Concetti Chiave
- Hobbes sostiene che gli uomini sono naturalmente uguali, principalmente per l'uguaglianza di forza e il potenziale per ottenere esperienze simili.
- L'uguaglianza nella capacità di esercitare la prudenza deriva dall'esperienza accumulata, permettendo una gestione simile degli eventi futuri.
- La "Legge di Hume" si basa sull'idea che dall'essere attuale non si deriva nessun dover essere futuro, sfidando la normatività tradizionale.
- Hobbes evidenzia anche un'uguaglianza di attesa o diffidenza, che può portare al conflitto quando le capacità si concentrano su un obiettivo comune.
- Le tre forme di uguaglianza (forza, esperienza, attesa) possono trasformare individui in nemici a causa della diffidenza e della guerra.
Indice
L'uguaglianza naturale secondo Hobbes
Parlando della condizione naturale dell’umanità, Hobbes comincia col sostenere la tesi che gli uomini sono uguali per natura. Il più debole può diventare più forte perché somma alla propria forza, in sé troppo debole, le forze della macchinazione o di altri. Quindi, l’uguaglianza è anzitutto un’uguaglianza di forza: l’esito ultimo, costituito dal fatto che io ho la forza per uccidere, è un elemento di uguaglianza che ci accomuna tutti. C’è una uguaglianza che è legata anche alla possibilità di ottenere lo stesso bagaglio di esperienza.
La prudenza e la legge di Hume
Abbiamo cioè la possibilità, uguale in tutti gli uomini, di esercitare la prudenza, che è la capacità di maturare l’esperienza («pensare ad azioni simili del passato, supponendo che eventi simili conseguiranno ad azioni simili»), è il fatto di saper gestire la somiglianza di eventi. Se comincio a pensare eventi simili nel passato, posso incominciare a comportarmi prudentemente rispetto ad eventi simili che vedo davanti a me, perché li sto associando. Si tratta di un’uguaglianza perché è un’operazione matematica: ognuno di noi, indipendentemente dalle differenze (sesso, cultura, formazione), ha un bagaglio di esperienza tale da consentirci di esercitare prudenza. Con il passaggio della prudenza si sta mettendo le basi per il passaggio alla “Legge di Hume”, cioè al fatto che “dall'essere non si deriva nessun dover essere”. Infatti, secondo Hobbes c’è ancora qualcosa che si deriva, ma è una derivazione tutta matematica e non normativa: egli sta abbattendo l’idea secondo cui in ciò che è sia possibile trovare una normatività che mi dice ciò che dovrà essere in futuro. Questo è possibile attraverso il passaggio dal piano etico a quello meccanico, in un secondo momento Hume negherà la possibilità di prevedere il futuro a partire dall'essere attuale.
La diffidenza e la guerra
La terza uguaglianza che Hobbes sottolinea è quella relativa all'attesa, che chiama diffidenza. In realtà, le due precedenti forme di uguaglianza (la prima legata alla forza, la seconda all'esperienza e all'attesa) creano una situazione in cui io ho un’uguaglianza di capacità, di calcolo, di attesa (tutti possiamo, sappiamo e ci aspettiamo), ma quando queste tre si dirigono verso lo stesso oggetto allora succede che diventiamo nemici, e dalla diffidenza nasce la guerra.
Domande da interrogazione
- Qual è la tesi principale di Hobbes riguardo l'uguaglianza tra gli uomini?
- Come si collega la prudenza all'uguaglianza secondo Hobbes?
- Qual è il ruolo della diffidenza nell'uguaglianza secondo Hobbes?
Hobbes sostiene che gli uomini sono uguali per natura, principalmente in termini di forza e capacità di esperienza, che portano a una comune prudenza.
La prudenza è vista come una capacità comune a tutti gli uomini di gestire esperienze simili, permettendo di comportarsi prudentemente in situazioni future, rappresentando un'uguaglianza matematica.
La diffidenza è una forma di uguaglianza che, insieme alla forza e all'esperienza, può portare a conflitti, poiché quando queste capacità si dirigono verso lo stesso obiettivo, gli uomini diventano nemici, generando guerra.