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Concetti Chiave

  • Kant distingue tra ragione pura pratica e ragione empirica pratica, sottolineando l'importanza dell'indipendenza dell'etica dall'esperienza.
  • La morale kantiana si basa su imperativi categorici e ipotetici, con un forte formalismo che esclude emozioni e sentimenti.
  • La dialettica kantiana esplora l'antinomia etica tra virtù e felicità, postulando l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio come basi morali.
  • La Critica del Giudizio introduce il concetto di giudizio riflettente, distinguendo tra giudizio estetico e giudizio teologico per interpretare la realtà.
  • La rivoluzione copernicana estetica di Kant afferma che il bello è soggettivo ma universale, e introduce il concetto di sublime come esperienza estetica elevata.

Indice

  1. La ragione e le sue funzioni
  2. Kant e la morale
  3. Dottrina degli elementi e del metodo
  4. Principi pratici e imperativi
  5. Caratteristiche della legge morale
  6. Il sommo bene e i postulati
  7. Critica della Ragion pura e pratica
  8. Giudizi e la Critica del Giudizio
  9. Il bello e il sublime
  10. Sublime e visione scientifica

La ragione e le sue funzioni

La ragione non è utile solo alla conoscenza; infatti, serve anche a dirigere le nostre scelte. E può essere di due tipi:

  1. Ragione pura pratica, che opera indipendentemente dall’esperienza;
  2. Ragione empirica pratica, che opera sulla base dell’esperienza.

Kant e la morale

La ragione pura pratica non ha bisogno di essere legittimata ed è universale; infatti, nella Critica della Ragion Pura Kant critica la pretesa di andare oltre l’esperienza (metafisica), nella Critica della Ragion Pratica invece critica l’utilità dell’esperienza nella morale, che invece deve farne a meno.

Ciononostante la Morale pur non dipendendo dall’esperienza ha dei limiti che sono la stessa natura dell’essere umano; infatti, l’uomo per seguire la morale deve fare i conti con se stesso accettando che la morale è dovere e non piacere.

Kant è convinto che dentro l’uomo ci sia scolpita una legge morale a priori, il suo compito non è dimostrarla o dedurla ma solo constatarla. Kant definisce l’umano un Giano Bifronte, ovvero una testa e due facce, che sono a loro volta razionalità ed istinto. In lotta costante tra ragione, morale, ed egoismo, esperienza. L’uomo deve solo scegliere quale delle due seguire.

Dottrina degli elementi e del metodo

L’opera è divisa in:

  1. Dottrina degli elementi: in cui tratta gli elementi della morale, e che si divide a sua volta in: analitica, che è l’esposizione della regola della verità(etica), e dialettica, che affronta l’antinomia della ragion pratica connessa all’idea del sommo bene.
  2. Dottrina del metodo: in cui tratta del modo in cui la legge morale può accedere all’animo umano.

Principi pratici e imperativi

I principi pratici sono distinguibili in:

  1. Massime: valgono solo per i soggetti che se le pongono; sono soggettive.
  2. Imperativi: valgono per tutti, ed esprimono ciò che secondo la ragione occorre necessariamente fare; sono oggettivi, universali e necessari.

Gli imperativi si distinguono a loro volta in:

  • Ipotetici: determinano la volontà, solo a condizione che si vogliano certi fini.
  • Categorici: valgono per tutti, incondizionatamente, indipendentemente dagli effetti.

Caratteristiche della legge morale

Le caratteristiche della legge morale:

  1. Formalismo: non ci dice cosa dobbiamo fare ma come dobbiamo agire.
  2. Dovere per il dovere: non deve sottostare ad alcuna utilità, non si agisce per raggiungere la felicità.
  3. Rigorismo: emozioni e sentimenti vengono esclusi dal campo etico.
  4. Rispetto della legge: le leggi vengono imposte e se non viene seguita viene punita.

Il sommo bene e i postulati

Nella sezione della dialettica, parla del fine ultimo della morale, il sommo bene. Nell’uomo deve essere presente un misto che garantisce la felicità seguendo virtù, ma è impossibile perché siamo condannati a vivere un’antinomia etica: dobbiamo credere che prima o poi virtù o felicità si incontrino, bisogna avere fede.

Kant chiama questo, postulato proprio perché significa linguaggio matematico; ovvero, una verità indimostrabile che però vengono accolte per la costruzione della conoscenza.

In Kant sono la condizione su cui si basa la morale:

  • Immortalità dell’anima: se la vita non basta per coniugare felicità e virtù, bisogna continuare anche dopo la morte, ottenendo la santità.
  • Esistenza di Dio: esiste una volontà suprema in grado di premiarci o punirci.
  • Libertà: se c’è la morale ci dev’essere anche la libertà di poterla ignorare.

Critica della Ragion pura e pratica

La Critica della Ragion pura presenta la realtà in termini meccanicistici e necessari, la Critica della Ragion Pratica presenta una realtà in termini finalistici; da un lato il mondo fenomenico, dall’altro quello noumenico, tra i due un abisso.

