Anna___04
Genius
21 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Cartesio sviluppa un metodo certo basato sulla ragione per conoscere la realtà, rigettando la logica scolastica e cercando verità individuali e sistematiche.
  • Il metodo cartesiano si fonda sull'intuizione e deduzione, due operazioni mentali capaci di ottenere conoscenze certe, soprattutto attraverso la mathesis universalis.
  • Cartesio formula quattro regole per un metodo sicuro: evidenza, analisi, sintesi ed enumerazione, per garantire una percezione chiara anche nei problemi complessi.
  • La concezione dell'universo di Cartesio si basa su un modello corpuscolare con leggi di movimento dedotte, senza il vuoto, dove Dio imprime movimento continuo.
  • Il dualismo cartesiano distingue tra sostanza pensante e sostanza estesa, affrontando il problema della connessione tra corpo e anima tramite la ghiandola pineale.

Indice

  1. Descartes - metodo
  2. In cosa consiste?
  3. Gli operatori del metodo
  4. Le quattro regole
  5. L’Universo
  6. Concezione meccanicistica dell'uomo
  7. Dubbio e cogito
  8. Il dubbio
  9. Il cogito
  10. Dio
  11. Prima prova
  12. Seconda prova
  13. La prova ontologica-terza prova
  14. Dualismo cartesiano
  15. Studio delle passioni

Descartes - metodo

L'obiettivo di Cartesio è quello di trovare un metodo certo per conoscere la realtà, dove i risultati sono trovati tramite una ricerca.
Gli studi che aveva compiuto non meritavo il nome di scienza poiché non c'erano conoscenze certe, per questo vuole creare un metodo.
Infatti rifiuta la logica scolastica perché seguiva Aristotele che utilizzava il sillogismo, un meccanismo composto da due tesi che porteranno ad una conclusione e ciò non è uno strumento di conoscenza ma un semplice strumento della dialettica che non ci fornisce delle verità certe. Lui per logica intende una ricerca fatta attraverso un metodo, basato sulla ragione. Il matematico per lui è colui che conosce un metodo per scoprire nuove dimostrazioni. Stessa cosa per il filosofo, il quale avendo un metodo non è indotto in errore. La scienza quindi coincide con la ricerca del vero, che è sempre individuale e personale.
Se cerchiamo la verità senza avere un metodo comporta un doppio limite: la verità si basa sulla fortuna e quindi trovata in maniera casuale e non ha nessuna certezza e sistematicità; inoltre se non usiamo un metodo la nostra ragione si disabitua a distinguere il vero dal falso.
Il metodo quindi è un problema di formazione culturale ma è ciò che costituisce la natura della mente umana, infatti non può essere insegnato ma è già in noi stessi, per questo questo metodo è innato.

In cosa consiste?

Per capire a pieno il metodo di Cartesio, bisogna prima comprendere cosa sia la scienza, che per Descartes sono una totalità certa ed evidente. Così fa una serie di tesi, contenute nelle Regole della guida all’intelligenza:
-la prima legge ci dice che le scienze non devono essere studiate singolarmente, poiché non sono discipline autonome, ma devono essere considerate nella loro unitarietà. Inoltre l’unicità della scienza si giustifica con l'unità della conoscenza umana. La natura della mente umana coincide con la scienza. Poiché la ragione è unica e quindi è unico anche il metodo;
-la seconda legge dice che la scienza è caratterizzata dalla certezza e dall'evidenza, quindi bisogna liberare la scienza da ogni conoscenza probabile, poiché deve darci il massimo della certezza. La probabilità coincide con l'ignoranza e con l'errore. Ma la conoscenza umana è capace di andare oltre l'errore attraverso la certezza e l'evidenza e la disciplina che contiene entrambi i requisiti è la matematica.
Le matematiche, cioè aritmetica e geometria, sono elementi puri e semplici, poiché sono date dal frutto della ragione umana e non dall’esperienza. Ed è proprio questo che fa del suo modello certo ed evidente. Infatti, possiamo sbagliare quando non prestiamo attenzione alle cose semplici.Descartes però non si limita a parlare della loro evidenza, ma vuole arrivare a chiedersi cosa giustifichi la loro evidenza e comprende che la loro certezza è data dal fatto che l'aritmetica e la geometria sono applicazioni di una scienza più generale, cioè la mathesis universalis. Partendo dalla matematica tratta della geometria analitica, sintesi del calcolo algebrico e la figurazione geometrica, in cui le grandezze discontinue (numeri) vengono raffigurate tramite grandezze continue (linee).

