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Schopenhauer, Arthur - Vita e opere (2) Pag. 1
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Sintesi

Schopenhauer - Danzica 1788 – 1860 Francoforte



La vita attiva e il sentire dolente

Nasce in una ricca famiglia borghese di mercanti che afferma la sua fortuna proprio durante la rivoluzione francese e il periodo di decadenza di Napoleone. Questa florida condizione economica consente al giovane Schopenhauer di viaggiare tantissimo e conoscere ambienti stimolanti a livello umano e culturale. Questo però anziché indirizzarlo al commercio, aggrava la sua tendenza a chiudersi in se stesso e a nutrire una visione dolente e pessimistica della vita. I temi delle sue meditazioni giovanili sono morte, eternità, smarrimento di fronte alla grandiosità della natura. Le stesse che Leopardi le esprime circa un decennio dopo nello Zibaldone. Tuttavia in Schopenhauer mancano le condizioni ambientali ed esterne che hanno portato invece Leopardi a chiudersi in se stesso e a diffidare degli altri. Non si sa bene quale sia la causa ma Schopenhauer nutri sempre insofferenza per il mondo borghese e, dopo la morte del padre, se ne distacca totalmente per dedicarsi a classici e abbandonarsi alla contemplazione della cultura, della filosofia e dell’arte greca.

Le opere di Schopenhauer

• Il mondo come volontà e rappresentazione→ 1818 (è il suo capolavoro, ma non ha nessun successo)
• Paregra e paralipomena→ 1851 (libro di aforismi che ebbe un buon successo)

Punti di contatto e differenze
con Kant, Platone, Leopardi, Hegel e la tradizione orientale

Schopenhauer con…
Kant
 Distinzione tra fenomeno (oggetto di rappresentazione nella conoscenza) e noumeno (la cosa in sé)
 Le forme a priori di spazio, tempo e causalità
 L’esigenza della mente umana di raggiungere la cosa in sé, di evadere dal mondo dei fenomeni Schopenhauer diversamente da…
Kant
 I fenomeni come apparenze ingannevoli, velo di Maya che impedisce di cogliere la “cosa in sé”, intesa come essenza della realtà
 Le dodici categorie dell’intelletto ridotte a una sola, quella di causalità
 La possibilità di attingere all’essenza noumenica del mondo
Platone
 Il bisogno di evasione dal mutevole mondo sensibile per sollevarsi verso le forme eterne Platone
 L’arte come possibilità di sottrarsi al mondo ingannevole dei fenomeni, come conoscenza disinteressata volta alle idee, modelli eterni delle cose
Leopardi
 Concezione radicalmente pessimistica della vita e dell’universo
 Disprezzo per l’idealismo e l’ottimismo del suo tempo Leopardi
 Rifiuto della concezione materialistica dell’universo
La tradizione orientale
 Il fenomeno come parvenza, illusione, velo di Maya: la vita come sogno
 Il carattere fragile, effimero e doloroso dell’esistenza
 Il non-senso del mondo, perenne fluire senza meta, e il sostanziale “nulla” dell’esistenza individuale
 L’esistenza di una realtà più profonda di quella ingannevole dei fenomeni
 La possibilità, per l’uomo, di cogliere l’essenza del mondo e di liberarsi dalle apparenze
 Il nirvana come liberazione della catena della causalità, annullamento di sé nel Tutto, superamento del dualismo io-tu, soggetto-oggetto Schopenhauer contro…
Hegel e l’idealismo
 Rifiuto dell’ipocrisia e dalla menzogna propria di tali concezioni
 Rifiuto, in particolare, di ottimismo e giustificazionismo della filosofia hegeliana, ingannevole e fuorviante

Il mondo come rappresentazione
Schopenhauer afferma in maniera perentoria che “il mondo è una mia rappresentazione”. Questa è una verità certa ed assoluta, tanto evidente che non necessità di essere provata.
Dire che il mondo p una mia rappresentazione significa avere la consapevolezza di non conoscere realmente che cosa siano in sé il sole o la terra, ma soltanto di avere un occhio che vede il sole e una mano che tocca la terra. Il mondo esiste solo in rapporto al soggetto che lo percepisce. Dunque tutto ciò che esiste non è se non sottoforma di fenomeno (oggetto per il soggetto, mero apparire, sogno e illusione).
Questa è una verità talmente antica che già gli induisti la spiegavano attraverso la metafora del Velo di Maya: prima idea fondamentale della filosofia di Schopenhauer. Esso è quel velo che, coprendo il volto delle cose, cela all’uomo la vera essenza del mondo.