La Critica del Giudizio studia il sentimento; ovvero, quella facoltà attraverso cui l’uomo fa esperienza della finalità del reale. La Critica del Giudizio però non è un superamento di quell’abisso. Infatti, il sentimento risponde ad un’esigenza umana. Esso permette l’incontro, ma non la conciliazione, dei due mondi.

Giudizi e la Critica del Giudizio

La facoltà fra intelletto e ragione è il giudizio, e possono essere:

  • Determinanti: conoscitivi e scientifici. Essi attraverso le forme a priori determinano gli oggetti.
  • Riflettenti: Esprimono un bisogno, non conoscono ma riflettono con ciò che vediamo e ci aiutano ad interpretare la realtà sulla base di armonia e finalità.

I giudizi riflettenti si dividono in:

  • Giudizio estetico: rintraccia la bellezza, è a priori e coglie in modo immediato la finalità della natura; bello e sublime.
  • Giudizio teologico: rintraccia la finalità della natura, è a priori e cerca le finalità riflettendo.

Il bello e il sublime

Il bello non appartiene né al mondo scientifico ne a quello morale, per descriverlo riutilizza il termine estetica, ovvero la dottrina dell’arte e della bellezza.

Il bello non è ciò che piace, vengono date quattro definizioni di bellezza:

  • Qualità: oggetto di un piacere disinteressato, contemplativo.
  • Quantità: ciò che piace universalmente;
  • Relazione: ciò che viene percepito senza scopo;
  • Modo: oggetto di un piacere necessario che mette tutti d’accordo.

Va però distinto il piacevole dal bello vero e proprio:

  • Il bello: è svincolato dall’esperienza, mette in moto lo spirito e fa nascere giudizi estetici puri;
  • Il piacevole: è legato dall’esperienza, no universalità, fa nascere giudizi estetici empirici;
  • La bellezza libera: svincolata da ogni concetto, più pura;
  • La bellezza aderente: fa riferimento ad un concetto, un modello puro.

Il bello è umano, non appartiene alla natura. Il bello è negli occhi di chi guarda e per questo si può dire universale, ciò appartiene a tutti.

Il senso comune del gesto che è presente in tutti noi, a priori, fuori dal tempo e dallo spazio. Il bello è rintracciabile anche nella natura, tramite il sublime: che è il rapporto tra l’osservatore e il fenomeno quando c’è disparità enorme.

Ci sono due tipi di sublime:

  • Sublime matematico: nasce quando si trova difronte a qualcosa enormemente più grande di lui;
  • Sublime dinamico: quando siamo difronte a fenomeni molto potenti.

Sublime e visione scientifica

Il sublime nasce quando l’uomo si sente piccolo, generando impotenza o al contrario esaltazione quando razionalmente capisce cosa ha davanti.

Secondo Kant l’unica visione scientifica del mondo è quella meccanicistica, basata sulla categoria di causa-effetto e sui giudizi determinanti.

C’è sempre il recinto fenomenico da non superare, e andando oltre non facciamo più scienza, ma rispondiamo al giudizio teologico, il quale è il nostro carburante perché è quello che ci incuriosisce, che ci fa progredire.

Il giudizio teologico ha anche una funzione regolativa: ci ricorda dei limiti della nostra conoscenza, ma ci da la possibilità di cercare di andare oltre quei limiti per il progresso: il recinto fenomenico della conoscenza si allarga continuamente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo della ragione nella "Critica della Ragion Pratica" di Kant?
  2. La ragione nella "Critica della Ragion Pratica" di Kant serve a dirigere le nostre scelte morali, distinguendosi in ragione pura pratica, che opera indipendentemente dall'esperienza, e ragione empirica pratica, che si basa sull'esperienza.

  3. Come Kant definisce la legge morale e quali sono le sue caratteristiche?
  4. Kant definisce la legge morale come universale e indipendente dall'esperienza, caratterizzata da formalismo, dovere per il dovere, rigorismo, e rispetto della legge, escludendo emozioni e sentimenti dal campo etico.

  5. Cosa rappresenta il "sommo bene" nella dialettica kantiana?
  6. Nella dialettica kantiana, il "sommo bene" rappresenta il fine ultimo della morale, un misto di felicità e virtù che l'uomo deve credere si incontreranno, nonostante l'antinomia etica che ci condanna a vivere.

  7. Qual è la funzione del giudizio estetico nella "Critica del Giudizio"?
  8. Il giudizio estetico nella "Critica del Giudizio" rintraccia la bellezza in modo a priori, cogliendo immediatamente la finalità della natura e distinguendo il bello dal piacevole, svincolato dall'esperienza.

  9. Come Kant descrive il sublime e quali sono i suoi tipi?
  10. Kant descrive il sublime come un'esperienza che nasce quando l'uomo si sente piccolo di fronte a qualcosa di enormemente grande o potente, distinguendosi in sublime matematico e sublime dinamico.

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