Concetti Chiave
- Schopenhauer critica e amplia la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, vedendo il fenomeno come illusione e cercando di svelare il vero volto della realtà oltre il "velo di Maya".
- Introduce l'idea che il mondo fenomenico sia governato da spazio, tempo e causalità, ma lo vede come un ordine illusorio che nasconde un caos sottostante.
- Il concetto centrale di Schopenhauer è la "Volontà di vivere", una forza irrazionale e cieca che spinge tutte le cose a esistere e desiderare senza scopo.
- Ritiene che l'esistenza sia caratterizzata da un pendolo tra dolore e noia, con il piacere come momentaneo sollievo, e che la vita sia intrinsecamente priva di senso.
- Propone l'arte, la morale e l'ascesi come vie di liberazione dal dolore e dalla Volontà, con l'arte che offre una pausa temporanea e l'ascesi che punta alla negazione dei desideri.
Il punto di partenza di Schopenhauer è Kant e in particolare la “critica della ragion pura” con la distinzione tra fenomeno e noumeno. Il filosofo parte proprio questa distinzione dicendo che Kant abbia impostato bene il problema ma non l'abbia risolto.
Indice
- Fenomeno e noumeno
- La rappresentazione e il velo di Maya
- Oltre il fenomeno
- Il rapporto tra io e mondo
- Le forme a priori
- Il principio di ragion sufficiente
- Il mondo fenomenico e il caos
- La morale e il fenomeno
- La volontà di vivere
- Il desiderio e il dolore
- La natura del mondo
- Il pessimismo cosmico
- L'amore e la volontà
- Il superamento del dolore
- L'arte come via di liberazione
- La morale e la pietà
- L'ascesi e il Nirvana
Fenomeno e noumeno
Kant sosteneva che nel nostro tentativo di conoscere la realtà noi non conosciamo mai la cosa in sé, cioè la realtà com'è veramente (noumeno). Conosciamo piuttosto la cosa per me, cioè il mondo ma filtrato attraverso i miei sensi e alcune forme apriori presenti nella mia mente (fenomeno).
La rappresentazione e il velo di Maya
Quando guardo la tazza non è detto che sia la tazza reale quella che io conosco è la tazza fenomeno, cioè la tazza come si presente a me, inquadrata in un certo spazio e in un certo tempo dalla mia mente.
Quindi Kant aveva introdotto una distinzione tra due realtà quella fenomenica cioè il mondo che conosciamo e quella noumenica cioè il mondo vero e inconoscibile. Quale distanza ci fosse tra i due mondi non era dato saperlo.
Oltre il fenomeno
Schopenhauer va ben oltre Kant, fino quasi a tradirlo. Per Schopenhauer il noumeno è la vera realtà delle cose (non inaccessibile) il fenomeno è parvenza, illusione, sogno. Un mondo illusorio e ingannevole di cui non ci si può accontentare come diceva Kant.
Tanto è vero che Schopenhauer chiama il fenomeno rappresentazione o anche velo di Maya.
(Rapprentazione vuol dire che la tazza che io conosco non è la tazza vera ma la rappresentazione che io mi sono fatto di questa tazza)
Velo di Maya era una figura della spiritualità indiana (Maya era una dea) secondo la quale la dea cala davanti agli occhi degli uomini un velo che ci nasconde la vera realtà delle cose. Noi ci fermiamo alla superficie, ci fermiamo ad una rappresentazione quasi teatrale: il mondo è teatro, è palcoscenico, è sogno... È la nostra fantasia quasi. È una creazione nostra di quello che ci sembra percepiamo ma non è la realtà. Il fenomeno non è più qualcosa di positivo com'era per Kant, perché ci nasconde la verità.
Lo scopo di Schopenhauer diventerà squarciare il velo di Maya per scoprire cosa c'è oltre.
Il rapporto tra io e mondo
Ovviamente se il mondo è una mia rappresentazione questo implica che io e il mondo siamo in un rapporto particolare tra noi. Soprattutto l'io, il soggetto, che cos'è? dov'è? Ha bisogno del mondo?
