daddolinaa
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Concetti Chiave

  • Fichte, nato in una famiglia povera nel 1762, studiò teologia e venne influenzato dalla filosofia di Kant, che aprì nuove prospettive nel suo pensiero.
  • Scrisse la "Dottrina della scienza" nel 1794 e altre opere, alcune delle quali furono censurate dal regime prussiano per le loro idee avanzate.
  • L'idealismo di Fichte si concentra sull'autocoscienza, dove l'intelletto creatore è fondamentale per comprendere la realtà come una creazione del soggetto.
  • La sua dialettica esplora un processo di opposizione e superamento, enfatizzando il ruolo dell'Io nel creare e comprendere gli ostacoli della conoscenza.
  • Fichte promosse un idealismo etico, sostenendo che l'azione è essenziale per la comprensione sia dell'oggetto che del sé.
FICHTE
Vita
Nacque a Rammenau nel 1762 in Germania da una famiglia poverissima. Compii i suoi studi di teologia a Jena. Iniziò a leggere gli scritti di Kant (critica della ragion pratica) che gli aprirono nuove concezioni. Scrive un manoscritto per farlo leggere a Kant ma, comparendo anonimo, venne considerato scritto da Kant. Fu quest’ultimo a rivelare poi il vero nome dell’autore. Nel 1794 scrisse alcune opere tra cui la più importante fu “dottrina della scienza”.
Scrisse altre opere che vennero censurate da un regime troppo autoritario come quello prussiano che limitava la libertà di stampa. Diventato professore di cattedra all’università di Jena, venne accusato di ateismo poiché pubblicò la “polemica sull’ateismo”. In seguito a contrasti con il governo prussiano e ad una mancata solidarietà promessa dai colleghi di università, fu costretto a dare le dimissioni dall’incarico di professore. In seguito divenne professore dell’università di Berlino nel periodo della dominazione napoleonica. Compose addirittura un opera, “i discorsi alla nazione tedesca” nel 1807, a favore della nazione germanica per farla risollevare dalla servitù politica nei confronti dei francesi. Morì nel 1814 contagiato da una febbre infettiva contratta dalla moglie. Sarà fautore di una FILOSOFIA DELL’INFINITO, che cerca di arrivare ad una metafisica che illustri come avere un sapere assoluto e perfetto, in cui la ragione non può come in Kant cadere nelle antinomie. Utilizza la Dialettica.
L’uomo = i romantici paragonano l’uomo ad un Dio trascendentale non trascendente. L’oggetto è una mia creazione e per capirlo devo pormi ostacoli che, una volta superati mi portino all’AUTOCOSCIENZA cioè l’autoconsapevolezza del fatto che ho la possibilità di gestirmi e di gestire tutto ciò che mi circonda autonomamente. Utilizzò la Dialettica. Il mio trascendentale è infinito perché ho bisogno di superare momenti finiti. Il confronto mi fa capire chi sono e chi non sono. Nell’universo di Eraclito i contrari erano in armonia; se non ci fosse armonia non ci sarebbe né soggetto né oggetto. Però Dio per essere Dio non ha bisogno di niente. La differenza tra trascendente e trascendentale lo riprendono da Kant.

Opere:
1) DISCORSI ALLA NAZIONE TEDESCA = ha una forte valenza storica. Ha un concetto di nazione simile a quella mazziniana infatti scrive i discorsi perché vuole risvegliare il popolo che si sta rassegnando ad essere dominato dall’esercito di Bonaparte che attacca Jena. Vorrebbe risvegliare il sentimento di appartenenza al popolo che deve far valere le proprie radici e i propri valori senza rinunciarci. Non si ha il nazionalismo perché questo insiste sulla superiorità di alcune razze su altre, sulla potenza economica e sulla potenza militare.
2) DOTTRINA DELLA SCIENZA = è un opera filosofica. Legge la Critica della Ragion Pura di Kant dove parlava di una ragione attiva. È la ragione che fa si che abbia una morale universale e necessaria e agisce senza un contenuto specifico. Perché non posso ritrovare questa ragione anche a livello teoretico e chi mi impedisce di avviare la stessa attività anche a questo livello? Non è vero che la ragione mi fa cadere nelle antinomie, ma agisce andando all’infinito e qualsiasi cosa risulti da questa attività, è mia. Si arriva all’intelletto creatore che Kant non accettava. Quindi intelletto creatore = ragione.
Io = è un intelletto creatore; attività teoretica che punta alla ragione e all’infinito. Perché l’attività morale non può essere a livello teoretico? devo avere la consapevolezza di arrivare all’infinito, quindi al noumeno e di conseguenza ho un intelletto creatore. IO --> SPIRITO(dio trascendentale) --> OSTACOLO(estraneo). L’io deve porsi l’ostacolo che lo blocca per confrontarsi, superarlo e così capire che è una mia creazione. L’oggetto quindi in Kant aveva una sua realtà, in Fichte non ha una sua realtà perché la conosco in quanto sono io che l’ho creata.

