Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Il pensiero di Kierkegaard pone l'accento sulla possibilità e l'esistenza, evidenziando che l'esistenza è un continuo scegliere tra alternative, un aut-aut che comporta responsabilità.
  • L'esistenza è vista come una condanna inevitabile; non si sceglie di esistere e anche il suicidio non riduce questa condanna ma la conclude.
  • Kierkegaard enfatizza il carattere contemplativo del suo pensiero, esplorando le possibilità fondamentali dell'esistenza umana.
  • La fede, specialmente quella cristiana, è centrale nel suo pensiero, offrendo una via di salvezza dall'angoscia esistenziale.
  • L'esistenza è soggettiva, personale e inalienabile, e l'individuo è chiamato a rispondere delle proprie scelte davanti a Dio.

Indice

  1. Possibilità ed esistenza secondo Kierkegaard
  2. Il dilemma della scelta
  3. L'esistenza come condanna inevitabile
  4. Il carattere contemplativo del pensiero
  5. Il tema della fede nel cristianesimo

Possibilità ed esistenza secondo Kierkegaard

Possibilità ed esistenzaKierkegaard rivaluta la categoria di possibilità e il concetto stesso di esistenza. Secondo Kierkegaard l’esistenza è innanzitutto possibilità, in quanto significa stare di fronte ad un bivio e scegliere tra le possibili alternative: solo quando l’ente compie una scelta la possibilità diviene realtà.

Il dilemma della scelta

L’esistenza dunque è anche scelta. La scelta è sempre un aut-aut, a differenza di Hegel che ammetteva una dialettica et-et, escludendo la scelta. Kierkegaard scopre e mette in luce il carattere negativo della possibilità, dal momento che ogni possibilità oltre a essere «possibilità-che-si» è sempre anche «possibilità-che-no», ovvero che ciò che è possibile alla fine non sia: qualunque possibilità, in altre parole, implica la minaccia del nulla. Kierkegaard si definisce infatti il «discepolo dell’angoscia» e concepisce la sua esistenza come «al punto zero, a metà fra il caldo e il freddo, tra la saggezza e la stupidaggine, tra il qualche cosa e il nulla, come un semplice forse». Il punto zero è l’indecisione permanente, l’equilibrio instabile tra le opposte alternative che si aprono di fronte a qualsiasi possibilità, che si traduce nell’impossibilità di assegnare alla propria vita un compito ben preciso. Tuttavia, si può obiettare affermando che anche non scegliere equivale a fare una scelta. Non ci si può dunque sottrarre alla scelta: esistere significa infatti non uscire mai dalla sfera della possibilità, caratterizzata da infinite alternative tra le quali l’individuo è chiamato a scegliere.

L'esistenza come condanna inevitabile

L’esistenza cessa quando sopraggiunge la morte, che costituisce il termine di tutte le “possibili possibilità”. L’esistenza è anche libertà, poiché essa è il luogo in cui si esercita la libertà di scelta dell’uomo. Infine, scegliere, dunque esistere, implica una responsabilità: l’uomo deve sempre assumersi infatti la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie azioni. Esistere, dice Kierkegaard, è come stare di fronte al Tribunale di Dio, perché di fronte a Dio non ci si può nascondere: anche chi imita, “copia” pedissequamente l’esistenza di un altro ente diviene ugualmente responsabile delle proprie azioni, poiché prendersi il carico dell’esistenza di un altro equivale a mettere in atto la propria esistenza. Questo è il motivo per cui l’esistenza è sempre soggettiva, personale e inalienabile ed essa appartiene al singolo e mai all’assoluto.

L’esistenza come condanna → La condizione necessaria per fare delle scelte, cioè l’esistenza, non è essa stessa una scelta dal momento che l’ente non sceglie di esistere. L’esistenza, dunque, è una condanna e gli uomini sono condannati a esistere. Persino il suicidio non rappresenta una riduzione della condanna dell’esistenza, in quanto esso rappresenta la cessazione della condanna e non una riduzione. Infatti, fino al momento della propria morte, il suicida ha scontato la propria pena (l’esistenza) senza riduzioni.

Il carattere contemplativo del pensiero

Il carattere contemplativo → Il pensiero di Kierkegaard presenta un carattere contemplativo: egli si sforza infatti di chiarire le possibilità fondamentali dell’esistenza, tra le quali l’individuo è generalmente indotto a scegliere.

Il tema della fede nel cristianesimo

Il tema della fede → Elemento fondamentale del pensiero kierkegaardiano è il tema della fede e, in particolare, del cristianesimo, unica religione in cui il filosofo vede ancora una salvezza, in quanto esso offre una via per sottrarre l’uomo all’angoscia e alla disperazione che ne costituiscono strutturalmente l’esistenza.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della possibilità nel pensiero di Kierkegaard?
  2. Kierkegaard rivaluta la categoria di possibilità, vedendola come fondamentale per l'esistenza, che è sempre una scelta tra alternative. La possibilità implica anche una minaccia del nulla, poiché ogni possibilità è anche una "possibilità-che-no".

  3. Come Kierkegaard concepisce l'esistenza in relazione alla scelta?
  4. L'esistenza è strettamente legata alla scelta, che è un aut-aut. Anche non scegliere è una scelta. L'esistenza è caratterizzata da infinite possibilità tra cui l'individuo deve scegliere, e cessa con la morte.

  5. Perché Kierkegaard considera l'esistenza una condanna?
  6. L'esistenza è una condanna perché non è una scelta dell'ente di esistere. Gli uomini sono condannati a esistere, e il suicidio non riduce questa condanna, ma ne segna solo la fine.

  7. Qual è il carattere contemplativo del pensiero di Kierkegaard?
  8. Kierkegaard si concentra sul chiarire le possibilità fondamentali dell'esistenza, tra le quali l'individuo è indotto a scegliere, mostrando un carattere contemplativo nel suo pensiero.

  9. Qual è il ruolo della fede nel pensiero kierkegaardiano?
  10. La fede, e in particolare il cristianesimo, è fondamentale nel pensiero di Kierkegaard, poiché offre una via di salvezza dall'angoscia e dalla disperazione che caratterizzano l'esistenza.

Domande e risposte

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