L'io ha bisogno del mondo perché ha bisogno di qualcosa da percepire. A sua volta il mondo ha bisogno di qualcuno che lo percepisca. Mondo e soggetto si implicano a vicenda, sono necessitati a coesistere all'interno della rappresentazione. La rappresentazione lo è dell'oggetto e del soggetto. Questo rapporto biunivoco è una novità con Schopenhauer. L’Idealismo ha ridotto il mondo al soggetto (dicendo che il mondo non esiste in quanto tutto contenuto nell'io).
Le forme a priori
Com'è fatto però questa rappresentazione, questo velo di maya deformante. In che senso è deformante? Schopenhauer tenta di chiarire meglio il suo discorso mostrando quali siano secondo lui le forme a priori della rappresentazione.
Il principio di ragion sufficiente
Per Kant il fenomeno è il mondo filtrato attraverso i sensi e le forme a priori di spazio e tempo (forme a priori della sensibilità, 12 categorie). Schopenhauer dice che Kant ha individuato solo alcune forme apriori giuste, quelle di spazio e tempo lo sono ma in più le 12 categorie kantiane egli le riduce in una sola, nella forma a priori della causalità, il principio di ragion sufficiente.
La più importante delle categorie di Kant è quella di causalità e dipendenza (su cui si fondava il principio di causa-effetto), tutte le altre derivano da essa. La forma a priori della causalità viene chiamata da Schopenhauer principio di ragion sufficiente.
Di fatto la ragion sufficiente è quella che spiega il nesso causale, spiega qual è da una certa causa la ragion sufficiente per cui derivi necessariamente un certo effetto.
Il mondo fenomenico e il caos
Il mondo fenomenico per Schopenhauer è contrassegnato da spazio, tempo e nessi causali (ovvero leggi che riguardano la fisica, il ragionamento). La rappresentazione/il velo di maya è il mondo della fisica della logica, un mondo che sembra essere ordinato da leggi.
Se io dico che il mondo che mi vedo attorno, un mondo ordinato da leggi necessarie, è un mondo ingannevole/ è un sogno, un mondo illusorio, significa che la realtà non è ordinata. Significa che la realtà non è strutturata in maniera necessaria come a me appare sia. Significa che paradossalmente la verità è il caos e il sogno è l'ordine. Cosa strana perché siamo abituati a pensare il contrario.
Schopenhauer ci dice il contrario: quella che crediamo essere la vita vera ma che in realtà è sogno ci sono le leggi della logica, della fisica ecc ; ma che la verità è molto meno ordinata di quanto ci sembri. Per questo Schopenhauer è un innovatore, un filosofo controcorrente. È il primo che ci fa sorgere il sospetto che il mondo sia caos, disordine. Cosa che l'uomo dell'ottocento non era ancora pronto ad accettare.
La morale e il fenomeno
Quindi il mondo del velo di maya è un mondo ordinato, ma c'è un’unica eccezione che Schopenhauer riprende in parte da Kant, che è quella della morale. Kant ci aveva detto nella ragion pratica che quando l'uomo fa scelte morali supera i limiti del fenomeno.
Schopenhauer sembra ribadire questo, dice che noi nell'agire della materia, nelle leggi del ragionamento, possiamo sempre determinare i rapporti di causa effetto in maniera molto chiara. Non possiamo però farlo tanto facilmente nell'azione morale perché l'azione morale (e vero che ha effetti concreti nella vita) parte, trae origine, da dentro l'uomo. L'interiorità dell'uomo sembra aprire una porta che va oltre il fenomeno, l'interiorità dell'uomo non è soggetto spazio-tempo; l'interiorità dell'uomo non è così prevedibile e meccanicamente determinabile.
In generale l'uomo vive in un mondo ordinato ma illusorio di cui non può accontentarsi essendo un animale metafisico che vuole capire e vederci chiaro. Questo lo porta a squarciare il velo di maya.