Gli operatori del metodo

Cartesio si chiede come la mente umana possa arrivare ad una conoscenza certa non solo nell’ambito delle matematiche, ma in tutte discipline. Per dare risposta a questo suo interrogativo dice che ci sono due operazioni della mente umana che possono rispondere a questa esigenza e sono intuizione e deduzione.
L'intuito è una conoscenza che appare indubitabile, un concetto della mente puro e attento che nasce dalla ragione. Esso corrisponde a tutti i requisiti che Descartes analizza nelle matematiche:
-non ha a che fare con l’esperienza
-non ha a che fare con l'immaginazione
-è un atto di conoscenza certo
L’intuizione è una conoscenza immediata, ad esempio: tutti possono intuire che il triangolo è formato da tre lati. L'intuito però non sempre è sufficiente per avere una conoscenza certa quindi abbiamo bisogno della deduzione
La deduzione è un tipo di conoscenza che avviene gradualmente per tappe, per questo è un processo discorsivo e non è immediato come l’intuizione, ma è l’insieme degli atti intuitivi che si succedono nel tempo, per questo sono in stretto rapporto. Cartesio ci fa il paragone dell gli anelli d'una catena, dove ogni anello è incatenato con il suo successivo, questo rapporto di successione è dato per intuito, ma il rapporto tra il primo anello e l’ultimo è appreso grazie alla memoria, uno degli elementi costitutivi della deduzione insieme ai ragionamenti progressivi della costituzione.

Le quattro regole

Descartes nel 1637 pubblica il “Discorso sul metodo”, dove individua quattro regole fondamentali sulla base di un metodo sicuro. Quest’opera riprende i precetti fondamentali delle “Regole”:
-definire un metodo attraverso la ricerca della verità
-unicità della scienza
-critica alla conoscenza tradizionale (filosofia scolastica) Furono pubblicate solo dopo solo la sua morte.
Le regole sviluppate sono le seguenti:
-regola dell’evidenza: ci dice di non prendere niente per vero se non è evidente, l’evidenza diviene la condizione necessaria per giungere alla verità. Il nostro atteggiamento, il più delle volte ci porta a formulare dei giudizi senza tenere conto dell’evidenza indubitabile. Essa si poggia su due concetti: la chiarezza, la quale denota la presenza di un oggetto alla mente umana, in modo chiaro e poi abbiamo la distinzione, che distingue la conoscenza dell’oggetto concepito dagli altri oggetti.
-regola dell’analisi: consiste nello scomporre le questioni più complesse in cose più semplici per conoscerle meglio. Il fine è quello di garantire una percezione chiara ed evidente, anche nel caso di problemi più complessi.
-regola della sintesi: ci dice di condurre i nostri pensieri gradualmente, partendo da quelli più semplici a quelli più complessi
-regola dell’enumerazione: è una revisione delle procedure adottate. Infatti, dopo aver diviso le parti è necessario controllare di non aver tralasciato nulla.