Dal kantismo all’idealismo
Il soggetto pensante diventa intelletto creatore. Cosa diventa per gli idealisti la materia(mondo fenomenico per Kant)? L’Io ha bisogno della natura. Lo spirito per Fichte è causa della natura poiché esiste solo per l’Io, in funzione di esso, essendo la sua attività e pure il suo ostacolo. Dio è trascendentale ma non ha bisogno di antitesi. Bisogna però capire per trascendentale dove sia l’influenza di Kant. Questa sarebbe il “non posso avere un’idea senza sensazioni” di Locke. I romantici avevano il compito di eliminare il noumeno e i fenomeni. C’è una sorta di ritorno all’umanesimo dove l’uomo è lo scopo/ragione dell’universo (c’è Kant). La natura esiste perché io ne ho bisogno e non ha una propria intelligenza. Riprende il termine io da Kant ma non è uguale quindi non è una forma a priori della conoscenza intellettuale che unifica le 12 categorie. Si usava la Dialettica. Vuol dire far riferimento a opposti, movimento, superamento (streben). È positiva perché è l’unico metodo per attuare questa filosofia. Non hanno nemmeno loro una visione sofistica per la dialettica. La Dialettica è un percorso diviso in vari momenti (opposizione, movimento, superamento):
1) a) IO=IO --> l’Io prima di creare se stesso crea il suo intelletto quindi ancora non c’è l’ostacolo. C’è un Principio di Identità (che per Kant era l’analitica a priori). Il principio fondante non è l’identità tra l’io e lo stesso ma solo l’Io perché si parte da questo principio per arrivare al principio di identità. Pongo me stesso come intelletto creatore. L’Io non può affermare nulla senza affermare in primo luogo la propria esistenza. Se Fichte avesse avuto dell’Io una visione trascendente si sarebbe fermato all’identità, avendo invece una visione trascendentale continua. La caratteristica dell’Io, consiste nell’autocreazione. Così rischia però di non capire la sua natura perché ha bisogno di una processualità per capire chi è e chi non è. Questa processualità è la Dialettica.
b) IO, INFINITO --> l’Io infinito oppone a se un non io (natura) altrettanto infinito. Come affermava Anassimandro da un Io infinito deriva un Non Io altrettanto infinito. Rimanendo però sul piano dell’infinito è difficile capire l’opposizione, infatti coincidono. C’è il movimento perché utilizza la dialettica e ciò genera opposti che si limitano. Con l’opposizione passiamo dal piano dell’infinito a quello finito. Le opposizione continuano a non reggere poiché Io e non Io e Io e Infinito come l’Apeiron di Anassimandro coincidono nell’infinito.
2) L’Io finito (soggetto pensante) oppone a se un Non Io (oggetto) altrettanto finito. C’è l’opposizione dopo che si è passati dal piano infinito a quello finito. Quindi gli opposti si differenziano e si limitano. Essendo sul piano finito mi ritrovo davanti un oggetto che si oppone (riv. copernicana). L’Io penso non è consapevole che dietro questa situazione ci sia l’identità ma si trova l’ostacolo. Non sa che ciò dipende dal principio d’identità perché non conosce l’oggetto e non sa che questo è una sua creazione.
3) Viene superato l’ostacolo e l’Io finito attraverso la conoscenza attiva (che viene attraverso spazio tempo e categorie) ricomprende (andare oltre l’aspetto fenomenico e cercare una sorta di noumeno) in se l’oggetto e ritorna ad essere Io infinito. Comprendo che l’oggetto è una mia creazione. Non si ferma ma continua come un ciclo quindi dal 1 punto fino a questo e poi ricomincia.
Idealismo etico = l’idealismo di Fichte viene chiamato etico perché agire è necessario altrimenti non conosco ne l’oggetto ne me stesso.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza della "Dottrina della scienza" di Fichte?
  2. La "Dottrina della scienza" è un'opera filosofica fondamentale di Fichte, in cui esplora l'idea di una ragione attiva che non cade nelle antinomie, come suggerito da Kant, ma che agisce all'infinito, portando a un intelletto creatore.

  3. Come Fichte vede il rapporto tra l'Io e la natura?
  4. Fichte considera la natura come un ostacolo creato dall'Io, necessario per il suo sviluppo e comprensione. La natura esiste in funzione dell'Io, essendo sia la sua attività che il suo ostacolo.

  5. Qual è il significato dei "Discorsi alla nazione tedesca"?
  6. I "Discorsi alla nazione tedesca" sono un'opera storicamente significativa in cui Fichte cerca di risvegliare il sentimento di appartenenza e i valori del popolo tedesco, senza cadere nel nazionalismo, durante la dominazione napoleonica.

  7. In che modo Fichte utilizza la dialettica nella sua filosofia?
  8. Fichte utilizza la dialettica come un processo di opposizione, movimento e superamento, per comprendere l'autocoscienza e l'autocreazione dell'Io, passando dal piano infinito a quello finito e viceversa.

  9. Qual è la differenza tra trascendente e trascendentale secondo Fichte?
  10. Fichte distingue tra trascendente e trascendentale, riprendendo da Kant l'idea che il trascendentale non necessita di antitesi, mentre il trascendente è un concetto che non richiede nulla per esistere, come Dio.

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