Kant aveva completamente escluso questa possibilità. Schopenhauer è convinto che si possa ma non usando i mezzi di Kant. Kant diceva che con l'intelletto, il grado più elevato della conoscenza, ci si doveva per forza basare sulle categorie e rimanere quindi nel piano fenomenico, la ragione si assumeva delle prerogative che non poteva sostenere e quindi falliva. Gli idealisti avevano superato questo limite con Hegel, la ragione coglie il tutto.
Schopenhauer non usa ne l'intelletto né la ragione. Capisce che l'intelletto per forza di cose non può arrivare al noumeno ma ritiene che anche la ragione degli idealisti non possa. Bisogna seguire una strada non razionale, ascoltare il corpo. Mentre la mente pensa il corpo sente, riesce a percepire qualcosa che è al di là delle forme a priori (i desideri, ad esempio, l'infinito di Leopardi).
La volontà di vivere
Se vogliamo capire cos'è il noumeno dobbiamo ripiegarci in noi stessi (tipicamente romantico). Se guardiamo al nostro corpo ci accorgiamo che la nostra vera natura più profonda è il DESIDERIO.
Il desiderio e il dolore
Tutti i nostri comportamenti non sono atro che manifestazioni esteriori del nostro desiderio interiore (quando io mi innamoro desido l'altra persona ma in fondo una volta ottenuta a quel punto ci rendiamo conto che non siamo soddisfatti ma desideriamo sempre altro). La vera natura del nostro essere è il desiderio. Tutto ciò che facciamo è spinto da un desiderio di qualcosa (visto già con Spinoza e il conatus, l'istinto che muoveva l'uomo, una spinta a fare qualcosa). Il noumeno è quella che lui chiama la Volontà di vivere, è la spinta a vivere e volere.
Anche il nostro corpo secondo Schopenhauer manifesta tutto questo. Gli organi del corpo non sono altro che una manifestazione della Volontà di vivere. L'apparato digerente è l'oggettivazione della nostra volontà di nutrirci. L'apparato sessuale è l'oggettivazione della nostra volontà di riproduci, e così via.
Tutto il mondo è questo, tutto il mondo è volontà. La Volontà è il noumeno nel senso che è davvero la radice ultima delle cose, è la verità sul mondo. Tutto è Volontà ma se l'uomo ne è consapevole, sà o comunque può scoprire di essere volontà; la natura non lo sà ma lo è.
Quando si parla di Volontà non bisogna pensare alla volontà nel senso psicologico del termine, non è la mia forza di volontà (voglio mettermi a dieta e mi impegno a farlo) ma è una sorta di energia che ci spinge a esistere, una pulsione/ un istinto/una forza profonda e nascosta che ci spinge a esistere.
La natura del mondo
La Volontà non è soggetta a spazio (non è in nessun luogo perché è dappertutto, non si può definire in uno spazio), tempo (non si può limitare nel tempo, è eterna) e al principio di ragion sufficiente (se non è soggetta al principio di causa effetto significa che non agisce secondo regole causali/nessi necessari)
È qualcosa di assoluto, eterno che non segue regole, agisce liberamente. La Volontà di vivere è libera e cieca (cioè che non va in nessuna direzione perché altrimenti vorrebbe dire che ha un obiettivo e segue quindi delle regole, ma le regole appartengono al mondo fenomenico) un forza che non ha scopo.
Se la vera natura del mondo ha queste caratteristiche vuol dire che il mondo è caos. Nel nostro mondo secondo Schopenhauer nulla ha senso perché la Volontà di vivere è una forza irrazionale.
Il pessimismo cosmico
La vita non ha senso, è forse il primo a dare un interpretazione così drammatica dell'esistenza, non ha direzione né scopo se non quello di esistere, perpetuare sé stessa. Per questo l'uomo è spinto a desiderare, soprattutto è spinto a riprodursi/a esistere. Questa energia ci spinge ad andare avanti ma senza un vero scopo. (VIVERE PER VIVERE) .