L’Universo

Nel Trattato il “Mondo” viene descritta la concezione della fisica di Cartesio. Questo trattato appoggiava la teoria eliocentrica di Galileo Galilei e per questo non fu pubblicato. Cartesio ci racconta una specie di favola per spiegarci la sua concezione dell'universo. Quest'ultimo è costituito da altezza, larghezza e profondità, appartengono quindi solo proprietà di estensione e non proprietà sensibili, riprendendo le proprietà oggettive e soggettive di Galileo. La materia secondo Descartes è illimitata , omogenea e continua ed è costituita da particelle. Questo che ci offre Descartes è quello di un modello di fisica corpuscolare, diverso dalla fisica atomistica di Democrito. Infatti secondo Cartesio, le particelle possono essere divise all’infinito (cosa che non ammette la teoria atomistica di Democrito), così anche la stessa materia. Inoltre nell’universo di Descartes non c’è il vuoto, poiché è visto da lui come una contraddizione, visto che ammetterebbe l’esistenza di un’estensione non estesa. Le particelle possiedono movimento continuo, che è prodotto da Dio. Questa quantità di moto, impressa da Dio, è immutabile, mentre può variare solo la quantità di moto del singolo corpo.
Descartes deduce tre leggi fondamentali sul movimento:
-La prima legge del movimento, esprime il principio di inerzia, cioè ogni parte della materia conserva sempre il suo movimento fin quando un corpo urtandola fa cambiare il suo moto
-La seconda legge dice che quando un corpo spinge l'altro o viene spinto da un altro non può sottrarre o trasmettere alcun movimento ad esso.
-La terza legge, dice che nonostante il movimento abbia una tendenza circolare, continua su una retta.
Queste tre leggi sono la sintesi del principio di inerzia di Newton.
Per Cartesio si parla di un Dio orologiaio cioè Dio imprime il movimento all'universo una sola volta, l'universo continua a muoversi in virtù di cause meccaniche grazie alle leggi fisiche. Unisce la teoria di Dio con la fisica.

Concezione meccanicistica dell'uomo

L'uomo è da un lato corpo e quindi segue le leggi meccaniche dall’altro è anima e per questo segue le leggi della natura. Inoltre, secondo Descartes il funzionamento del corpo umano è dato dalla disposizione dei singoli organi, come un orologio. Descartes muove anche una critica sulla circolazione del sangue a William Harvey, il quale diceva che la circolazione del sangue era data dalla contrazione del muscolo cardiaco, mentre Cartesio sosteneva, erroneamente, che la circolazione sanguigna dipendeva dal calore del sangue. Nonostante la teoria di Cartesio fosse sbagliata, possiamo notare come la scienza si liberi dai retaggi della filosofia galenica e dell’animismo rinascimentale. Se il corpo umano viene identificato ad una macchina, molto complessa, stessa cosa accadde per l’animale, ma per questi esseri viventi bastava solo il modello meccanicistico, che suggeriva anche la presenza di un’anima.

Dubbio e cogito

Le regole metodiche individuate da Cartesio sono regole che non sono giustificate neppure dalla matematica, così Cartesio tenta di giustificare andando alla radice: l’uomo come soggettività o come ragione.

Il dubbio

Secondo Cartesio, trovare il fondamento di un metodo è possibile solo se si fa una ricerca radicale di tutto il sapere che è già stato dato. Successivamente si deve dubitare di tutta la conoscenza fino ad allora accettata, fino ad elaborare un principio che resiste al dubbio, questo diviene il fondamento di tutte le altre conoscenze e da qui si giustifica il metodo : dubbio metodico.
Quest’ultimo riguarda dapprima le conoscenze sensibili, che devono essere dubitate, poichè molte volte i nostri sensi ci conducono ad inganno perchè possiamo avere delle impressioni simili sia nel sogno sia nella veglia, e non riusciamo ad avere un criterio sicuro per distinguere le une dalle altre. Successivamente si passa alle conoscenze matematiche, le quali sono soggette al dubbio, perché essendo create da Dio non hanno limite ed un criterio sicuro. Quest’idea viene sostenuta dall’ipotesi del “Genio Maligno”, che ci dice che la vita umana è influenzata dall’azione di un mago malvagio che ci inganna facendoci credere tutto chiaro ed evidente, ma in realtà è tutto falso e assurdo. Dubitando quindi anche di queste “verità eterne”, cioè quelle logico-matematiche, il dubbio si estende in senso universale e quindi si giunge al cosiddetto dubbio iperbolico.

