lachithaperera73
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Concetti Chiave

  • Kant's philosophy is divided into three periods: early scientific interest, philosophical descriptive phase, and transcendental philosophy focus.
  • The "Critique of Pure Reason" addresses three key questions about the possibility of mathematics, physics, and metaphysics as sciences.
  • Kant introduces the concept of transcendental aesthetics and analytics, focusing on a priori knowledge necessary for understanding phenomena.
  • Through transcendental dialectics, Kant critiques metaphysics and explores ideas like the soul, the world, and God, highlighting their limitations.
  • The "Critique of Practical Reason" emphasizes moral action guided by universal laws, presenting postulates like the immortality of the soul and the existence of God.

Indice

  1. Immanuel Kant
  2. Criticismo
  3. Dialettica trascendentale
  4. Critica della ragion pratica

Immanuel Kant

Criticismo

La filosofia di Kant attraversa tre periodi, che sono:
- Il primo periodo in cui si interessa per la scienza, e in particolare alla scienza di Newton.
- Il secondo in cui si interessa alla filosofia, questo è il suo periodo descrittivo, ovvero quando si forma l’illuminismo
- E infine il terzo periodo, quando sposta il suo interesse verso la filosofia trascendentale.
Il primo e secondo periodo, formano il periodo precritico di Kant, ovvero il periodo prima di comporre le sue opere.
Invece il terzo periodo è il periodo critico di Kant, in cui formula le tre critiche, che sono la critica ragion pura, pratica, e infine, quella del giudizio.
La parola criticismo deriva da critica che a sua volta deriva da crino, che vuol dire valutare, giudicare, e distinguere.
Quindi con il criticismo Kant va alla ricerca di cosa sta al fondamento delle conoscenze.
Però prima si stabilisce dei limiti dell’esperienza, che sono:
- La possibilità (ovvero le condizioni della conoscenza)
- La validità (cioè cosa rende valida la conoscenza, cosa la rende legittima o illegittima)
- E i limiti (ovvero i confini della conoscenza valida)
Proprio per questo il criticismo è definita come la filosofia del limite, ma questi limiti non possono essere abbattuti ma possono essere ampliati.
Quindi da una parte l’uomo ha dei limiti, e riconosce l’impossibilità di andare oltre questi limiti, ma dall’altro l’uomo è come dio, perché se la conoscenza rimane all’interno di questi limiti è certa.
Il criticismo nasce durante la rivoluzione scientifica e durante la crisi della metafisica tradizionale. E i punti di riferimento di Kant sono:
- L’empirismo
- E l’illuminismo
Ma Kant dell’empirismo accetta i limiti dell’uomo e ne rifiuta lo scetticismo, e dell’illuminismo non accetta che le conoscenze devono essere messe sotto processo ma accetta la ragione come giudice
Critica ragion pura
La scienza secondo Kant è formata dalla:
- Matematica e fisica, che sono nuove e hanno garantito delle certezze
- Metafisica, è antica, è in crisi ed è priva di certezze
Quindi Kant riparte da capo, deve riesaminare la conoscenza, la sua struttura e la sua validità.
Tuttavia, Kant si pone tre problemi, a cui lui vuole rispondere, e sono:
- Com’è possibile la matematica come scienza?
- Com’è possibile la fisica come scienza?
- Se sia possibile la metafisica come scienza?
Per i primi due problemi, Kant dice che la risposta è un dato di fatto, invece, per il terzo problema, Kant scopre un’eventuale risposta già nella domanda, ovvero no.
La struttura dell’opera, cioè della critica ragion pura, è divisa in:
- Dottrina degli elementi, che è divisa in estetica trascendentale e logica trascendentale
- Dottrina del metodo
L’estetica trascendentale studia la sensibilità e le sue forme a priori, cioè lo spazio e il tempo, e con questo Kant risponde alla prima domanda.
La logica trascendentale, invece, è divisa in:
- Analitica trascendentale che studia l’intelletto e le sue forme a priori, cioè le categorie su cui si fonda la fisica.
- E la dialettica trascendentale che studia la ragione e le sue forme a priori, che sono le idee
Con l’analitica trascendentale Kant risponde alla seconda domanda, invece, con la dialettica trascendentale risponde alla terza domanda.
L’uomo possiede tre facoltà, e sono:
- I sensi, che sono la nostra facoltà ricettiva, con la quale percepiamo la realtà del mondo esterno