La rappresentazione e le forme a priori della conoscenza

La rappresentazione del mondo dunque ci mostra solo un continuo fluire di immagini ossia, in termini filosofici, fenomeni (cose che appaiono).
La realtà dunque è solo un insieme di rappresentazioni, di fenomeni, ed è al soggetto che spetta il compito di organizzarli. Questo gli è possibile, come aveva detto Kant, attraverso le forme di spazio-tempo e la categoria della causalità.
Lo spazio e il tempo sono le forme a priori della rappresentazione ogni nostra percezione le presuppone come sue condizioni fondamentali. È attraverso di esse che noi possiamo organizzare il materiale percettivo secondo una successione temporale e collocarle secondo precisi criteri spaziali. Gli oggetti che appaiono nella realtà sensibile spazio-temporale poi sono ulteriormente coordinati dall’intelletto umano nell’ordine della causalità (nella categoria della causalità Schopenhauer racchiude tutte le dodici categorie che aveva distinto Kant). Quindi ogni fenomeno è collegato all’altro da un nesso causa-effetto. Così tutta la realtà ci appare come una trama di fenomeni tra loro connessi e subordinati.

La vita è sogno

Il mondo dunque si rivela come una fantasmagorica trama di fenomeni e la vita come illusione o sogno, qualcosa di analogo alla vita notturna di un uomo. Un mondo di immagini a volte belle e lusinghiere, a volte terribili e paurose.
Ma c’è un modo per cogliere la vera essenza della vita, andando al di là del Velo di Maya? Schopenhauer risponde di sì.

Il corpo come via d’accesso all’essenza della vita

Schopenhauer pensa che l’uomo possa andare al di là della trama superficiale della vita e del sogno, per attingere alla vera realtà, “la cosa in sé”. Ma solo l’uomo che riflette si di sé, sulla vita e la morte, sulla sofferenza e il dolore, viene colto dall’inquietudine e dal bisogno di andare oltre al mondo della rappresentazione e dei fenomeni. Quest’uomo capisce che deve squarciare il Velo di Maya, che gli impedisce di comprendere la vera realtà.
Perché l’uomo ha bisogno di andare oltre le apparenze? Perché l’uomo ha un corpo.
È analizzando il suo corpo al di là dell’aspetto fenomenico che l’uomo trova qualcosa di più profondo. Infatti se proviamo piacere per le amorevoli carezze della nostra amata, scopriamo che in fondo a noi c’è una forte brama di vivere una tenace volontà di autoconservazione. Attraverso il corpo ognuno di noi sente che l’intima essenza del proprio io è costituita dalla volontà di vivere: un impulso forte e irresistibile che ci spinge a esistere e ed agire, di cui la corporeità non è altro che la manifestazione esteriore


Il mondo come volontà (di vivere)

Espressioni di questa brama di vivere sono tutte le attività che mirano all’affermazione della propria individualità: gli impulsi non sono che l’espressione del bisogno di mantenerci in vita.
Una volta squarciato il Velo di Maya, scopriamo che l’essenza del nostro essere è volontà di vivere. Tale volontà si estende e domina tutte le cose. Tutto di pende da questo cieco e irresistibile impeto, che pervade l’universo intero e invade ogni singola cosa, dalla più umile alla più nobile.
In breve, la volontà è la sostanza intima di ogni cosa, il nocciolo duro della realtà, l’essenza stessa del mondo. Essa in linguaggi kantiano è la cosa in sé o noumeno.
Le caratteristiche della volontà: essa è inconsapevole, un impulso cieco e naturale, precedente la coscienza; poi è eterna, al di là del tempo, indistruttibile, e unica, cioè individuale (di questa o quella cosa) ma sempre la medesima al di sotto di tutti i fenomeni; infine è cieca, non ha nessuno scopo o fine, ma segue la semplice affermazione di sé: esiste e basta, senza una ragione che la giustifichi.


Il dolore della vita

Tutti gli esseri viventi non vivono che per vivere: questa è l’unica verità sulla vita. Molte filosofie e religioni hanno cercato di trovare un senso al mondo, ma per Schopenhauer sono tutte false illusioni; per questo può essere considerato filosofo dello smascheramento.
Vediamo perché Schopenhauer è arrivato a sostenere che la vita essendo volontà, è quindi necessariamente dolore.
La vita è dolore in quando pervasa dalla forza cieca della volontà, infatti volere significa desiderare ossia sperimentare una condizione di perenne privazione di qualcosa, il che porta ad una perenne tensione. Pertanto la vita oscilla continuamente tra: il desiderio, cioè la sensazione di mancanza che genera dolore, il piacere, ossia la cessazione temporanea del dolore e la noia che segue ogni appagamento e riconduce al dolore.
Questa perenne tensione, ossia la sofferenza che riguarda tutti gli esseri, opprime soprattutto l’uomo che ha coscienza della propria condizione pertanto è capace di intraprendere un percorso di redenzione dal dolore, mirato a estirpare la volontà quindi approdare alla noluntas, attraverso le vie di liberazione dal dolore.