L'uomo si illude, nel suo velo di maya, che la sua vita abbia significato.
In tutto questo non c'è spazio per Dio, la realtà è priva di senso dove l'unico assoluto è irrazionale, è una forza. Anche Dio è un illusione, una fantasia che l'uomo si è dato. Non approfondisce la questione ma dà un po' per scontato questo. (ateismo tragico dove l'uomo si sente solo e perso)
Facendo appello a Platone spiega come fa la Volontà fa ad oggettivarsi. Lo fa attraverso le idee, esistono diversi archetipi (un modello per ogni cosa). Prima di tutto la Volontà di oggettiva in queste idee, dopo di che le idee passano attraverso il prisma di spazio e tempo e si oggettivano nelle cose.
Dire che tutto è Volontà, tutto è desiderio, implica necessariamente ammettere il dolore, un dolore totale.
Se l'essere umano, la natura, tutte le cose, bramano continuamente qualcosa perché questa è la loro natura più profonda significa che tutti sentono la mancanza di qualcosa. Ma se tutti sentono continuamente la mancanza di qualcosa vuol dire che tutti soffrono e vivono in un perenne stato di desiderio che non viene mai appagato.
La vita di tutto il cosmo è dolore.
Il nostro desiderio non si appaga mai, una volta ottenuto il primo desiderio viviamo preda di altri desideri, non saremo mai soddisfatti. Se i desideri sono continui vuol dire che sono continue anche le sofferenze perché il desiderio è per sua natura sofferenza.
Questo è vero in particolar modo nell'uomo che più delle altre cose vive per il desiderio. Il destino dell'uomo è quello di vivere perennemente nel dolore di non raggiungere mai il piacere o almeno un piacere duraturo.
Il piacere definito da Schopenhauer è cessazione di dolore (cosa che dirà anche Leopardi). Se noi assumiamo per vera questa definizione vuol dire che per provare piacere noi dobbiamo necessariamente provare dolore. Ma se da un lato non può esserci piacere senza dolore, è però possibile provare del dolore senza che ci sia il piacere (non sempre riusciamo ad appagare un desiderio).
Il piacere esiste ma sono istanti che non riescono a soppiantare il dolore. "Non ci sono rose senza spine ma ci sono molte spine senza rose" (non c'è piacere senza dolore ma ci sono molti dolori che non culminano in alcun piacere).
Schopenhauer arriva quindi ad individuare tre condizione dell'uomo. Una che domina e le altre due che si alternano. Quella più importante è il dolore (persistente), c'è poi il piacere che è un istante di pausa e infine la condizione della noia. La noia è la condizione che proviamo nel momento cui dopo aver appagato un desiderio e aver provato piacere viviamo per qualche istante un’assenza di desiderio.
La vita umana è come un pendolo che oscilla tra dolore e noia con brevi istanti di piacere.
È un quadro tragico che non riguarda solo l'uomo ma ogni creatura, ogni cosa dell'universo. L'uomo soffre di più perché è consapevole di questo dolore. E tra tutti gli uomini quello che maggiormente soffre è il genio (richiamo al romanticismo) che avendo maggiore sensibilità è votato a una sofferenza più intensa: "più intelligenza avrai più soffrirai" ripete Schopenhauer.
L'universo è una sorta di sepolcro, un luogo in cui gli esseri vivono, muoiono, soffrono e si decompongono è una specie di grande cimitero dove la morte segna tutto. Segna la nostra esistenza anche se facciamo finta che non sia così. Anche l'uomo è il sepolcro di altri mille animali che per sopravvivere uccide gli altri esseri. Un luogo in cui tutti si uccidono a vicenda per sopravvivere, incutendo sofferenza agli altri. E non c'è via di scampo a questo. Questa è la tragica natura dell'universo (Pessimismo cosmico).
