dalle false credenze.
L’ambiguità riguarda l’incertezza sugli errori: Spinoza crede che per conseguire la verità bisogna eliminare gli errori, ma anche che per liberarsi dagli errori bisogna possedere l’intelletto.
Spinoza ritiene che la credenza nei miracoli sia una superstizione perché l’ordine immutabile dell’universo, essendo divino, non permette eccezioni come i miracoli.
Spinoza sostiene che l’intromissione dell’autorità religiosa negli affari dello Stato causerebbe divisioni e guerre di religione, minacciando la stabilità dello Stato.
Spinoza definisce la sostanza come ciò che esiste in sé e per sé, senza bisogno di altro per essere concepita, e la identifica con Dio perché è infinita, unica e causa sui, cioè la causa della propria esistenza.