- L’intelletto, che è la nostra facoltà di pensare, con la quale pensiamo ciò che riceviamo dall’esterno
- E la ragione è la facoltà con la quale proviamo a mettere in relazione tutto ciò che riceviamo dalla realtà.
Quindi la parola trascendentale non vuol dire oltrepassare il fenomeno perché sennò sarebbe trascendente, ma vuol dire analizzare le proprie condizioni che rendono possibile la conoscenza del fenomeno ed è lo studio delle forme a priori.
Significato titolo:
- Critica significa analisi
- Ragion sta a significare la facoltà conoscitiva, con cui facciamo scienza
- E infine pura significa a priori
Esistono tre tipi di giudizi, che sono:
- Il giudizio analitico a priori
- Il giudizio sintetico a posteri
- Il giudizio sintetico a priori
(primo giudizio) Per quanto riguarda il primo, innanzitutto, giudizio vuol dire attribuire il predicato al soggetto, poi analitico perché il predicato non arricchisce le conoscenze del soggetto, quindi è infecondo perché non ci dice niente di nuovo, e a priori perché non si fonda sull’esperienza, un esempio di questo giudizio è: “i corpi sono estesi”.
(secondo giudizio) Innanzitutto, giudizio vuol dire attribuire il predicato al soggetto, il secondo giudizio è sintetico perché il predicato ci dice qual cosa del soggetto che non sappiamo, e quindi è fecondo perché è prodotta dalla conoscenza, e a posteri perché deriva dall’esperienza, un esempio di giudizio sintetico a posteri è: “i corpi sono pesanti”.
(terzo giudizio) Innanzitutto, giudizio vuol dire attribuire il predicato al soggetto, il terzo giudizio è il risultato degli aspetti positivi degli altri due giudizi ovvero il sintetico e a priori, questi giudizi sono i giudizi scientifici, un esempio è un giudizio sintetico a priori: 7 + 5 =12. Quindi questo giudizio è sintetico perché ci dice qual cosa di nuovo, ed è a priori perché non deriva dall’esperienza. Tuttavia, questi giudizi non costituiscono tutta la scienza ma stanno al fondamento di essa.
Tuttavia, se la forma a priori non deriva dall’esperienza, da dove deriva?
Allora Kant risponde a questa domanda dicendo che deriva dalla conoscenza che è la sintesi della materia, e della forma.
La materia è l’impressione sensibile derivate dall’esperienza, cioè i dati dell’esperienza, invece la forma, che è innata, è la modalità mentale con la quale ordiniamo la materia. Perciò a priori è comune a tutti, ovvero è universale e necessaria, quindi è applicata da tutti allo stesso modo.
Quindi i giudizi sintetici a priori non possono essere smentiti dall’esperienza, e tutto dipenderà dallo spazio, dal tempo e dalla casualità.
Con questa nuova idea di conoscenza, si ha una rivoluzione copernicana, perché Kant applica ciò che Copernico ha applicato in astronomia, cioè Copernico cambiò il rapporto tra sole e pianeti, invece Kant lo applica nel soggetto e nell’oggetto, ribaltando il loro rapporto.
Prima di lui la verità si aveva quando la mia mente si adeguava alla realtà, ma adesso la verità si ha quando la realtà si adegua alla mente.
Kant fa una distinzione tra fenomeno e noumeno, dicendo che il fenomeno è la realtà come appare, cioè come la vediamo noi applicando gli schemi a priori, invece il noumeno è la realtà in sé, cioè la realtà che esiste indipendentemente dai miei schemi, ma noi conosciamo solo il fenomeno. Quindi con questo Kant afferma che la realtà esiste, perché se noi percepiamo una realtà anche se applicando i nostri schemi, ci deve essere una realtà in cui non sono applicati questi schemi.
Estetica trascendentale
L’estetica trascendentale studia la sensibilità e le sue forme a priori, ovvero lo spazio e il tempo.
La sensibilità è:
- Ricettiva, ovvero riceve i contenuti dall’esterno, cioè dalla realtà, grazie ai sensi
- Ed è attiva, ovvero organizza i contenuti che riceve dall’esterno tramite lo spazio e il tempo che sono le forme pure.
Lo spazio è la forma del senso esterno, ovvero grazie ad essa, noi possiamo mettere uno accanto all’altro i dati della realtà, invece grazie al tempo, che è la forma del senso interno, organizziamo questi dati all’interno di noi secondo le forme a priori del tempo, ma è anche la forma del senso esterno perché possiamo anche organizzare lo spazio.
Quindi Kant dice che se non tutto ciò che sentiamo è nello spazio, sarà nel tempo.