Vie di redenzione dal dolore

Sono:
• L’arte, mediante la quale l’uomo si sottrae al mondo fenomenico e dimentica momentaneamente il proprio dolore, in particolare mediante la musica che è la forma d’arte più universale in quanto indipendente dal mondo dei fenomeni e in grado di esprimere l’essenza delle cose.
• L’etica della pietà, che consente all’uomo di riconoscere la parità con gli altri uomini attraverso la giustizia, e di avvertire il comune dolore umano tramite la compassione; quindi l’uomo può abbandonare la dimensione dell’eros (amore egoistico) e approdare alla carità (amore disinteressato) e al sentimento di pietà universale.
• L’ascesi che consiste nel negare la volontà di vivere ossia estirpare il volere dentro se stessi attraverso pratiche che conducono alla liberazione dal dolore, totale e definitiva, e alla dimensione del nirvana.


Visione del mondo in breve…
Il mondo è diviso in due

Apparenza
Illusione
Fenomeno

Tutto ciò che ci circonda è SOGNO

Il sogno diurno è comunque più organizzato del sogno notturno perchè è sottoposto a leggi
(come le leggi a priori di Kant)

Esse sono:
1. Spazio → forma pura
(illusione/percezione)
2. Tempo → forma pura
(illusione/percezione)
3. Causalità → categorie dell'intelletto
(causa-effetto)
realtà vera
Cosa in sé
Noumeno

Si parla desideri

Il corpo è una realtà desiderante

Nasce quindi la volontà

Il tendere a qualcosa che manca

Essa però non sarà mai soddisfatta da nulla in quanto è l'unica cosa che esiste → non esiste nulla che la può soddisfare

“La volontà vuole se stessa”
“Desiderio di desiderare”

Noi dobbiamo quindi uscire dall'inganno della volontà tramite:

Arte
- tutti ci sentimao accumunati dalla stessa
sorte (Tragedia)

1. cessiamo di vedere gli altri come
nemici
2. smettiamo di volere, si crea il
distacco

- altra arte che ci unisce è la Musica

essa è la gioia libera delle apparenze
perchè è libera ed elevata ↓
Ascesi
1. Giustizia → si eleva sopra l'egoismo e
tratta ugualmente tutti gli
uomini
“Fai ciò che vuoi sia fatto a te”
Vangelo - Kant
2. Compassione → non la posso provare
solo in un dato
momento: cerco infatti
di riconoscermi
nell'altro
3. Ascesi (vera e propria) → castità,
estinzione
di tutti i desideri

Non volontà
Estratto del documento

ARTHUR SCHOPENHAUER

Danzica 1788 – 1860 Francoforte

La vita attiva e il sentire dolente

Nasce in una ricca famiglia borghese di mercanti che afferma la sua fortuna proprio durante la rivoluzione

francese e il periodo di decadenza di Napoleone. Questa florida condizione economica consente al giovane

Schopenhauer di viaggiare tantissimo e conoscere ambienti stimolanti a livello umano e culturale. Questo

però anziché indirizzarlo al commercio, aggrava la sua tendenza a chiudersi in se stesso e a nutrire una visione

dolente e pessimistica della vita. I temi delle sue meditazioni giovanili sono morte, eternità, smarrimento di

fronte alla grandiosità della natura. Le stesse che Leopardi le esprime circa un decennio dopo nello Zibaldone.

Tuttavia in Schopenhauer mancano le condizioni ambientali ed esterne che hanno portato invece Leopardi a

chiudersi in se stesso e a diffidare degli altri. Non si sa bene quale sia la causa ma Schopenhauer nutri sempre

insofferenza per il mondo borghese e, dopo la morte del padre, se ne distacca totalmente per dedicarsi a

classici e abbandonarsi alla contemplazione della cultura, della filosofia e dell’arte greca.

