beatriceinnaro
Ominide
10 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Per Leibniz, la sostanza o monade è un'entità che esprime l'individualità, in contrasto con le definizioni di Cartesio e Spinoza che negano l'individualità.
  • L'universo è ordinato e perfetto, riflettendo la perfezione di Dio, il quale ha creato il miglior mondo possibile.
  • Le verità di ragione sono necessarie e non contraddittorie, mentre le verità di fatto sono contingenti e accertabili solo tramite l'esperienza.
  • Il principio di ragion sufficiente afferma che ogni evento ha una causa precisa, esaltando l'individualità delle sostanze e la loro interconnessione universale.
  • La monade è semplice, inestesa e immutabile dall'esterno, ma internamente evolve attraverso percezione e appercezione, formando una gerarchia basata sulla consapevolezza.

Indice

  1. La sostanza e l'individualità
  2. Dio e l'ordine universale
  3. Verità di ragione e di fatto
  4. Principio di ragion sufficiente
  5. Monadi e immortalità
  6. Mutamento interno delle monadi
  7. Gerarchia delle monadi
  8. La Teodicea e il male
  9. Libertà e necessità
  10. Innatismo e verità universali
  11. Piccole percezioni e morale

La sostanza e l'individualità

Per Leibniz la sostanza, o monade, è una sostanza che evidenzia l’individualità dei singoli individui. Leibniz critica la loro definizione di sostanza poiché escludeva ogni tipo di individualità, perdendo così il senso del mondo.

Dio e l'ordine universale

Dio, l’essere perfetto, ha agito nel modo più perfetto, facendo tutto per il meglio. La convinzione che vi sia un ordine nell’universo si basa sulla fiducia in Dio.

Tutto ciò che esiste deve essere razionale poiché è stato creato da Dio che, in quanto essere perfetto, ha creato il migliore dei mondi possibili.

Verità di ragione e di fatto

La verità di ragione è accertabile mediante l’analisi del concetto e il contrario di essa non è possibile. È spiegata tramite il principio di non contraddizione. Le verità di fatto, al contrario, sono contingenti, ovvero se ne può pensare il contrario senza cadere in contraddizione e possono essere accertate solo tramite l’esperienza (soltanto sul piano logico, su quello della realtà le verità di fatto tendono a diventare verità di ragione poiché per Leibniz gli attributi della monade non sono i predicati, ma anche ciò che essa fa o ad essa accade, e Dio ha creato il mondo basandosi sulla regola dell’ottimo, ovvero di tutti i mondi possibili lui ha creato quello migliore).

Che relazione ha con le caratteristiche della sostanza individuale?/h2]

Principio di ragion sufficiente

Il principio di ragion sufficiente, su cui sono fondate le verità di fatto, è il principio secondo il quale ogni cosa che accade ha una ragione che spiega sufficientemente perché quella cosa è accaduta in quel modo e non in un altro. Essa esalta l’individualità di ogni essere: essendo in rapporto con gli altri, estende su di essi la propria influenza, determinandone, anche se in una parte infinitesimale, il destino. Ogni azione del singolo, quindi, ha portata universale.

Monadi e immortalità

Leibniz nega l’esistenza della materia, poiché se esistesse sarebbe estensione e la monade sarebbe così divisibile all’infinito. Per Leibniz la sostanza elementare è energia mentre ciò che ci appare, che erroneamente chiamiamo materia, sono soltanto fenomeni che spesso sono diversi dalla realtà (arcobaleno). Grazie alle nuove scoperte in campo biologico Leibniz può sostenere l’immortalità delle monadi, facendo propria la teoria della preformazione (la conformazione di un organismo e le sue varie parti sono già presenti nell’uovo o nel seme), e l’infinità delle sostanze viventi con le scoperte al microscopio.

La monade p immateriale, inestesa, semplice, non può nascere né morire se non per intervento di Dio. Comprendendo in sé tutti i propri predicati, non può essere influenzata dalle altre. Il mondo, creato da Dio, è razionale nell’insieme e in ogni sua parte. Le sostanze sono individuali e ognuna contiene in sé tutte le ragioni sufficienti che ne spiegano ogni predicato. Ogni sostanza è influenzata da tutte le altre e la sua azione si estende su tutto l’universo.

Poiché il soggetto contiene in sé tutti i suoi predicati, quindi possiede fin dall’inizio le proprie determinazione che poi si manifestano nel tempo (nel concetto di Cesare c’era già scritto l’attraversamento del Rubicone), la monade semplicemente sviluppa queste determinazione, senza che nulla di esterno possa aggiungersi.

Mutamento interno delle monadi

L’unico mutamento possibile della monade è un mutamento interno, riferito alla vita psichica della monade stessa, poiché nessun evento esterno interferisce con essa. Questo mutamento, chiamato appetizione, permette di passare dalla percezione, una conoscenza, in misura maggiore o minore, inconscia dell’universo, all’appercezione, l’autocoscienza e la consapevolezza di essere un soggetto rappresentante e di una parte più o meno vasta dell’universo (solo Dio conosce l’universo nella sua totalità). Ciò consente a Leibniz di spiegare il cambiamento delle monadi senza fare riferimento a stati fisici.

