Concetti Chiave
- Kierkegaard è un filosofo fondamentale nell'emergere dell'esistenzialismo, concentrato sull'analisi dei modelli esistenziali e della condizione umana nel contesto del suo tempo.
- Il concetto di libertà è centrale nel pensiero di Kierkegaard, inteso come possibilità di scelta, che inevitabilmente porta all'angoscia e alla disperazione.
- Kierkegaard identifica due stadi esistenziali principali: lo stadio estetico, rappresentato dal Don Giovanni, e lo stadio etico, incarnato dal giudice sposato, entrambi culminano nella noia e nel dolore.
- Lo stadio religioso, rappresentato da Abramo, offre una via di uscita dalla disperazione attraverso la fede, vista come un dono di Dio che libera l'uomo dal dover scegliere.
- La fede, per Kierkegaard, rappresenta una forma di libertà diversa, che permette di accettare il proprio divenire come un dono della grazia divina.
Indice
Dialettica filosofica dell'Ottocento
Nella metà dell’Ottocento l’Europa è caratterizzata dalla dialettica filosofica che torva la sua origine nel pensiero di Hegel e nel pensiero di Schopenauer; in sostanza l’idealismo assoluto viene messo in crisi dalla visione completamente divergente di quello che è il divenire dell’uomo secondo Schopenauer.
Tra questi due esponenti di rilievo della filosofia europea trova spazio un nuovo pensiero che è già possibile definire origine di quella corrente filosofica che avrà la sua massima espressione nel 900 e che viene definita esistenzialismo. Kierkegaard è il filosofo dell’esistenza, quello che viene definito il pensatore solitario e che si sofferma in un’analisi anche coerente di quelli che sono i modelli esistenziali che gli uomini interpretano nel suo contesto storico. In sostanza possiamo dire che Kierkegaard è un attento osservatore, più che del pensiero, potremmo dire della relata comportamentale che l’essere umano sviluppa nel corso del suo divenire.Kierkegaard e il concetto di libertà
Il filosofo è un uomo di grande sensibilità personale segnato dalla vita in modo molto violento, in particolare la morte di fratelli e sorelle lo condizionano nel suo pensiero e nella sua stessa scelta di vita; come predetto il nostro cerca di interpretare e quindi di speculare, sull’esistenza umana e sopratutto sull’infelicita che ogni uomo ha nel fondo della sua anima, il suo viaggio trova origine in un’attenta analisi del concetto di libertà, un concetto che attraverso la stessa rivoluzione francese aveva acquisito una semantica diversa, e Soren innanzitutto individua nella libertà il primo compito dell’esistenza, Soren dice “la libertà è possibilità”, una possibilità vista come il dover scegliere ed ogni scelta, afferma il nostro, per quanto e per come include una determinazione, ne esclude tutte le altre; da qui nasce quello che è l’origine del mal di vivere, cioè l’angoscia, quell’angoscia che inevitabilmente diviene nella sua massima espressione, disperazione… quella disperazione che per Kierkegaard è il rapporto tra conscio e inconscio, ossia l’uomo giunge alla disperazione privo della consapevolezza delle origini della stessa disperazione. (l’uomo è angosciato e non sa perché, arriva all sofferenza senza sapere perché soffre). I passi successivi che il filosofo compie si rivolgono all’analisi delle forme esistenziali, Soren individua due possibili modelli e un terzo come rimedio a quell’angoscia che sembra esser presente in entrambi i primi due modelli esistenziali:
Stadio estetico e la noia
-il primo viene definito stadio estetico, Kierkegaard nell’affrontare una attenta speculazione in merito prende a modello la figura del Don Giovanni tratta dall’opera di Mozart, il Don Giovanni afferma Soren, è un personaggio che declina dalla sua esistenza ogni preoccupazione di un domani possibile, cioè è una figura che vive e consuma i piaceri che l’esistenza gli offre senza scegliere un progetto esistenziale che lo impegni in una qualsiasi forma di futuro possibile;
nell’esteta la felicità dell’esistenza dovrebbe essere evidente, cioè l’uomo privo di raccomandazioni e preoccupazioni, privo di impegni verso se stesso e verso gli altri e sopratutto l’uomo privo di responsabilità progettuali sia personali che istituzionali dovrebbe essere pienamente felice della sua esistenza, in sintesi il Don Giovanni è colui che vive il piacere del piacere che la vita offre.
Eppure il filosofo ci riferisce che lo stesso consumo continuo e sempre più meno partecipe del piacere esistenziale genere nel Don Giovanni la noia del piacere stesso, la noia di Kierkegaard è diversa dalla noia di Schopenhauer, la noia di Kierkegaard giunge nel momento in cui il piacere perde la sua possibilità di generare felicità, cioè il Don Giovanni che nel consumare i piaceri della vita non prova più piacere.
Successivamente Kierkegaard affronta il processo dialettico che caratterizza lo stadio estetico e quindi partendo proprio dalla noia fa un processo a ritroso che lo pone nelle condizioni di capovolgere la riflessione esistenziale, in primis Kirkegard afferma “la vita è libertà”, dalla libertà il primo enunciato deduttivo è la possibilità, dalla possibilità Kirkegard ne deduce la scelta, la scelta genera angoscia, dall’angoscia ne scaturisce la disperazione, dalla disperazione la noia.