Le opere

 Il mondo come volontà e rappresentazione→ 1818 (è il suo capolavoro, ma non ha nessun successo)

 Paregra e paralipomena→ 1851 (libro di aforismi che ebbe un buon successo)

Punti di contatto e differenze

con Kant, Platone, Leopardi, Hegel e la tradizione orientale

Schopenhauer con… Schopenhauer diversamente da…

Kant Kant

 

Distinzione tra fenomeno (oggetto di I fenomeni come apparenze ingannevoli, velo

rappresentazione nella conoscenza) e di Maya che impedisce di cogliere la “cosa in

noumeno (la cosa in sé) sé”, intesa come essenza della realtà

 

Le forme a priori di spazio, tempo e causalità Le dodici categorie dell’intelletto ridotte a una

 sola, quella di causalità

L’esigenza della mente umana di raggiungere  La possibilità di attingere all’essenza

la cosa in sé, di evadere dal mondo dei

fenomeni noumenica del mondo

Platone Platone

 

Il bisogno di evasione dal mutevole mondo L’arte come possibilità di sottrarsi al mondo

sensibile per sollevarsi verso le forme eterne ingannevole dei fenomeni, come conoscenza

disinteressata volta alle idee, modelli eterni

delle cose

Leopardi Leopardi

 

Concezione radicalmente pessimistica della Rifiuto della concezione materialistica

vita e dell’universo dell’universo

 Disprezzo per l’idealismo e l’ottimismo del

suo tempo

La tradizione orientale Schopenhauer contro…

 Il fenomeno come parvenza, illusione, velo di Hegel e l’idealismo

Maya: la vita come sogno  Rifiuto dell’ipocrisia e dalla menzogna

 Il carattere fragile, effimero e doloroso propria di tali concezioni

dell’esistenza  Rifiuto, in particolare, di ottimismo e

 Il non-senso del mondo, perenne fluire senza giustificazionismo della filosofia hegeliana,

meta, e il sostanziale “nulla” dell’esistenza ingannevole e fuorviante

individuale

 L’esistenza di una realtà più profonda di

quella ingannevole dei fenomeni

 La possibilità, per l’uomo, di cogliere

l’essenza del mondo e di liberarsi dalle

apparenze

 Il nirvana come liberazione della catena della

causalità, annullamento di sé nel Tutto,

superamento del dualismo io-tu, soggetto-

oggetto

Il mondo come rappresentazione

Schopenhauer afferma in maniera perentoria che “il mondo è una mia rappresentazione”. Questa è una verità

certa ed assoluta, tanto evidente che non necessità di essere provata.

Dire che il mondo p una mia rappresentazione significa avere la consapevolezza di non conoscere realmente che

cosa siano in sé il sole o la terra, ma soltanto di avere un occhio che vede il sole e una mano che tocca la terra. Il

mondo esiste solo in rapporto al soggetto che lo percepisce. Dunque tutto ciò che esiste non è se non

sottoforma di fenomeno (oggetto per il soggetto, mero apparire, sogno e illusione).

Questa è una verità talmente antica che già gli induisti la spiegavano attraverso la metafora del Velo di Maya:

prima idea fondamentale della filosofia di Schopenhauer. Esso è quel velo che, coprendo il volto delle cose,

cela all’uomo la vera essenza del mondo. a priori

La rappresentazione e le forme della conoscenza

La rappresentazione del mondo dunque ci mostra solo un continuo fluire di immagini ossia, in termini filosofici,

fenomeni (cose che appaiono).

La realtà dunque è solo un insieme di rappresentazioni, di fenomeni, ed è al soggetto che spetta il compito di

organizzarli. Questo gli è possibile, come aveva detto Kant, attraverso le forme di spazio-tempo e la categoria

della causalità.

Lo spazio e il tempo sono le forme a priori della rappresentazione ogni nostra percezione le presuppone come

sue condizioni fondamentali. È attraverso di esse che noi possiamo organizzare il materiale percettivo

secondo una successione temporale e collocarle secondo precisi criteri spaziali. Gli oggetti che appaiono nella

realtà sensibile spazio-temporale poi sono ulteriormente coordinati dall’intelletto umano nell’ordine della

causalità (nella categoria della causalità Schopenhauer racchiude tutte le dodici categorie che aveva distinto

Kant). Quindi ogni fenomeno è collegato all’altro da un nesso causa-effetto. Così tutta la realtà ci appare come

una trama di fenomeni tra loro connessi e subordinati.

La vita è sogno

Il mondo dunque si rivela come una fantasmagorica trama di fenomeni e la vita come illusione o sogno,

qualcosa di analogo alla vita notturna di un uomo. Un mondo di immagini a volte belle e lusinghiere, a volte

terribili e paurose.

Ma c’è un modo per cogliere la vera essenza della vita, andando al di là del Velo di Maya? Schopenhauer

risponde di sì.