L'amore e la volontà
Il fatto che alla natura interessi solo la sopravvivenza della specie trova una sua manifestazione emblematica nell'amore. L'amore secondo Schopenhauer è un inganno della Volontà /Natura che sfrutta le legittime aspirazioni dell'uomo e della donna per perpetuarsi.
La natura per spingerci a realizzare l'unico obiettivo che si è posto ci fa provare attrazione sessuale con lo scopo di riprodurci nei secoli. L'amore, dice Schopenhauer, sono due infelicità che si incontrano per dar vita ad una terza infelicità. Esso è responsabile dei maggiori dei delitti: alla procreazione di altre creature destinate a soffrire.
Questa furbizia della specie è evidente dal corpo delle donne (forte misoginia). Le donne sono belle quando sono in età fertile, segno che anche qui la bellezza delle donne viene sfruttata per attrarre gli uomini al fine di procreare, al fine di riprodursi.
Ogni innamorato, dice Schopenhauer, affonda le sue radici nell'istinto sessuale. Non c'è amore senza sessualità. Ed è per questo insieme di cose che l'atto sessuale è inconsapevolmente avvertito come peccato e vergogna, non perché sia un vero tabú, ma perché in fondo sappiamo che è un crimine, è un regalare l'infelicità ai nostri figli. Perché è vergognoso, ci sentiamo in colpa. L'unico amore di cui si può tessere l'elogio non è quello generato dall'eros ma quello disinteressato della pietà.
Il superamento del dolore
Schopenhauer si pone il problema di come superare il dolore. Il suicidio si potrebbe presentare come la fuga da questa esistenza di dolore a cui tutti siamo condannati. Il filosofo sottolinea come il suicidio non sconfigga la volontà ma sia solo un atto che viene compiuto da colui che non riuscendo a sconfiggere la Volontà preferisce sconfiggere sé stesso in un certo senso. D'altronde il suicidio è un atto di volontà (dobbiamo volerlo), è un atto di forte affermazione della volontà.
Bisogna quindi trovare un’altra strada che passi dalla volontà (voluntas) alla non volontà (noluntas).
Come si può passare dalla volontà alla non volontà. Bisogna partire negando la nostra individualità che altro non è che una manifestazione della volontà. Se io riuscirò a negare me stesso, non uccidendomi che non è una vera negazione, ma negando la mia natura/la mia volontà forse potrò davvero arrivare alla liberazione.
Schopenhauer afferma quindi che l'unico modo per neutralizzare la volontà via liberarsi da quest'ultima è smettere di desiderare. L'uomo può raggiungere questo stato di assenza completa di desiderio attraverso l'arte, la pietà e l'ascesi.
L'arte come via di liberazione
L'arte ci fa uscire da noi stessi, ci fa dimenticare cosa siamo. Davanti un bel quadro che ci lascia senza parole noi dimentichiamo di esistere, siamo talmente presi da quel quadro che finiamo per dimenticarci chi siamo. In quel momento smettiamo di vivere (dimentichiamo i nostri problemi, i nostri desideri). Quando l'arte è arte vera l'uomo dimentica sé stesso e contempla come se fosse l'occhio del mondo, non è più il soggetto individuale a vedere ma è come una sorta di soggetto collettivo. La forma d'arte per eccellenza è la musica, le altre forme d'arte (architettura, scultura, pittura, poesia, teatro) hanno per oggetto le idee del mondo vegetale, animale e umano. La musica, diversamente dalle arti figurative, non ha nessun riferimento alla realtà concreta e di conseguenza non ci rappresenta le idee ma la volontà stessa. È la più astratta tra le arti che non parla di fatti, non è un’arte imitativa va oltre.
È la prima via di liberazione. Ha una funzione prettamente catartica, la catarsi è quel momento in cui l'uomo si solleva/alleggerisce al di sopra di tutti i pesi materiali.
Ha però un difetto l'arte. L'arte è un puro conforto, non annienta la volontà ci fa solo vivere una pausa dalla volontà. È temporanea, costituisce si una via ma non è abbastanza.
