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Concetti Chiave

  • Hobbes propone una filosofia materialistica e meccanicistica, ispirata alla scienza galileiana, opponendosi alla fisica aristotelica e alle idee cartesiane di conoscenza innata.
  • La conoscenza inizia dalla sensazione, ma si fonda sulla ragione e sul calcolo, che permette di comprendere le cause e gli effetti dei fenomeni naturali.
  • Hobbes è un materialista e meccanicista, considerando ogni fenomeno naturale come movimento di corpi, e rifiuta l'idea cartesiana di una mente autonoma dalla materia.
  • Secondo Hobbes, i nomi sono segni convenzionali senza corrispondenza reale; la verità risiede nell'ordine corretto delle parole nelle proposizioni piuttosto che nella corrispondenza con le cose.
  • La scienza ha un fine pratico: aumenta la potenza dell'uomo e la capacità di prevedere gli effetti, ma può anche amplificare la capacità di errore rispetto agli animali.

Indice

  1. Influenze e visione materialistica
  2. Conoscenza e ragione
  3. Scienza deduttiva e materialismo
  4. Meccanicismo e percezione sensoriale
  5. Nominalismo e convenzionalismo
  6. Verità e conoscenza artificiale
  7. Fine pratico del sapere

Influenze e visione materialistica

La filosofia naturale di Hobbes è esposta compiutamente nell’opera Il corpo, che è la prima sezione degli Elementi di filosofia, seguita da L’uomo e Il cittadino. Cita gli autori che lo hanno influenzato, in particolare Galilei e padre Marsenne, ma omette però i decisivi spunti ricavati da Bacone e Cartesio. In contrasto con le dottrine della fisica aristotelica, e ispirandosi al modello della nuova scienza galileiana, Hobbes intende fondare sistematicamente una visione materialistica e meccanicistica della realtà naturale. La filosofia, o la scienza, non è più indagine sull’essenza (o natura) delle cose, fino ad allora fondata sull’idea aristotelico-scolastica di causa finale. Con “causa” il filosofo inglese intende solo la causa efficiente dei fenomeni, quella che provoca il mutamento delle condizioni materiali delle cose.

Conoscenza e ragione

Contro Descartes, Hobbes nega che la conoscenza possa fondarsi più sulle idee innate che sull’esperienza. Ritiene infatti che la sensazione sia l’insostituibile punto di partenza della conoscenza, che però non si riduce alla sensazione: la scienza non può dipendere solo dalle sensazioni soggettive, perché è conoscenza rigorosa delle cause e degli effetti. La filosofia, allora, è scienza solo se fonda sulla ragione la propria indagine intorno alla realtà naturale. La ragione è per Hobbes uno strumento di calcolo attraverso cui l’uomo riesce a ordinare i dati derivanti dalla sensazione. La conoscenza razionale non è altro che il calcolo, cioè addizione e sottrazione dei nomi, attraverso cui l’uomo compone tutti i propri concetti. La ragione non descrive le cose in sè, non conosce le essenze ma i concetti.

Scienza deduttiva e materialismo

Hobbes coltiva l’ideale di una scienza rigorosa interamente deduttiva, fondata cioè su un numero ridotto di definizioni, da cui conclusioni e corollari vengono dedotti mediante dimostrazioni. I principi primi sono due: il corpo e il movimento, quantità misurabili e calcolabili. Ogni fenomeno naturale è movimento di corpi. Se oggetto della scienza sono le realtà corporee in quanto generate, l’anima dell’uomo è corpo. Dio stesso è corpo: al contrario, affermare che Dio è incorporeo significa affermare la sua non esistenza. Partendo da questi presupposti, Hobbes è un materialista. L’attività della mente è una forma di moto in alcune parti del corpo organico, quindi non può avere nessuna autonomia nei confronti della materia stessa. Hobbes elimina dunque la res cogitans cartesiana.

Meccanicismo e percezione sensoriale

Ma Hobbes è anche meccanicista. Ogni cambiamento che avviene nella realtà si riduce a un movimento di corpi o di parti all’interno di essi: tutta la realtà è sottoposta alle leggi del movimento. Lo spazio è il luogo occupato da un corpo, il tempo è l’idea di successione prodotta da un corpo che si muove entro spazi successivi. La conoscenza ha dunque origine dal movimento meccanico percepito dagli organi sensoriali dell’uomo.

Nominalismo e convenzionalismo

Si ha anche nominalismo e convenzionalismo. Sulla riga di Ockham, afferma che i nomi sono solo segni convenzionali. Vengono attribuiti arbitrariamente per comunicare pensieri, ma a essi non corrisponde niente di reale: l’attribuzione ha origine nella convenzione, non nella corrispondenza ontologica tra le parole e le cose. Sono imposti dalla decisione volontaria degli uomini allo scopo di indicare e di contrassegnare i concetti delle cose pensate. Solo l’istituzione dei nomi rende l’uomo capace di scienza.

Verità e conoscenza artificiale

La verità risiede nella correttezza della concatenazione delle parole che esprimono i fatti mentali, non nelle cose. La verità consiste non nella corrispondenza tra il concetto e la cosa, ma in una corretta disposizione e in un corretto ordine dei nomi all’interno delle proposizioni. Ci sono dunque due diversi campi della realtà: naturale e artificiale. L’uomo ha conoscenza esatta e certa, cioè scientifica, di ciò di cui è lui la causa. La conoscenza della natura è ipotetica e condizionale. In senso stretto, l’uomo può conoscere solo l’artificiale, quindi sono vere scienze solo la matematica, la geometria, l’etica e la politica. Gli oggetti di queste scienze possono infatti essere scomponibili fino a giungere ai loro principi primi, proprio perché si tratta di oggetti creati dall'uomo.

Fine pratico del sapere

Si insiste su di un fine pratico del sapere. Il fine della filosofia consiste nella sua capacità di prevedere gli effetti a vantaggio della vita umana la scienza aumenta la potenza dell’uomo. Sono quindi utili perché producono beni. Ma accanto a questa interpretazione utilitaristica della filosofia, si ha anche la coscienza che la scienza è anche la causa della maggiore capacità di errare dell’uomo rispetto agli altri animali. È il solo che può servirsi di regole false e di affermazioni ingannevoli, trasmettendole agli altri. L’uomo diventa più potente, ma non migliore.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'obiettivo principale della filosofia naturale di Hobbes?
  2. Hobbes intende fondare una visione materialistica e meccanicistica della realtà naturale, in contrasto con le dottrine aristoteliche, ispirandosi alla scienza galileiana.

  3. Come Hobbes concepisce la conoscenza e la ragione?
  4. Hobbes ritiene che la conoscenza inizi dalla sensazione, ma deve essere fondata sulla ragione, che è uno strumento di calcolo per ordinare i dati sensoriali.

  5. Quali sono i principi primi della scienza secondo Hobbes?
  6. I principi primi sono il corpo e il movimento, considerati quantità misurabili e calcolabili, con ogni fenomeno naturale ridotto a movimento di corpi.

  7. In che modo Hobbes si distacca da Descartes?
  8. Hobbes nega l'esistenza di idee innate e sostiene che la conoscenza derivi dall'esperienza sensoriale, eliminando la res cogitans cartesiana.

  9. Qual è il ruolo dei nomi nella filosofia di Hobbes?
  10. I nomi sono segni convenzionali, attribuiti arbitrariamente per comunicare pensieri, e la verità risiede nella corretta concatenazione delle parole, non nella corrispondenza con le cose.

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