Il corpo come via d’accesso all’essenza della vita

Schopenhauer pensa che l’uomo possa andare al di là della trama superficiale della vita e del sogno, per

attingere alla vera realtà, “la cosa in sé”. Ma solo l’uomo che riflette si di sé, sulla vita e la morte, sulla

sofferenza e il dolore, viene colto dall’inquietudine e dal bisogno di andare oltre al mondo della

rappresentazione e dei fenomeni. Quest’uomo capisce che deve squarciare il Velo di Maya, che gli impedisce

di comprendere la vera realtà.

Perché l’uomo ha bisogno di andare oltre le apparenze? Perché l’uomo ha un corpo.

È analizzando il suo corpo al di là dell’aspetto fenomenico che l’uomo trova qualcosa di più profondo. Infatti se

proviamo piacere per le amorevoli carezze della nostra amata, scopriamo che in fondo a noi c’è una forte brama

di vivere una tenace volontà di autoconservazione. Attraverso il corpo ognuno di noi sente che l’intima essenza

del proprio io è costituita dalla volontà di vivere: un impulso forte e irresistibile che ci spinge a esistere e ed

agire, di cui la corporeità non è altro che la manifestazione esteriore

Il mondo come volontà (di vivere)

Espressioni di questa brama di vivere sono tutte le attività che mirano all’affermazione della propria

individualità: gli impulsi non sono che l’espressione del bisogno di mantenerci in vita.

Una volta squarciato il Velo di Maya, scopriamo che l’essenza del nostro essere è volontà di vivere. Tale volontà

si estende e domina tutte le cose. Tutto di pende da questo cieco e irresistibile impeto, che pervade l’universo

intero e invade ogni singola cosa, dalla più umile alla più nobile.

In breve, la volontà è la sostanza intima di ogni cosa, il nocciolo duro della realtà, l’essenza stessa del mondo.

Essa in linguaggi kantiano è la cosa in sé o noumeno.

Le caratteristiche della volontà: essa è inconsapevole, un impulso cieco e naturale, precedente la coscienza;

poi è eterna, al di là del tempo, indistruttibile, e unica, cioè individuale (di questa o quella cosa) ma sempre la

medesima al di sotto di tutti i fenomeni; infine è cieca, non ha nessuno scopo o fine, ma segue la semplice

affermazione di sé: esiste e basta, senza una ragione che la giustifichi.

Il dolore della vita

Tutti gli esseri viventi non vivono che per vivere: questa è l’unica verità sulla vita. Molte filosofie e religioni

hanno cercato di trovare un senso al mondo, ma per Schopenhauer sono tutte false illusioni; per questo può

essere considerato filosofo dello smascheramento.

Vediamo perché Schopenhauer è arrivato a sostenere che la vita essendo volontà, è quindi necessariamente

dolore.

La vita è dolore in quando pervasa dalla forza cieca della volontà, infatti volere significa desiderare ossia

sperimentare una condizione di perenne privazione di qualcosa, il che porta ad una perenne tensione. Pertanto

la vita oscilla continuamente tra: il desiderio, cioè la sensazione di mancanza che genera dolore, il piacere, ossia

la cessazione temporanea del dolore e la noia che segue ogni appagamento e riconduce al dolore.

Questa perenne tensione, ossia la sofferenza che riguarda tutti gli esseri, opprime soprattutto l’uomo che ha

coscienza della propria condizione pertanto è capace di intraprendere un percorso di redenzione dal dolore,

mirato a estirpare la volontà quindi approdare alla noluntas, attraverso le vie di liberazione dal dolore.

Vie di redenzione dal dolore

Sono:

 L’arte, mediante la quale l’uomo si sottrae al mondo fenomenico e dimentica momentaneamente il

proprio dolore, in particolare mediante la musica che è la forma d’arte più universale in quanto

indipendente dal mondo dei fenomeni e in grado di esprimere l’essenza delle cose.

 L’etica della pietà, che consente all’uomo di riconoscere la parità con gli altri uomini attraverso la

giustizia, e di avvertire il comune dolore umano tramite la compassione; quindi l’uomo può

abbandonare la dimensione dell’eros (amore egoistico) e approdare alla carità (amore disinteressato) e

al sentimento di pietà universale.

 L’ascesi che consiste nel negare la volontà di vivere ossia estirpare il volere dentro se stessi attraverso

pratiche che conducono alla liberazione dal dolore, totale e definitiva, e alla dimensione del nirvana.

Visione del mondo in breve… Il mondo è diviso in due

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