Concetti Chiave
- Schelling, considerato un filosofo romantico, sviluppa un idealismo oggettivo o estetico, evidenziando l'importanza dell'arte.
- Contrapponendosi ai modelli meccanicistico e finalistico, Schelling propone un organicismo che vede la Natura come un'entità autorganizzante e immanentistica.
- La filosofia della natura di Schelling rifiuta la spiegazione divina esterna, sostenendo un finalismo interno alla Natura stessa.
- Schelling considera la Natura come uno spirito inconscio, dove la consapevolezza emerge solo con l'uomo, evitando contraddizioni.
- La sua filosofia della natura è una scienza fisica speculativa, sistematica e aprioristica, che esclude il caso e punta a mostrare la necessità dei fenomeni naturali.
Schelling
Indice
- L'influenza di Schelling su Hegel
- L'idealismo estetico di Schelling
- Contrapposizione tra Kant e Schelling
- La filosofia della natura di Schelling
- Il finalismo immanentistico di Schelling
- La natura come organismo autonomo
- Critica al finalismo pre-darwiniano
- L'evoluzione dell'occhio e il finalismo
- La natura come entità spirituale
- La filosofia speculativa di Schelling
L'influenza di Schelling su Hegel
Fino a 37 anni Hegel, nonostante fosse più vecchio, fu discepolo di Schelling e quindi solo quando era già grande maturò un suo pensiero.
L'idealismo estetico di Schelling
L’idealismo di Schelling è definito oggettivo o estetico, per il valore che dà all’arte. È un filosofo romantico.
Contrapposizione tra Kant e Schelling
Kant è un filosofo del finito, che è tipico dell’illuminismo. Infatti è un illuminista, anche se vive alla fine del 1700. Il Romanticismo invece, periodo in cui vive Schelling, ha una delle sue idee centrali nell’infinito e nel suo raggiungimento.
La filosofia della natura di Schelling
Schelling e Hegel non elaborano una scienza della natura sciolta dalle scoperte scientifiche del loro tempo, conoscevano le dottrine scientifiche dell’epoca, ma cercavano di inserirle in uno schema che faceva si che risultavano totalmente errate, opinabili se non arbitrarie.
La filosofia della natura di Schelling è una costruzione tipicamente romantica. Alla base di tale filosofia sta il rifiuto dei due tradizionali modelli esplicativi della natura: quello meccanicistico – scientifico da un lato e quello finalistico – teologico dall’altro. Il primo, parlando in termini di materia si trova in difficoltà a spiegare gli organismi viventi. Il secondo, ricorrendo alla “magia” di un intelletto divino agente dall’esterno del mondo, finisce per compromettere l’autonomia e l’autarchia dei processi naturali.
Il finalismo immanentistico di Schelling
A questi due modelli Schelling contrappone il proprio organicismo (ogni parte ha senso solo in relazione al tutto e alle altre parti) finalistico e immanentistico nell’universo al di là del meccanicismo delle sue forze si manifesta una finalità superiore (oggettiva e reale) che, tuttavia, non deriva da un intervento esterno, ma è interna alla Natura stessa. Ecco il finalismo immanentistico.
La natura come organismo autonomo
Questa è la sua terza via fra meccanicismo e finalismo tradizionale sebbene in natura esista una connessione preordinata fra parte e tutto, mezzo e fine, tale connessione non è prima conosciuta da una mente e poi realizzata nelle cose, come accade nel caso del Dio Architetto. In altri termini la Natura è “un organismo che organizza se stesso” e non già “un’opera d’arte in cui il concetto stia fuori di essa, nella mente dell’artista”.
Critica al finalismo pre-darwiniano
Fino a Darwin si sosteneva che la materia in movimento non spiegava gli organismi. Per confutare Darwin si faceva riferimento agli organi particolarmente complicati come l’occhio; questo si diceva avesse un’evoluzione finalistica (=fatto da un disegno divino).
L'evoluzione dell'occhio e il finalismo
La risposta moderna a questa teoria dell’evoluzione dell’occhio è che molte strutture come quelle più complesse sono nate per fare più funzioni. Inizialmente erano nate strutture primitive che non servivano a vedere ma servivano all’autoregolazione (per distinguere la notte dal giorno) ma poi grazie a dei miglioramenti si è arrivati all’occhio.
Quindi chiamare in causa Dio è addirittura superfluo, ma all’epoca materia e movimento non spiegavano il materialismo e quindi ci si rifaceva a un’evoluzione finalistica.
La natura come entità spirituale
Schelling non è ne finalista né meccanicista e quindi dice che c’è un finalismo interno. La Natura è definita da Schelling come un’entità spirituale inconscia; parlare di uno spirito inconscio sembrerebbe contradditorio, invece a questo livello deve essere inconscio perché la coscienza è attributo dell’uomo, di Dio, dell’Io e quindi la consapevolezza arriva con l’uomo. Quindi non è contraddittorio parlare di uno spirito inconscio perché la consapevolezza nasce con l’uomo, non a questo livello.
La filosofia speculativa di Schelling
Schelling ha definito la propria filosofia della natura fisica speculativa che significa dire che essa procede sistematicamente, ossia mostrando come ogni fenomeno naturale testimoniato dall’esperienza faccia parte di una totalità organica da cui necessariamente deriva ed entro cui necessariamente si colloca. Quindi definisce aprioristica la sua scienza della natura perché non deve spiegare solo il perché, ma deve arrivare a dire che le conclusioni a cui si è giunti sono necessarie, che non può che essere così. Questo vuol dire che, secondo lui, in natura non c’è spazio per il caso.
Domande da interrogazione
- Qual è la relazione tra Hegel e Schelling nei primi anni della loro carriera filosofica?
- Come Schelling definisce la sua filosofia della natura rispetto ai modelli tradizionali?
- In che modo Schelling si differenzia dai finalisti e meccanicisti tradizionali?
- Qual è la posizione di Schelling riguardo all'evoluzione e alla spiegazione degli organismi complessi?
- Come Schelling descrive la sua scienza della natura?
Fino a 37 anni, Hegel fu discepolo di Schelling, nonostante fosse più vecchio, e solo in seguito sviluppò un suo pensiero autonomo.
Schelling rifiuta i modelli meccanicistico-scientifico e finalistico-teologico, proponendo un organicismo finalistico e immanentistico, dove la Natura è un organismo che si organizza da sé.
Schelling non è né finalista né meccanicista; sostiene un finalismo interno alla Natura, vista come un'entità spirituale inconscia, dove la consapevolezza emerge solo con l'uomo.
Schelling non attribuisce l'evoluzione degli organismi complessi a un disegno divino, ma a un finalismo interno, dove le strutture complesse si sviluppano per svolgere più funzioni.
Schelling definisce la sua scienza della natura come fisica speculativa e aprioristica, sostenendo che ogni fenomeno naturale fa parte di una totalità organica necessaria, escludendo il caso.