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Concetti Chiave

  • Pascal critica il metodo di Cartesio applicato alla conoscenza interiore e a Dio, ritenendolo inadatto a esplorare la misteriosa complessità dell'animo umano e dell'essenza divina.
  • Pur accettando alcuni punti del Giansenismo, Pascal si distacca dalla negazione del libero arbitrio, riconoscendo la necessità della grazia divina per il riscatto umano.
  • Per Pascal, l'uomo è un essere di contraddizioni: consapevole della sua miseria e grandezza, fragile di fronte alla natura ma nobile per la sua coscienza.
  • Pascal propone lo "spirito di finezza" come metodo di conoscenza dell'animo umano, un'intuizione sentita che supera la razionalità cartesiana.
  • Il vero riscatto per l'uomo, secondo Pascal, risiede nel rivolgersi a Dio, poiché il "divertimento" mondano è solo una temporanea distrazione dalla propria infelicità.

Indice

  1. Pascal e il metodo cartesiano
  2. Limiti della ragione umana
  3. Giansenismo e grazia divina
  4. Pascal e la natura umana
  5. La grandezza e miseria dell'uomo
  6. Spirito di finezza e geometria
  7. Il cuore e la filosofia
  8. Divertimento e infelicità umana

Pascal e il metodo cartesiano

Pascal accetta con alcune riserve il metodo matematico di Cartesio per quanto riguarda la scienza della natura, ma lo rifiuta decisamente per quanto concerne la conoscenza del mondo interiore dell’uomo e dell’essenza divina.

Infatti, la realtà naturale può essere scomposta e analizzata nelle sue singole parti e poi ricomposta in modo che possa essere compresa più chiaramente la funzione che svolge ciascuna parte in relazione al tutto; invece l’animo umano non può essere studiato come se fosse una cosa meccanica perché è impenetrabile nella sua misteriosa oscurità, che cela istinti ciechi e sentimenti imprevisti, e quindi non può essere sottoposto ad indagine razionale; anche Dio rimane sconosciuto perché non è oggetto di esperienza.

D’altra parte la ragione, anche se dimostra l’esistenza dell’io e Dio non può spiegare che cosa siano veramente l’uomo e Dio; e gli attributi di sostanza pensante e di essere perfettissimo, riferiti rispettivamente all’uomo e a Dio, non indicano niente perché non è chiarito che cosa sia il pensiero e quali siano la natura e l’essenza divina.

Limiti della ragione umana

Inoltre la ragione, pur affermando che le cose naturali esistono e che sono collegate fra loro da rapporti meccanici di causa-effetto, non dice davvero che cosa esse siano e non riesce neanche a definire chiaramente i principi fondamentali della scienza., che non sono oggetto di diretta esperienza sensibile.

Giansenismo e grazia divina

Giansenio (1585-1638) teologo olandese, inizia il Giansenismo, una dottrina eretica diffusasi presso i religiosi di Port-Royal, combattuta dai gesuiti, difesa da Pascal e condannata dalla chiesa cattolica. Giansenio, nell’opera postuma Augustinus, interpreta liberamente le idee agostiniane, giungendo ad una conclusione calvinista.

Egli sostiene che l’uomo, dopo la colpa di Adamo, non può compiere il bene, o anche semplicemente volerlo, con le sole sue forze. Per la salvezza umana è indispensabile la grazia che Dio dona, con giudizio imperscrutabile, ad alcuni e ad altri rifiuta.

Di conseguenza esistono i predestinati ed i dannati, e Gesù Cristo non è morto per tutti gli uomini ma soltanto per gli eletti, scelti da Dio.

In virtù della grazia, l’anima si scioglie dai legami della carne e si libera dalle passioni in modo che non può più compiere il male, ma è trascinata invincibilmente al bene.

Questa concezione nega quindi il libero arbitrio e non sollecita lo sforzo di volontà perché il destino dell’uomo è già segnato fin dall’eternità e non può essere cambiato in alcun modo.

Pascal e la natura umana

Pascal accetta in gran parte la dottrina giansenista ma se ne allontana in alcuni punti.

Infatti anch’egli riconosce la miseria dell’uomo, decaduto per la colpa di Adamo, e ritiene che il riscatto dell’umanità può derivare soltanto dalla grazia che Dio dona generosamente a chi crede in lui.

L’uomo è un groviglio di contraddizioni insuperabili; il suo animo è continuamente incerto ed oscillante: nel campo della conoscenza, si dibatte tra la certezza e il dubbio; nel campo dell’attività pratica, desidera ardentemente la felicità, pur sapendo di non poterla raggiungere.