La morale e la pietà
La seconda via di liberazione è la morale. La morale scaturisce da un sentimento di pietà, quando ci si rende conto che tutto è sofferenza e tutti soffrono insieme a me non possiamo che non provare pietà/ compassione. Soffrire insieme agli altri ci porta poi ad impegnarci nel mondo praticando forme di solidarietà per aiutare gli altri. (parallelo con Leopardi... Davanti al dolore della vita propone la solidarietà con gli altri uomini nella ginestra)
Schopenhauer afferma che esistono due virtù cardinali che stanno alla base di questa morale: la giustizia (ha carattere negativo) e consiste nel non fare del male agli altri; la carità (ha carattere attivo) è fare del bene agli altri, sconfiggendo il proprio egoismo. La carità è l'unica vera forma d'amore che non è diretta dalla volontà ma è un superamento di essa.
Nonostante la liberazione attraverso la compassione verso gli altri, si rimane ancora legati al mondo e la volontà non viene sconfitta davvero.
L'ascesi e il Nirvana
La terza via di liberazione è l'ascesi. E il raggiungimento dello Stato di completa assenza di desiderio e la liberazione da tutte le pulsioni del corpo e i desideri. Momento in cui l'individuo si stacca dal proprio corpo, supera i propri limiti terreni e materiali e riesce ad entrare in contatto con Dio.
L’unico modo per passare dal voluntas al noluntas e quindi negare chi siamo più nel profondo è iniziando a desiderare lo spiacevole.
Devo iniziare a desiderare ciò che non desidererei mai. Invece di desiderare il cibo se ho fame devo desiderare il digiuno, il rifiuto del piacere del cibo attraverso il digiuno, del desiderio sessuale attraverso la castità, il distacco dalle cose immateriali attraverso la povertà assoluta. A furia di praticare questo desiderio si potrà accedere a una dimensione altra, il Nirvana (ripresa dalla tradizione buddista). Una dimensione impossibile da descrivere perché è un nulla, analogamente è un tutto, un oceano di pace e serenità.
Ovviamente in questa pace non ci siamo più noi, in queste vie di liberazione c'è un annullamento di noi staccandoci completamente dal nostro corpo dimenticandoci delle nostre pulsioni e la nostra individualità si perde in questo silenzio, in questa pace.
Domande da interrogazione
- Qual è il punto di partenza del pensiero di Schopenhauer e come si differenzia da Kant?
- Come Schopenhauer descrive il rapporto tra il soggetto e il mondo?
- Qual è la natura del noumeno secondo Schopenhauer?
- Come Schopenhauer vede il dolore e il piacere nella vita umana?
- Quali sono le vie di liberazione dal dolore secondo Schopenhauer?
Schopenhauer parte dalla distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, ma critica Kant per non aver risolto il problema. Per Schopenhauer, il noumeno è la vera realtà accessibile, mentre il fenomeno è un'illusione, un "velo di Maya" che nasconde la verità.
Schopenhauer sostiene che il soggetto e il mondo si implicano a vicenda, coesistendo all'interno della rappresentazione. Questo rapporto biunivoco è una novità rispetto all'Idealismo, che riduceva il mondo al soggetto.
Il noumeno è la Volontà di vivere, una forza irrazionale e cieca che spinge all'esistenza senza scopo. È la radice ultima delle cose, non soggetta a spazio, tempo o causalità.
Schopenhauer descrive la vita come un pendolo tra dolore e noia, con brevi istanti di piacere. Il desiderio incessante porta a un dolore continuo, poiché il piacere è solo la cessazione temporanea del dolore.
Le vie di liberazione sono l'arte, la morale e l'ascesi. L'arte offre una pausa temporanea dalla volontà, la morale si basa sulla pietà e la solidarietà, mentre l'ascesi porta all'assenza completa di desiderio, avvicinandosi al Nirvana.