Concetti Chiave
- L'attività morale in Fichte è vista come un compito infinito, dove l'io supera continuamente il non-io per realizzare se stesso.
- Fichte supera il dualismo tra ragione e sensibilità, vedendo l'uomo come un'unità indissolubile in cui il corpo è strumento dell'azione morale.
- La libertà implica il riconoscimento dell'intersoggettività, e l'uomo si riconosce libero solo riconoscendo la stessa libertà agli altri.
- Il progresso morale è visto come un infinito processo di unificazione delle coscienze, con l'educazione come antidoto alla passività.
- Fichte identifica l'ordine morale con Dio, sottolineando la necessità di una dimensione etico-religiosa che unisce immanenza e trascendenza.
Indice
Il superamento del non-io
L’altra formulazione del momento della sintesi dice che l’io limita il non-io: è il momento del superamento del non-io della natura, che avviene con l’atto morale. L’io è continuo superamento per realizzare se stesso. L’io deve essere assoluto,l’io non è mai, ma è un infinito tendere per realizzare se stesso.
L'unità dell'uomo e la libertà
Fichte va oltre il dualismo di ragione e sensibilità. L’uomo costituisce un’unità indissolubile. Il corpo non è un ostacolo all’azione morale, ma uno strumento della moralità. L’uomo è tale solo tra gli altri uomini. L’affermazione della libertà implica sempre il riconoscimento dell’intersoggettività. Il soggetto che si costituisce come atto libero è un individuo che riconosce altri individui fuori di sé. L’uomo si riconosce libero e razionale solo se riconosco la stessa cosa agli altri esseri umani.
L'etica e il progresso infinito
Il fine ultimo dell’io è realizzare la ragione in una comunità di esseri liberi. La dimensione fondamentale dell’etica è la prospettiva di un progresso all’infinito che porti le coscienze ad unificarsi. Il male radicale non è altro che passività, inerzia dell’io, rinuncia a lottare. Contro la pigrizia l’antidoto è l’educazione e il filosofo è l’educatore dell’umanità.
L'ordine morale e Dio
Fichte riconosce che l’ordine morale vivo e operante è dio stesso. L’io fichtiano assume un connotato etico-religioso, nel quale Dio viene a identificarsi con l’ordine morale del mondo. Fichte viene sospinto a cercare un piano della verità, un piano dell’essere, capace di porsi cm sistema metafisico e assoluto dei valori. Nn si tratterebbe di un trasferimento dell’assoluto dall’io a dio. In tal senso la libertà onn solo contribuisce al compito infinito dall’io, ma è anche l’unica e originaria realtà. Così, l’accento posto da Fichte sulla fede assume il duplice carattere di una sottolineatura della dimensione pratica del pensare, del fatto che il pensare abbia sempre bisogno di sentimenti forti, di convinzioni che dispongono all’azione, e del recupero di una dimensione religiosa, di una religiosità di fondo della sua etica. Ecco allora l’affermarsi di dio guardando alla trascendenza, all’infinito, all’eterno, ma senza abbandonare l’immanenza, il finito, l’umano.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dell'io nell'attività morale secondo Fichte?
- Come si collega la religione all'ordine morale nel pensiero di Fichte?
- Qual è l'antidoto al male radicale secondo Fichte?
L'io è visto come un continuo superamento per realizzare se stesso, un tendere infinito verso l'assoluto, dove il corpo è uno strumento della moralità e l'uomo si riconosce libero solo tra gli altri uomini.
Fichte identifica l'ordine morale vivo e operante con Dio stesso, conferendo all'io un connotato etico-religioso, dove la libertà è l'unica realtà originaria e la fede assume un ruolo pratico e religioso nella sua etica.
L'antidoto al male radicale, definito come passività e inerzia dell'io, è l'educazione, con il filosofo che agisce come educatore dell'umanità per promuovere il progresso infinito delle coscienze.