gretadanna
Erectus
9 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Cartesio vive in un'epoca di scetticismo e sviluppa un metodo per ottenere la conoscenza basato su regole matematiche, descritto nel "Discorso sul Metodo".
  • Il metodo cartesiano si fonda su quattro regole: evidenza, analisi, sintesi ed enumerazione, per guidare la mente nella ricerca della verità.
  • Il dubbio metodico di Cartesio porta alla famosa affermazione "cogito, ergo sum", l'unica verità indubitabile che conferma la propria esistenza attraverso il pensiero.
  • Cartesio distingue tra idee avventizie, fattizie e innate, e sostiene che l'idea di Dio è innata e proviene da una sostanza infinita e perfetta.
  • La prova ontologica di Cartesio afferma che l'esistenza di Dio è necessaria per spiegare la perfezione e la certezza delle conoscenze umane.

Indice

  1. L'epoca di Cartesio
  2. Il metodo cartesiano
  3. Il dubbio metodico
  4. La realtà e il dubbio
  5. L'intuizione immediata
  6. Le idee secondo Cartesio
  7. L'idea di Dio
  8. La prova ontologica
  9. La conoscenza e l'errore

L'epoca di Cartesio

Cartesio è vissuto in un’epoca (1596-1650) di scetticismo in cui il pensiero tradizionale era messo in crisi a causa della Rivoluzione Scientifica che c’era appena stata e il suo maggiore interesse è stato quindi quello di scoprire le varie possibilità della ragione umana. Egli non pensava che la conquista del sapere fosse un qualcosa di difficile, ma si dovevano osservare alcune regole. Però, secondo Cartesio, non esisteva un metodo sicuro con cui arrivare alla conoscenza e quindi si appoggia alla matematica che secondo lui aveva un metodo preciso ed efficace e non ammetteva nulla che non fosse provato da una formula o da un esperimento. Nell’arco di dieci anni, Cartesio concretizza il suo metodo che poi trascriverà nella sua più grande opera ‘Discorso sul Metodo’.

Il metodo cartesiano

Il metodo cartesiano si organizza in quattro regole. La prima è la regola dell’evidenza, secondo cui si deve accettare come vero solamente ciò che è evidentemente vero, vale a dire le idee chiare e distinte che la mente accetta senza fare confusione. Un’idea è chiara quando la nostra mente la recepisce rapidamente; mentre è distinta quando è separata da altre idee ed ha senso anche presa da sola. Questi due aggettivi sono complementari tra di loro, ovvero se un’idea è chiara, allora è anche distinta, e viceversa. Con questa regola Cartesio vuole far evitare la tendenza che abbiamo noi uomini a dare giudizi affrettati e a fidarci ciecamente senza pretendere una spiegazione.

La seconda regola è la regola dell’analisi, in cui si divide ogni problema in parti in modo che queste siano più facili e veloci da risolvere e arrivare più facilmente alla soluzione del problema generale.

Poi abbiamo la regola della sintesi, dove si arriva alla conoscenza partendo da oggetti più semplici per poi passare a quelli più complessi. Secondo questa regola, tutte le verità derivano le une dalle altre e sono reciprocamente legate.

La quarta è la regola dell’enumerazione, che vuole che si facciano enumerazioni, appunto, e revisioni per essere certi di non sbagliare. Quindi è una regola di verifica per far sì di non dimenticare nessun elemento che abbiamo preso in analisi.

Da queste regole comprendiamo che con il metodo cartesiano si vuole dare una sorta di ordine alla mente durante la ricerca della verità e della conoscenza. Nonostante questo, Cartesio stesso afferma che il metodo da solo non è in grado di garantire la certezza delle nostre conoscenze, ed affronta questo problema nella quarta parte del ‘Discorso’ proponendo una risposta che viene definita “il metodo del dubbio”.

Il dubbio metodico

La prima regola del metodo indica di accettare come vero solo quello che è evidentemente vero e di dubitare di tutto il resto. Anche questo dubbio, però, così come le regole, deve essere applicato in modo rigoroso, per questo si chiama “dubbio metodico”.

La realtà e il dubbio

Cartesio mette in dubbio l’intera realtà, partendo da quella sensibile affermando che i nostri sensi spesso ci ingannano perché ci fanno vedere un mondo diverso dalla realtà (cannuccia immersa nel bicchiere d’acqua che sembra spezzata). Mette in dubbio anche il fatto di essere sveglio; si chiede, infatti, come è possibile essere certi di essere svegli e di non star sognando.