Kant risponde alla sua prima domanda, dicendo che la matematica è una scienza sintetica a priori perché fondata su spazio e tempo, infatti la geometria è fondata sullo spazio e l’aritmetica sul tempo. Quindi la geometria è la dimostrazione sintetica della costruzione, ed è una scienza sintetica a priori perché le figure nello spazio non derivano dall’esperienza, quindi deriva dalle forme a priori dello spazio. Invece, l’aritmetica è una serie di numeri in successione, tuttavia, queste caratteristiche non esistono, ma noi grazie al tempo le organizziamo, quindi l’aritmetica deriva dalle forme a priori del tempo. Quindi la matematica è a priori, è universale e necessaria, ed è valida per tutti, poiché spazio e tempo non derivano dall’esperienza. Quindi Kant con questo dimostra come la matematica sia una scienza.
Analitica trascendentale
L’analitica trascendentale studia l’intelletto e le 12 categorie, ovvero i modi in cui noi pensiamo le cose.
Quindi Kant dice che la sensibilità è necessaria ma non è sufficiente, perché la mia conoscenza essendo anche una scienza completa, devo ordinare i dati secondo delle categorie.
Quindi bisogna trovare delle regole che diano una unità al soggetto, queste regole devono dare all’oggetto delle caratteristiche rendendolo unitario, le regole devono essere universali e necessarie, e devono agire sul dato. Quindi secondo Kant, per avere una vera conoscenza, la sensibilità e l’intelletto devono essere complementari.
Kant dice che i pensieri senza intuizioni sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche, ovvero che il pensiero senza la realtà è vuota e la realtà senza pensiero non esiste, quindi se io penso qualcosa che non sia reale il mio pensiero è vuoto.
L’attività dell’intelletto si può esprimere attraverso due modalità di giudizio, e sono:
- Il giudizio soggettivo, cioè il giudizio che è valido solo per la persona che ha esperienza, infatti questo giudizio deriva dall’esperienza
- E il giudizio oggettivo, cioè il giudizio valido per tutti, e solo questo giudizio è valido perché deriva dalle forme a priori
Questi due giudizi hanno un rapporto di causa ed effetto, quindi tutti pensiamo secondo un rapporto di causa ed effetto.
Le categorie sono i concetti puri, perché non derivano dall’esperienza, con cui opera l’intelletto per pensare i dati della realtà, e secondo Kant non possiamo fare a meno di pensare secondo le categorie.
Quindi Kant cambia il modo di pensare rispetto ad Aristotele. Aristotele dice che le categorie sono nella realtà, quindi la verità si ha quando la mente si adegua all’intelletto, invece Kant dice le categorie sono nella conoscenza, e quindi un giudizio vero si ha quando la realtà si adegua alla mente, cioè all’intelletto.
Le categorie sono i nostri modi di pensare della realtà, e di conseguenza sono i nostri modi di giudicare, quindi i modi di giudizio sono tanti quanti sono le categorie.
Quindi, secondo la tavola dei giudizi e la tavola delle categorie, le categorie sono 12 e sono tutti i nostri modi di giudicare e di conseguenza sono tutti i nostri modi di pensare.
Però ora sorgono delle domande, se la deduzione trascendentale giustifica la validità e l’uso delle categorie, se le categorie sono i miei modi di pensare, come posso pensare che la realtà risponda alle mie domande? E cosa ci garantisce che la natura obbedirà ad esse.
Allora Kant dice che ogni giudizio presuppone categorie, per esempio: “è necessario che tutti gli animali muoiano a causa del loro essere materiali”, basandoci sulla tavola delle categorie, in questo giudizio sono presenti la modalità, la quantità, la relazione, e la qualità.
Quindi l’unità del molteplice deriva dall’attività sintetica svolta dall’intelletto, e che il centro unificatore è “io penso” che opera tramite i giudizi, che si basano su categorie. Quindi gli oggetti non possono essere pensati senza essere categorizzati. Ma più semplicemente possiamo dire che tutti i pensieri partono da “io penso” che opera tramite le categorie, quindi tutti gli oggetti pensati presuppongono categorie.
Quindi “io penso” è il principio di conoscenza ed è ciò che rende possibile l’oggettività del sapere.
Ma “io penso” per Kant non è il creatore della realtà, ma è l’ordinatore e il legislatore della realtà che è preesistente, ed è grazie ad essa che si formulano le leggi della natura, e quindi dimostra che la fisica è scienza grazie a “io penso” rispondendo così alla usa seconda domanda.

