Concetti Chiave
- Arthur Schopenhauer considera l'arte, la morale e l'ascesi come vie per annullare la volontà e mitigare la sofferenza esistenziale.
- Il filosofo vede l'arte come una pausa temporanea dal dolore, permettendo all'individuo di dimenticare se stesso e la propria sofferenza.
- La contemplazione dell'arte offre momenti di quiete, ma la volontà e il dolore ritornano una volta che l'esperienza artistica termina.
- Schopenhauer attribuisce all'arte una funzione catartica, simile a quella descritta da Aristotele, dove la tragedia universalizza e oggettivizza il dolore umano.
- Attraverso la tragedia, l'arte aiuta a comprendere che il dolore individuale è parte del dolore universale di tutti gli esseri viventi.
Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860), celebre filosofo tedesco afferma che l'uomo è condannato alla sofferenza.
La sofferenza e le vie di fuga
Arthur Schopenhauer afferma anche però che dalla consapevolezza della triste condizione dell’esistenza, esistono anche delle possibili via di fuga. Una soluzione potrebbe apparire il suicidio, in realtà però Schopenhauer ritiene che sia inutile perché porterebbe solamente alla morte dell’inidivuo e non a quella della volontà. Il filosofo individua 3 modalità per annullare la volontà: l’arte, la morale e l’ascesi.
L'arte come via di fuga
Secondo Schopenhauer quando si guarda un’opera d’arte, l’uomo dimentica se stesso e il proprio dolore, si sottrae perciò per un momento alla volontà. È perciò un momento quietivo. Tuttavia, non appena finisce la contemplazione, la volontà si ripresenta.
Funzione catartica dell'arte
Per lo più l’arte ha un’importante funzione catartica. Schopenhauer infatti ritiene, così come riteneva Aristotele, che ad esempio la tragedia, presentnado scene di grande tensione, passioni, in qualche modo oggettivi il nostro dolore e lo renda universale. Attraverso la tragedia gli uomini comprendono quindi che il proprio dolore è il riflesso del dolore di ogni essere vivente.