Stadio etico e la scelta
Il processo esposto precedentemente purtroppo secondo il filosofo coinvolge sia il modello esistenziale del primo stadio definito estetico, sia il secondo modello esistenziale definito etico. Il modello etico è visto da Soren in quella persona che sceglie un progetto esistenziale che coinvolge il futuro, prende a modello un giudice sposato, con figli, in sostanza prende come modello dello stadio etico un uomo che ha compiuto scelte che lo coinvolgono in responsabilità nei confronti del prossimo, un marito, un padre, un interprete della giustizia; tutto ciò lascherebbe pensare ad un uomo sostanzialmente felice, ma Kierkegaard lo afferma in modo chiaro, anche lo stadio etico vede una continua esigenza di scegliere o “riscegliere” e quindi inevitabilmente il cogliere una possibile occasione lasciandone infinite, ed è proprio questo il momento in cui il continuo scegliere che diviene per imperativo categorico il dover scegliere, genera angoscia, che come abbiamo precedentemente visto non può fare a meno di indurre alla disperazione e successivamente alla noia; in sostanza sia lo stadio estetico che lo stadio etico generano noia e quindi dolore.
Stadio religioso e la fede
Come Schopenhauer anche Kierkegaard tenta di individuare una strategia capace di liberare l’uomo dal dolore, ovviamente se per Schopenhauer voleva dire passare dalla voluntas alla nountas, per Kierkegaard liberare l’uomo dal dolore voleva dire poter individuare una strada capace di renderlo libero nei confronti della scelta, cioè individuare una strategia che ponesse l’uomo nelle condizioni di non dover scegliere; l’intuizione di Soren giunge così ad una nuova visione di quella che è la fede, innanzitutto il filosofo chiarisce che la fede non può essere oggetto di scelta come lo era lo stadio estetico o lo stadio etico, la fede è vista dal nostro come un qualcosa di raggiungibile solo attraverso quello che lui definisce “un salto”, cioè un qualcosa che si raggiunge senza esser scelto e sopratutto senza esser analizzato, pensato, speculato, in sostanza la fede un po’ come la grazia è in sintesi un dono di Dio che si accetta; a modello di questo terzo stadio definito “stadio religioso” Kierkegaard prende la figura di Abramo, Abramo ascolta quella che può essere definita una volontà di Dio non conforme allo stadio etico, infatti Dio gli ordina di prendere il suo unico figlio, Isacco, e di sacrificarlo in suo onore; in un ipotetico stadio etico Abramo sicuramente avrebbe chiesto spiegazioni a Dio e gli avrebbe necessariamente presentato l’immortalità dell’atto stesso che Dio chiedeva e la non conformità con il comportamento etico di un padre, ma Abramo che è un uomo di fede e quindi interprete dello stadio religioso, non chiede e non si pone nessuna domanda e sorretto dalla sua fede in Dio prende Isacco , sale sul monte ed è pronto al sacrificio quando la madre dell’angelo ferma la sua stessa mano. In sintesi abramo è la figura che delega per fede e attraverso la fede ogni sua possibile scelta a Dio; questo vivere totalmente nella vede diviene inevitabilmente un modo per far sì che l’uomo si possa librare dal dover scegliere, affidando se stesso ed ogni sua possibile scelta alla volontà di Dio. In sintesi l’uomo di fede è colui che accetta tutto il suo divenire come dono della grazia di Dio e a tutto ciò che e il suo divenire mostra gratitudine perché sorretto dal principio della fede, quella fede che concretizza una diversa forma di libertà che non ha nulla in comune con la libertà dello stadio estetico e nulla in comune con la libertà dello stadio etico perché è in sintesi la libertà di riconoscere in dio tutto ciò che il prossimo a noi presenta.
Domande da interrogazione
- Chi è Soren Kierkegaard e quale corrente filosofica ha influenzato?
- Qual è il concetto centrale nel pensiero di Kierkegaard?
- Quali sono i modelli esistenziali identificati da Kierkegaard?
- Come Kierkegaard descrive lo stadio estetico?
- In che modo Kierkegaard vede la fede nel contesto delle scelte esistenziali?
Soren Kierkegaard è un filosofo dell'esistenza, considerato il precursore dell'esistenzialismo, una corrente filosofica che ha avuto la sua massima espressione nel Novecento.
Il concetto centrale nel pensiero di Kierkegaard è la libertà, vista come possibilità di scelta, che porta inevitabilmente all'angoscia e alla disperazione.
Kierkegaard identifica tre modelli esistenziali: lo stadio estetico, lo stadio etico e lo stadio religioso, ciascuno con diverse implicazioni sulla libertà e la scelta.
Lo stadio estetico è rappresentato dalla figura del Don Giovanni, che vive per il piacere immediato senza preoccuparsi del futuro, ma che alla fine sperimenta la noia quando il piacere non genera più felicità.
Kierkegaard vede la fede come un "salto" che non è oggetto di scelta o analisi, ma un dono di Dio che libera l'uomo dal dover scegliere, come illustrato dalla figura di Abramo nello stadio religioso.