Concetti Chiave
- Schopenhauer rifiuta l'idea che l'uomo sia un animale sociale, vedendo i rapporti umani come dominati dal conflitto e dalla sopraffazione.
- La convivenza umana, secondo Schopenhauer, è motivata più dal bisogno di difesa e regolamentazione degli istinti aggressivi che da socievolezza innata.
- La filosofia di Schopenhauer è spesso interpretata come "misantropica" per il suo pessimismo nei confronti delle relazioni sociali.
- Schopenhauer critica l'ottimismo storico, riducendo la storia a una catalogazione limitata dell'individuale piuttosto che una scienza delle leggi generali.
- Il filosofo sostiene che la storia umana è caratterizzata da una monotona ripetitività, contraddicendo l'idea di un progresso storico significativo.
Conflitto e sopraffazione nei rapporti umani
Secondo l'ottimismo tradizionale l’uomo è un animale sociale, mentre per Schopenhauer, la regola di fatto dei rapporti umani è il conflitto e il tentativo di sopraffazione reciproca, che pur assumendo forme differenti dalla violenza e l’asprezza primitiva, persiste nelle violenze “raffinate” delle società civili. Di conseguenza se gli uomini vivono tutti insieme non è per innata socievolezza, ma come sosteneva la tradizione dagli atomisti a Hobbes, soprattutto per bisogno, solo per una necessità di difesa e di regolamentazione degli istinti aggressivi degli individui. Ciò fa si che la filosofia di Schopenhauer sia stata spesso interpretata come un accentuato “misantropismo”.
L'ottimismo tradizionale è riferito allo storicismo e può essere ricondotto al filosofo italiano del Settecento Giambattista Vico e al suo progetto di una 'scienza nuova'. Anche se, trova un effettivo approccio nel romanticismo ottocentesco nell'idea che il destino dell'uomo non è determinato dalla natura, come per gli altri esseri viventi, ma dalla storia.
Critica alla storia e al suo valore conoscitivo
Schopenhauer innanzitutto ridimensiona la portata conoscitiva della storia, che non può essere valutata secondo i canoni di una scienza, perché costretta a limitarsi alla catalogazione dell’individuale, piuttosto che procedere secondo leggi e concetti generali. Secondo il filosofo, gli storici, a furia di studiare gli uomini, finiscono per perdere di vista l’uomo, o per cadere nell’illusione che gli uomini mutino davvero di epoca in epoca. Infatti, sostiene che «non vi è nulla di nuovo sotto il sole» e che il destino dell’uomo presenta nei caratteri essenziali (nascita – sofferenza – morte) dei tratti immutabili. Difatti è evidente la costante uniformità e ripetitività della storia, che ripropone battuta per battuta, sostiene il filosofo, la stessa «monotona sonata».