Dammacco
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Concetti Chiave

  • Kant introduce il criticismo, un nuovo indirizzo filosofico che media tra razionalismo ed empirismo.
  • Il criticismo kantiano esamina la validità e i limiti delle esperienze umane, opponendosi al dogmatismo.
  • La filosofia del limite di Kant enfatizza la finitezza e le condizioni delle possibilità esistenziali.
  • Kant supera lo scetticismo valorizzando la scienza, accettando il limite come fondamento delle capacità umane.
  • Il kantismo si distingue per una profonda analisi critica, oltre il semplice riconoscimento dei limiti razionali.

Kant, inaugura un nuovo indirizzo filosofico, il CRITICISMO (dal greco = soppesare, giudicare, valutare), che si propone all’istante come interposizione fra due correnti inconciliabili: il Razionalismo e l’Empirismo.

Indice

  1. Razionalismo e empirismo a confronto
  2. La sintesi illuminante di Kant
  3. Filosofia del limite e ermeneutica
  4. Superamento dello scetticismo

Razionalismo e empirismo a confronto

•Razionalismo: ossia la tendenza in ambito gnoseologico, inaugurata da Cartesio, secondo cui la mente è un contenitore di idee innate sulle quali si organizza il sapere deduttivo, quindi della conoscenza a priori. Tuttavia, questo orientamento non riuscì ad affermare con certezza che il pensiero corrispondesse all'essere, cioè che il piano logico corrispondesse al piano ontologico;

•Empirismo: indirizzo filosofico, indicato da John Locke, David Hume e Thomas Hobbes che in opposizione al razionalismo sosteneva i sensi e le percezioni quali unici strumenti per pervenire alla conoscenza. Si tratta di conoscenze a posteriori, il cui valore è limitato e non universale, garantendo così l’impossibilità di raggiungere conoscenze certe, per un inevitabile scetticismo.

La sintesi illuminante di Kant

Immanuel Kant, invece, elabora una sintesi illuminante, opponendosi allo sterile dogmatismo (accettazione di dottrine senza verificarne l’attendibilità) in virtù della posizione opposta per cui ogni evento è passibile di valutazione e giudizio. Da quest’atteggiamento, nascono il criticismo e la possibilità di considerare le esperienze umane, la loro validità e stessi limiti cioè interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane chiarendone:

Possibilità: le condizioni che permettono l’esistenza di un’esperienza; Validità: i titoli di legittimità o non legittimità che le caratterizzano;

Limiti: i confini, gli ambiti di tale validità;

Filosofia del limite e ermeneutica

Il criticismo quindi si impone come un’analisi della ragione umana che diventa giudice e imputato nel tentativo di scoprire cosa può realmente conoscere e affermare con certezza. Per questi motivi, vista la centralità del limite e dei termini di validità fissati, la filosofia kantiana è detta inoltre filosofia del limite oppure ermeneutica della finitudine poiché tende a stabilire nei vari settori esperienziali il carattere finito o condizionato delle possibilità esistenziali (trasporta la ricerca scientifica in ambito teoretico speculativo).

Superamento dello scetticismo

Tuttavia, nonostante l’apparenza, la sua ricerca speculativa intende superare lo scetticismo (crede nel valore della scienza e nell’esistenza di un sapere certo) proprio perché l’accettazione del limite non fa altro che legittimare e stabilire il fondamento delle varie facoltà umane “reperire nel limite della validità, la validità del limite”. Inoltre, se pur conforme all’illuminismo (che dal 700 aveva riconosciuto e segnalato i limiti della ragione) e rischiarato dall’empirismo (che lo aveva risvegliato dal sonno dogmatico), il kantismo si distingue non solo per il diniego degli esiti scettici, ma anche per un’analisi critica più profonda, insoddisfatta sull’indugio dei meccanismi conoscitivi e occupata invece, a fissare le condizioni di validità.

Criticismo: Analisi della ragione umana, e fondazione della legittimità delle pretese che essa avanza nell’ambito variegato dell’esperienza umana.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'obiettivo principale del criticismo kantiano?
  2. Il criticismo kantiano mira a mediare tra razionalismo ed empirismo, valutando le esperienze umane per determinarne possibilità, validità e limiti.

  3. Come si differenzia il criticismo kantiano dal razionalismo e dall'empirismo?
  4. A differenza del razionalismo e dell'empirismo, il criticismo kantiano cerca una sintesi che superi il dogmatismo e lo scetticismo, stabilendo i limiti e le condizioni di validità della conoscenza.

  5. Perché la filosofia di Kant è definita "filosofia del limite"?
  6. È definita "filosofia del limite" perché si concentra sull'analisi dei confini e delle condizioni che determinano la validità delle esperienze umane, riconoscendo il carattere finito delle possibilità esistenziali.

  7. In che modo il criticismo kantiano si relaziona con l'illuminismo e l'empirismo?
  8. Il criticismo kantiano è conforme all'illuminismo per il riconoscimento dei limiti della ragione e trae ispirazione dall'empirismo per superare il dogmatismo, ma si distingue per la sua analisi critica più profonda e la negazione dello scetticismo.

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