Concetti Chiave
- Hobbes distingue tra persone naturali, che rappresentano se stesse, e persone artificiali, che rappresentano altri.
- Il Leviatano è una metafora per il sovrano assoluto, composto da singoli individui che mantengono la loro identità.
- Le persone artificiali possono essere autorizzate o non autorizzate a rappresentare altri, come un attore che interpreta un personaggio.
- Il concetto di autorizzazione riguarda la legittimità di un individuo nel rappresentare un altro sulla scena pubblica.
- Il potere assoluto del Leviatano non elimina le singolarità, ma le include nel suo corpo politico.
Autorizzazione
«Una persona è colui, le cui parole o azioni sono considerate o come sue proprie o come rappresentanti le parole o le azioni di un altro uomo o di qualunque altra cosa a cui sono attribuite, sia veramente che per finzione. Quando sono considerate come sue proprie, allora viene chiamata persona naturale; quando sono considerate come rappresentanti le parole o le azioni di un altro, allora è una persona finta o artificiale». In queste righe sono descritti i cittadini e il Leviatano, cioè gli uomini e le donne allo stato di natura (persone naturali), e il sovrano assoluto (persona artificiale).
Hobbes usa l’immagine biblica del Leviatano perché esso, così come appare nella Scrittura, ha un busto umano fatto di tanti singoli individui e questo è simbolicamente significativo (oltre alla strettissima immagine corporea del corpo politico) perché quegli individui restano dentro al corpo del Leviatano, cioè si vedono nella loro singolarità, non si tolgono di mezzo ma continuano ad agire mentre il grande corpo del Leviatano agisce. Non è totalitario perché non annulla le singolarità, il potere assoluto non cancella i singoli e per questo Hobbes si permette di tenere semplicemente una distinzione a due (persona naturale, persona artificiale): quando parla di persona artificiale non sta eliminando i singoli, ma li vede agire nell’azione del sovrano. «Nel capitolo XVI del Leviatano Hobbes introduce il concetto di ‘autorizzazione’. Per Hobbes ogni azione è un atto di rappresentanza di se stessi (persona naturale) o di altri (persona artificiale), in quanto l’agente è una persona, cioè un soggetto capace di impersonare (cioè di giocare un ruolo sulla scena pubblica: possiamo o impersonare noi stessi, cioè essere i rappresentanti a parole e ad azioni di noi, o rappresentare altri). La persona naturale è quella che rappresenta se stessa, mentre la persona artificiale o finta è quella che rappresenta altri. La persona artificiale, a sua volta, può essere autorizzata o meno a rappresentare altri» (Azione, autorità e autorizzazione: a partire da Hobbes in Azione e persona: le radici della prassi, Francesco Viola). Ad esempio, una persona artificiale non autorizzata è l’attore teatrale, «un attore rappresenta Amleto che ovviamente non può autorizzare a rappresentarlo. Un rappresentante autorizzato non può pretendere di essere il rappresentato, ma solo di agire per conto e in nome suo» (Ibi).Domande da interrogazione
- Qual è la distinzione tra persona naturale e persona artificiale secondo Hobbes?
- Come Hobbes utilizza l'immagine del Leviatano per descrivere il sovrano?
- Cosa significa 'autorizzazione' nel contesto del concetto di persona artificiale?
La persona naturale rappresenta se stessa, mentre la persona artificiale rappresenta altri. La persona artificiale può essere autorizzata o meno a rappresentare altri.
Hobbes usa l'immagine del Leviatano per rappresentare il sovrano come un corpo composto da tanti individui, simbolizzando che il potere assoluto non cancella le singolarità ma le include nell'azione del sovrano.
'Autorizzazione' si riferisce alla capacità di una persona artificiale di rappresentare altri, distinguendo tra chi è autorizzato a farlo e chi, come un attore teatrale, non lo è.