Gerarchia delle monadi

Esiste una gerarchia delle monadi basata sul grado di appercezione che esse possono raggiungere, e ciò indica la loro diversità. Inoltre esiste una gerarchia che abbraccia l’intero universo, andando dalle monadi in cui c’è un’appercezione massima e una percezione minima (Dio, monade suprema) a quelle in cui sussistono solo percezioni inconsce (materia). In mezzo esiste una gradualità infinita di monadi, poiché per il principio dell’identità degli indiscernibili (se due cose hanno in comune tutte le proprietà, allora sono una cosa sola), non esistono due monadi uguali, in quanto se ne esistessero due identiche non vi sarebbe una ragion sufficiente per la loro esistenza (nessuna differenza tale da motivare la loro creazione da parte di Dio).

La Teodicea e il male

La Teodicea è un’opera di Leibniz in cui egli affronta il problema del male e della libertà dell’uomo.

Leibniz spiega che, nonostante quello attuale sia il migliore dei mondi possibili, secondo alla regola dell’ottimo, in esso c’è il male, pur non ammettendo la materia, il principio che è causa del male. Egli suddivide tra male metafisico, derivante dalla necessaria imperfezione delle creature, male fisico, dolore, e male morale, peccato. I male è permesso da Dio in questo mondo poiché in ogni altro sarebbe stato maggiore che nell’attuale (male fisico è un ammonimento morale o migliora chi soffre).

Leibniz sostiene che se Dio impedisse il peccato, verrebbe meno la libertà umana, cancellando così il bene e la responsabilità morale. Così Leibniz inserisce la questione nel contesto del bene complessivo del mondo, facendo della colpa del singolo la ragione di un bene più grande per tutti.

Libertà e necessità

Leibniz, per conciliare la libertà umana con il concetto completo di monade, distingue tra ciò che è necessario (non potrebbe essere altrimenti senza contraddizione logica) e ciò che è certo (è così, ma potrebbe essere il contrario senza contraddizione). Si può parlare di libertà poiché egli dimostra che ciò che avviene nella monade è stabilito, ma non necessario: la scelta è individuale, ma Dio sa già quale sarà.

Innatismo e verità universali

Leibniz è un’innatista, poiché secondo lui molti principi, quali quelli della matematica o della logica, sono validi in ogni tempo e in ogni luogo.

Secondo Leibniz le verità universali sono in noi fin dalla nascita, ma come percezioni, quindi inconsce. Esse diventano appercezioni grazie all’esperienza. Infatti, secondo la teoria dell’innatismo virtuale, l’intelletto alla nascita non ha conoscenze attuali, ma possiede potenzialità che l’esperienza porterà alla luce (blocco di marmo che ha le venature che delineano la figura della statua, e che lo scultore porterà alla luce eliminando il marmo superfluo. L’intelletto è innato poiché tutto ciò che si trova nell’anima deriva dai sensi, escludendo, però, l’anima stessa e le sue attività (Aristotele). Essa contiene nozioni che i sensi non possono fornire come l’essere, la sostanza, l’uno, l’identico…

Piccole percezioni e morale

Le piccole percezioni sono infinite percezioni che in ogni istante sono in noi, ma di cui noi non abbiamo coscienza, in quanto o diventano un’abitudine e non le notiamo più, o perché sono troppo piccole per cogliere individualmente, essendo consapevoli solo dell’effetto dell’insieme. Con queste Leibniz controbatte all’obiezione di Locke sull’innatismo.

Esse riguardano anche l’ambito morale poiché la volontà è la risultante finale di una serie di piccole percezioni, che sono andate modificando la nostra anima sino a farla inclinare verso il comportamento prodotto. Le scelte morali sono quindi determinate da una dinamica interna di piccole percezioni, inconscia, che si manifesta determinando il comportamento. Ciò porta alla conclusione che noi operiamo scelte morali in base a principi di cui non siamo consapevoli perché agiscono in noi in modo inconscio.

Domande da interrogazione

  1. Che cos’è per Leibniz la sostanza e quali critiche rivolge a Cartesio e a Spinoza?
  2. Per Leibniz, la sostanza è una monade che evidenzia l’individualità dei singoli individui. Critica Cartesio e Spinoza per aver escluso l'individualità dalla loro definizione di sostanza, perdendo così il senso del mondo.

  3. Qual è la differenza tra verità di ragione e verità di fatto secondo Leibniz?
  4. La verità di ragione è accertabile mediante l’analisi del concetto e non può essere contraddetta, mentre le verità di fatto sono contingenti e possono essere accertate solo tramite l’esperienza.

  5. Che cos’è il principio di ragion sufficiente e come si relaziona con la sostanza individuale?
  6. Il principio di ragion sufficiente afferma che ogni cosa ha una ragione sufficiente per accadere in un certo modo. Esso esalta l’individualità di ogni essere, influenzando l'universo e determinando il destino.

  7. In che senso la monade non ha finestre secondo Leibniz?
  8. La monade non ha finestre perché contiene in sé tutti i suoi predicati e sviluppa le proprie determinazioni senza influenze esterne.

  9. Quali sono le critiche di Leibniz all’empirismo?
  10. Leibniz critica l’empirismo sostenendo l’innatismo, poiché molti principi, come quelli della matematica e della logica, sono universali e innati, non derivati dall'esperienza.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community