Il cogito

In questo carattere radicale del dubbio possiamo trovare una certezza, poiché può dubitare solo colui che esiste “cogito ergo sunt”. Il fatto che una persona immagina, afferma, vuole, non vuole….conferma che questa esiste, poichè sta svolgendo l’atto del pensare. Infatti Cartesio sostiene che l’oggetto pensato può non esistere, ma questo non va a confutare la mia esistenza, poiché io sto pensando. L’uomo come soggetto pensante è visto come un’ esistenza certa. Per Cartesio il problema è quello di trovare il principio che garantisce sulla verità della conoscenza umana e l’efficacia dell’azione umana sul mondo, in modo da trovare nell’esistenza umana una conoscenza tale da dominare le forze del mondo per i suoi bisogni.

Dio

L’autoevidenza del cogito ci ha dato certezze dell'esistenza umana, ma non sulle idee che vengono percepite dall’uomo. Noi sappiamo che esistiamo, poichè svolgiamo l’atto del
pensare, il quale possiede delle idee, che interne alla nostra anima o spirito sono certe, ma non vi è certezza che le cose da noi percepite siano effettivamente corrispondenti alla realtà. Secondo Cartesio, le nostre idee possono essere frutto di un inganno di un essere malevolo. Così il filosofo passa alle prove di esistenza di Dio, in quanto essere buono non inganna l’uomo. Questo studio su Dio ha carattere gnoseologico, in quanto Dio è garante di verità.

Le prove dell'esistenza di Dio
Per elaborare queste prove sull'esistenza di Dio fa un procedimento a priori, cioè parte dal cogito, cioè dall'analisi del contenuto del pensiero.
Egli parte ad esaminare le idee, che sono i contenuti del pensiero, e sono divise in tre categorie:
-innate, presenti in noi e non derivano dall'esterno. A queste appartengono il concetto di cosa o sostanza.
-avventizie, sono quelle estranee da noi, che derivano da al di fuori. A queste appartengono le idee naturali, come l'albero o la pietra.
-fattizie, quelle create da me stesso. A queste appartengono idee inventate come l'ippogrifo.

Prima prova

Per capire se queste idee corrispondano ad una realtà esterna, bisogna interrogarsi sulla loro causa. Le idee (fittizie e avventizie) che posseggono gli uomini non hanno nulla di perfetto infinito e quindi possono essere prodotti da loro. Ciò non vale per l'idea di Dio, essendo Dio sostanza infinita, eterna, immutabile e onnipotente, l'uomo non produrrà mai l'idea di Dio,anche perché possiede una mente finita, ma deve essere una sostanza infinita e perfetta a generare questa idea.

Seconda prova

Anche in questo caso parte dal cogito, cioè constata il dubbio, dove l'uomo compie un atto meno perfetto rispetto a quando conosce in modo certo. Il fatto che l'uomo si conosca come essere finito è imperfetto, allora vuol dire che esiste un essere più perfetto del mio, dal quale io dipendo. È evidente quindi che l'uomo non è il creatore di se stesso, ma lo è un essere perfetto superiore, che è Dio.

La prova ontologica-terza prova

Dice che non è possibile concepire Dio come un essere superiore se non ammettiamo prima la sua esistenza.

Dio garante dell’evidenza
Una volta riconosciuta l’esistenza di Dio, il criterio dell’evidenza ci dice che Dio è garante di certezza e che quindi può ingannare. Tutto ciò che appare chiaro ed evidente è vero, poiché è Dio che garantisce. Dio viene definito un “termine medio” che ci permette di passare dalla certezza del nostro io alla certezza delle altre evidenze. error
Nel sistema cartesiano dove Dio è garante di verità e di certezza c’è possibilità di errore per due cause: l'intelletto e la volontà.
L’intelletto umano è limitato a differenza di quello esteso di Dio, mentre la volontà umana è molto più estesa dell’intelletto, poiché ha capacità di scelta (fare o non fare, negare o affermare) sia rispetto alle cose che vengono mostrate chiare dall’intelletto, sia rispetto quelle cose non hanno chiarezza. In questa possibilità di scelta che l’uomo può incorrere ad errore. Quest’ultimo non ci sarebbe solo se, alla vista di cose incerte, l’uomo si astenesse nel dare il suo giudizio. L’errore dipende quindi dal libero arbitrio che Dio ha dato all’uomo.