Perciò possiede aspirazioni sublimi, che non è capace di attuare, desideri immensi che miseramente sono costretti a naufragare.

Miserie e grandezza, quindi, costituiscono la natura dell’uomo: essere infinitamente piccolo di fronte alla natura (una goccia d’acqua è sufficiente ad ucciderlo), eppure immensamente grande nei suoi stessi confronti, perché egli è consapevole dei propri limiti ed ha coscienza della propria debolezza.

La grandezza e miseria dell'uomo

Scrive Pascal nei suoi Pensieri: “La grandezza dell’uomo sta in ciò: ch’esso ha coscienza della propria miseria. Una pianta non si conosce miserabile. Conoscersi miserabili è, pertanto, un segno di miseria; ma è, in pari tempo, un segno di grandezza. L’uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante.

Non c’è bisogno che tutto l’universo si armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d’acqua basta ad ucciderlo. Ma, anche se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell’universo su di lui; l’universo invece non ne sa niente.”

Spirito di finezza e geometria

Per comprendere l’animo umano occorre non l’analisi razionale dello spirito geometrico (esprit geometrique) proposta da Cartesio col cogito, ergo sum, bensì lo spirito di finezza (esprit de finesse).

Tale forma di conoscenza è una intuizione immediata che nasce dal cuore, un criterio di giudizio penetrante che coglie e sente la realtà nel suo intimo mediante il sentimento piuttosto che col ragionamento astratto dell’intelletto.

Infatti è proprio dello spirito di geometria il rigore logico dell’analisi; appartiene invece allo spirito di finezza penetrare l’anima umana, intuirne il segreto, coglierne le contraddizioni ed essere partecipe della sua speranza di riscatto.

Il cuore e la filosofia

Scrive Pascal nei suoi Pensieri: “Il vero spirito filosofico, perciò, consiste nel rifiutare la filosofia tradizionale perché il cuore ha le proprie ragione che l’intelletto non conosce.

Quelli che sono abituati a giudicare col sentimento non comprendono nulla delle cose nelle quali si deve ragionare, perché vogliono vederci addentro con una sola occhiata.

Ridersela della filosofia significa filosofare per davvero.

Il cuore ha le sue ragioni che la ragione ignora.”

Divertimento e infelicità umana

L’uomo può cercare di ignorare il tormento interiore e di sfuggire a se stesso, rivolgendosi alle cose esterne, con un’attività febbrile come il gioco, il lavoro… , carica di tensione che lo liberi dal pensiero della propria miseria.

E’ ciò che Pascal chiama divertimento con un termine usato nel suo significato etimologico, come deviazione, distrazione, dal pensiero dominante che tormenta l’uomo, cioè dall’assillo della propria infelicità. Ma questo stordimento non soddisfa e non placa.

Occorre perciò seguire un’altra via, quella che conduce a Dio, perché soltanto Dio è verità e bene ed è l’unico sostegno all’infelicità umana.

Scrive Pascal nei suoi Pensieri: “ L’unica cosa che ci consola delle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie.

Perché è esso che ci impedisce principalmente di pensare a noi e ci porta inavvertitamente alla perdizione. Senza di esso noi saremmo annoiati, e questa noia ci spingerebbe a cercare un mezzo più solido per uscirne. Ma il divertimento ci divaga e ci fa arrivare inavvertitamente alla morte".

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'opinione di Pascal sul metodo matematico di Cartesio?
  2. Pascal accetta il metodo matematico di Cartesio per la scienza della natura, ma lo rifiuta per la conoscenza dell'animo umano e dell'essenza divina, poiché ritiene che questi non possano essere analizzati razionalmente.

  3. Come si rapporta Pascal alla dottrina giansenista?
  4. Pascal accetta in gran parte la dottrina giansenista, riconoscendo la miseria dell'uomo e la necessità della grazia divina per il riscatto, ma si discosta in alcuni punti.

  5. Come descrive Pascal la natura umana?
  6. Pascal vede l'uomo come un groviglio di contraddizioni, consapevole della propria miseria e grandezza, oscillante tra certezza e dubbio, e desideroso di felicità irraggiungibile.

  7. Qual è la forma di conoscenza che Pascal ritiene più adatta a comprendere l'animo umano?
  8. Pascal sostiene che lo spirito di finezza, un'intuizione immediata che nasce dal cuore, è più adatto a comprendere l'animo umano rispetto all'analisi razionale dello spirito geometrico.

  9. Quali sono le possibilità di riscatto per l'uomo secondo Pascal?
  10. Pascal ritiene che l'uomo possa trovare riscatto solo rivolgendosi a Dio, poiché il divertimento, inteso come distrazione dalle proprie miserie, non offre una vera consolazione.

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