Dialettica trascendentale

Kant con la dialettica cerca di rispondere alla sua terza domanda, ovvero se la metafisica può costituirsi come scienza?
Innanzitutto, la dialettica consiste nell’analisi e nello smascheramento dei falsi ragionamenti della metafisica che portano a conclusioni errate, ma la ragione non può fare a meno della metafisica.
Quindi la metafisica nasce dalla ragione, perché l’intelletto vuole pensare senza dati, cioè senza un oggetto da pensare, e lo fa perché la nostra ragione tende alla totalità, cioè cerca di racchiudere tutto in un unico concetto, un esempio è dio.
Kant fa tre idee trascendentali:
- La prima idea trascendentale è quella dell’anime, in cui tende alla totalità interna, cioè tende a sintetizzare i fenomeni interni, seguendo una psicologia razionale basta su un paralogismo, ovvero su un argomento che porta a conclusioni sbagliate, tuttavia l’errore è che Kant ha applicato all’io penso la categoria della sostanza, trasformandolo in realtà. Ma l’io penso non è un fenomeno ma è un noumeno, e quindi le categorie non sono applicabili perché le possiamo applicare solamente a oggetti che esistono nella realtà.
- La seconda idea trascendentale è sul mondo, in cui tende a una totalità esterna, cioè tende a ricostruire una totalità nei fenomeni esterni, ed è basato sulla cosmologia razionale, che consiste nella totalità dei fenomeni che sono fuori la nostra esperienza, e che quindi l’uomo non potrà mai sapere. Ma si vengono a formare quattro antinomie, cioè dei conflitti della ragione basate su tesi e antitesi, su cui non si può decidere, perché sono entrambe dimostrabili, la prima antinomia, in cui la tesi è che il mondo è finito sia nello spazio e nel tempo, e l’antitesi è che il mondo è infinito siamo nello spazio che nel tempo. La seconda, in cui la tesi è che il mondo è composto da parti semplici, e l’antitesi è che nel mondo tutto è composto da parti semplici. La terza, in cui la tesi è che ci sono cause con libertà, e l’antitesi è che non c’è libertà e che tutto è natura. E infine la quarta antinomia, la cui tesi è che nel mondo fa parte un essere necessario, e l’antitesi è che nel mondo tutto è contingente.
- La terza idea è su dio, e tende a una totalità della totalità, ed è basata sulla teologia razionale. Quindi Kant vuole dimostrare falsi i ragionamenti per dimostrare l’esistenza di dio.
- La prima prova che dimostra l’esistenza di dio è la prova ontologica, cioè che dio è ciò di cui non si può pensare nulla di più grande quindi esiste secondo quello che diceva Cartesio. Ma Kant dice che prima bisogna dimostrare l’esistenza e poi posso dargli degli attributi, dunque questa prima prova è falsa, quindi da piano ontologico dovrebbe passare a piano logico.
- La seconda prova è quella cosmologica, che procede dal contingente al necessario, ovvero quello che esiste è stato creato da altro, quindi si risale di causa in causa a qual cosa che ha creato tutto, ma che non è stata creata a sua volta. Kant dice che però questa prova è falsa perché dall’ultima causa reale alla causa metafisica c’è un abisso indimostrabile.
- E infine la terza prova, quello fisico/teologico, che procede dall’ordine all’ordinatore, cioè, se c’è ordine, ci deve essere stato qualcuno che lo ha dato al mando, ovvero dio. Questo però non ci autorizza a fare un salto in una causa metafisica, dunque è falsa.
Kant anche se era un forte credente affermava che su dio non possiamo fare nessun discorso scientifico e questo valeva anche per l’anima e il mondo, infatti per lui le idee trascendentali erano indimostrabili ma allo stesso tempo indispensabili perché sono ciò che ci permettono di allargare i limiti della conoscenza.