Dualismo cartesiano

Descartes ammette l’esistenza dei corpi al di fuori dell’uomo , i quali agiscono su di lui. I corpi però non possiedono tutte le caratteristiche che noi percepiamo, Discard divide le proprietà oggettive, che sono il movimento la figura, la grandezza da quelle soggettive che sono il suono , l’odore, il sapore che dipendono dalla percezione dell’uomo. Il filosofo quindi ammette un dualismo ontologico:
-sostanza pensante, che è incorporea, consapevole e libera
-sostanza estesa, che è corporea, inconsapevole e meccanicamente determinata. Dopo aver fatto questa divisione si trova davanti ad un problema: il dualismo che c’è tra corpo e anima. Egli risolve la questione con la ghiandola pineale, cioè l’epifisi, l’unica ghiandola del cervello che può unire tutte le sensazioni provenienti dai nostri organi di senso.

Studio delle passioni

Cartesio scrisse anche degli scritti di etica dal titolo “Le passioni dell’anima”. In questo scritto Cartesio fa distinzione tra azioni, che sono volontarie, cioè dipendono dalla nostra volontà e poi ci sono le affezioni, che sono emozioni involontarie. Le emozioni sono vinte dalla forza dell’animo, mentre vincono nella debolezza dell’animo, dove l’uomo cade in preda alle emozioni, le quali molte volte essendo contrarie fanno sì che l’anima combatti con se stessa. L’emozioni non sono sempre nocive, ma incitano delle azioni che mirano a conservare il corpo.
In questo senso si distingue la tristezza e la gioia. La prima avverte l’anima quando qualcosa danneggia il corpo e cerca di allontanarlo, mentre la seconda avverte l'anima quando qualcosa conserva il corpo, suscitando desiderio di mantenere la cosa che porta a gioire il corpo. L’emozioni, però, divengono lo stato di servitù da cui l’uomo si deve liberare. Molte volte esse rivelano il bene e il male, l’uomo, per quanto sia possibile, deve essere guidato dalla ragione e dall’esperienza per distinguere il bene dal male ed evitare gli eccessi. Il dominio delle emozioni è retto dalla saggezza, e ciò restituisce all’uomo l’uso intero del libero arbitrio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'obiettivo principale del metodo di Cartesio?
  2. L'obiettivo principale del metodo di Cartesio è trovare un metodo certo per conoscere la realtà, basato sulla ragione, che permetta di distinguere il vero dal falso e di ottenere conoscenze certe, superando i limiti della logica scolastica e del sillogismo.

  3. Quali sono le quattro regole fondamentali del metodo cartesiano?
  4. Le quattro regole fondamentali del metodo cartesiano sono: la regola dell’evidenza, la regola dell’analisi, la regola della sintesi e la regola dell’enumerazione, che guidano la ricerca della verità attraverso un approccio sistematico e chiaro.

  5. Come Cartesio giustifica l'esistenza di Dio?
  6. Cartesio giustifica l'esistenza di Dio attraverso tre prove: la prima prova si basa sull'idea di Dio come sostanza infinita che non può essere prodotta dall'uomo; la seconda prova parte dal riconoscimento dell'uomo come essere finito e imperfetto; la terza prova è la prova ontologica, che afferma che non si può concepire Dio come un essere superiore senza ammettere la sua esistenza.

  7. In cosa consiste il dualismo cartesiano?
  8. Il dualismo cartesiano consiste nella distinzione tra sostanza pensante, che è incorporea e libera, e sostanza estesa, che è corporea e meccanicamente determinata, affrontando il problema della relazione tra corpo e anima attraverso la ghiandola pineale.

  9. Qual è il ruolo delle passioni secondo Cartesio?
  10. Secondo Cartesio, le passioni sono emozioni involontarie che possono essere vinte dalla forza dell’animo. Esse avvertono l’anima del bene e del male, e l’uomo deve essere guidato dalla ragione per distinguere il bene dal male, mantenendo il dominio delle emozioni attraverso la saggezza e il libero arbitrio.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community