Critica della ragion pratica

L’obbiettivo di Kant in quest’opera è quello di dimostrare la possibile l’esistenza di dio tramite l’analisi dell’uomo.
Se vi è una ragione pura e scientifica ci deve essere anche una ragione che guida l’azione, cioè la ragion pratica.
Il fondamento di quest’opera si basa sul fatto che se gli uomini possono usare la ragione allora esiste anche una legge morale a priori valida per tutti e per sempre, quindi è universale e necessarie, e questa legge non deve essere inventata ma solo constatata, inoltre è libera da impulsi, cioè non dipende dai sentimenti.
Tuttavia, l’agire della morale si trova in conflitto per la sensibilità e la ragione. La sensibilità è ciò che ci spinge a soddisfare i nostri impulsi egoistici, e la ragione che ci spinge alla santità etica. Kant considera questo contrasto una natura imperfetta e limitata dell’uomo, che può agire secondo o contro la legge.
I principi pratici dell’agire umano avvengono secondo massime, che sono i valori soggettivi, e secondo imperativi, che sono il valore oggettivo. Gli imperativi si dividono in ipotetici e categorici, quelli ipotetici sono quando si agisce con un se devi, per esempio se voglio essere promosso o se devo studiare, oppure quando si agisce per un fine condizionato, cioè quando si vuol raggiungere un determinato fine. Invece quelli categorici avvengono secondo un devo, quando non vi è nessuna fine, oppure è incondizionato, ovvero la ragione si impone di fare qual cosa, contro tutti e tutto.
Solamente quelli categorici hanno i contrassegni della moralità che sono l’assoluto e l’incondizionato, tuttavia sorge anche una domanda, ovvero cosa comanda l’imperativo categorico. Kant risponde a questa domanda affermando che l’imperativo categorico avviene secondo una massima universale. Cioè agisce in modo che la massima della nostra volontà possa sempre valere nello stesso tempo come principio di legislazione, agendo anche per il bene degli altri, infatti Kant prescrive di tener presente gli altri in modo che la massima della nostra volontà possa valere per tutti.
I caratteri della legge morale che si basa sulla formalità e sul rigorismo. La formalità, cioè dice come e non casa fare, ed esiste una fonte, che è la ragione stessa, perenne di mortalità e che non cambierà mai. Il rigorismo invece esclude i sentimenti e le emozioni, e deve seguire sempre la ragione.
La morale implica una partecipazione interiore, non è semplice legalità, perché non è morale solo ciò che si fa, ma è morale l’intenzione con cui si compie l’azione, e l’azione è buona solo se la volontà buona è la sola cosa incondizionatamente buona.
Kant compie una rivoluzione copernicana anche nella critica ragion pratica, perché l’etica di Kant si basa sul fatto che dobbiamo compiere una determinata azione solamente se buona.
La dialettica della ragion pratica analizza il sommo bene che composta dalla virtù e dalla felicità, che nella realtà fisica non si raggiungono mai, ma costituiscono un’antinomia etica, perché l’uomo o è virtuoso o è felice. Tuttavia, questa antinomia può essere superata con dei postulati per cui possa realizzarsi il sommo bene.
I postulati sono:
- L’immortalità dell’anima, con la quale Kant dimostra la possibile esistenza dell’anima, affermando che è immortale, ed il tempo infinito dell’anime è ciò che ci permette di raggiungere la santità etica.
- Con il secondo postulato Kant dimostra la possibile l’esistenza di dio, perché c’è bisogno che qualcuno decida che nella vita ultraterrena io ho raggiunto il sommo bene, quindi dio esiste.
- Infine, il terzo postulato, ovvero quella della libertà, con cui Kant dimostra che noi abbiamo la possibilità di agire o meno secondo il dovere.
Quindi, Kant con questi postulati dimostra la possibile esistenza di un’anima immortale e di dio.
Per concludere, la critica della ragion pratica è migliore della critica ragion pura, perché ammette come possibile ciò che la ragion pura non può ammettere, afferma che non è la religione a fondare la morale, ma viceversa, e infine, dimostra che dio non è all’inizio della vita morale, ma solo alla fine e come possibilità.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i tre periodi della filosofia di Kant?
  2. La filosofia di Kant attraversa tre periodi: il primo periodo in cui si interessa alla scienza, in particolare alla scienza di Newton; il secondo periodo in cui si interessa alla filosofia, formando l'illuminismo; e il terzo periodo, il periodo critico, in cui si concentra sulla filosofia trascendentale.

  3. Cosa intende Kant con il termine "criticismo"?
  4. Il criticismo, secondo Kant, è la ricerca dei fondamenti delle conoscenze, stabilendo i limiti dell'esperienza come possibilità, validità e confini della conoscenza valida. È definita come la filosofia del limite, dove i limiti non possono essere abbattuti ma ampliati.

  5. Qual è la struttura della "Critica della ragion pura"?
  6. La "Critica della ragion pura" è divisa in due parti principali: la Dottrina degli elementi, che include l'estetica trascendentale e la logica trascendentale, e la Dottrina del metodo. L'estetica trascendentale studia la sensibilità e le sue forme a priori, mentre la logica trascendentale si divide in analitica e dialettica trascendentale.

  7. Come Kant risponde alla domanda se la metafisica possa costituirsi come scienza?
  8. Kant, nella dialettica trascendentale, analizza e smaschera i falsi ragionamenti della metafisica, concludendo che la metafisica non può costituirsi come scienza. Tuttavia, la ragione non può fare a meno della metafisica, poiché tende alla totalità.

  9. Quali sono i postulati della "Critica della ragion pratica" che permettono di superare l'antinomia etica?
  10. I postulati della "Critica della ragion pratica" sono: l'immortalità dell'anima, che permette di raggiungere la santità etica; l'esistenza di Dio, necessaria per decidere il raggiungimento del sommo bene nella vita ultraterrena; e la libertà, che dimostra la possibilità di agire secondo il dovere.

Domande e risposte

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