Nonostante questo, bisogna assumere che ci sono conoscenze che dobbiamo considerare vere sia da svegli che in sogno, come le conoscenze matematiche (il quadrato ha quattro lati). Cartesio, però, si interroga anche sulla veridicità di queste conoscenze, perché noi supponiamo di essere stati creati da un Dio buono, ma se fossimo stati creati da un genio maligno che ci vuole ingannare dovremmo dubitare anche delle idee più chiare e distinte.

Con questa osservazione, Cartesio afferma che si deve dubitare di tutto ciò che vediamo, sentiamo e immaginiamo perché potrebbe essere falso. Questo dubbio, che arriva all’estremo, viene definito “dubbio iperbolico”.

L'intuizione immediata

Dopo queste riflessioni, ciò che è resistito al dubbio è veramente poco, ma Cartesio vuole trovare un Molti studiosi, anche contemporanei a Cartesio, si sono interrogati sulla struttura di questo sillogismo in cui sembrava mancare la premessa maggiore. Secondo molti, infatti, il sillogismo sarebbe dovuto essere strutturato in tre parti: la premessa maggiore in cui si afferma che tutto ciò che pensa esiste, la premessa minore in cui si afferma il mio pensiero personale, ed infine la conclusione in cui si afferma che dato che sono in grado di pensare, di conseguenza esisto.

Cartesio ha risposto che il suo non è un ragionamento, ma un’intuizione immediata. Essendo un’evidenza così certa non ha bisogno di premesse; pensare ed essere sono due momenti legati tra di loro che non possono esistere l’uno senza l’altro, quindi, nonostante la presenza di “ergo” a congiungerli, non sono due aspetti separati.

Le idee secondo Cartesio

Un essere pensante, oltre che della propria esistenza, è certo anche delle proprie idee, che sono la rappresentazione dell’atto del pensare.

Secondo Cartesio esistono tre tipi di idee: le idee avventizie, che provengono dall’esterno (idee di altri uomini, derivano dall'esperienza), le idee fattizie, che produciamo noi stessi (idee fantastiche, derivano dalla ragione), e le idee innate, che non sono state apprese dall’esterno o prodotte da noi stessi ma che ci sono sempre state (idee matematiche).

L’unico modo che abbiamo per capire se le nostre idee corrispondono alla realtà è interrogarsi sulle loro cause. Il punto di partenza è che la causa deve essere di pari perfezione e realtà dell’idea che produce (ogni idea deve avere una causa a essa proporzionata).

L'idea di Dio

Viene fatta un’eccezione per quanto riguarda le idee innate e, in particolare, l’idea di Dio. L’idea che si ha di Dio è di una sostanza infinita, eterna e onnisciente (perfezione), ma dato che l’uomo è un essere imperfetto non può essere in grado di elaborare un’idea del genere. La conclusione è che Dio è causa stessa dell’idea. Secondo Cartesio, infatti, è proprio Dio ad imprimere in noi l’idea della sua esistenza.

Un ulteriore argomento a sostenere la tesi dell’esistenza di Dio è che se l’uomo fosse la causa di sé stesso, si sarebbe dato tutte le perfezioni a cui pensa ma che non ha, per questo bisogna riconoscere l’esistenza di Dio che ci ha creati dandoci l’idea di perfezione.

La prova ontologica

Inoltre, Cartesio fornisce la prova ontologica dell’esistenza di Dio: egli deve esistere necessariamente perché se lo pensiamo non possiamo negare la sua esistenza. La sua perfezione implica l’esistenza come caratteristica fondamentale, così come la bontà.

La conoscenza e l'errore

Grazie alla prova dell’esistenza di Dio, possiamo arrivare alla conoscenza di altre cose dell’universo seguendo tre passaggi: essendo Dio un essere perfetto non è possibile che cerchi di ingannare gli uomini (malvagio = imperfetto), di conseguenza il sapere che la mente umana raggiunge deve essere considerato assolutamente certo. Nel terzo passaggio viene posta una domanda, poiché secondo quanto appena detto tutto ciò che pensiamo è vero, ci si chiede se l’errore è possibile. In questo caso, la responsabilità è degli uomini. L’errore non deriva dall’intelletto donatoci da Dio ma dalla volontà, che alle volte ci può trarre in inganno.

L’intelletto è pienamente affidabile solamente quando viene applicato secondo la regola dell’evidenza, come vuole Dio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il principale interesse di Cartesio nel contesto della Rivoluzione Scientifica?
  2. Cartesio era interessato a scoprire le varie possibilità della ragione umana, cercando un metodo sicuro per arrivare alla conoscenza, ispirandosi alla matematica per la sua precisione ed efficacia.

  3. Quali sono le quattro regole del metodo cartesiano?
  4. Le quattro regole del metodo cartesiano sono: la regola dell’evidenza, la regola dell’analisi, la regola della sintesi e la regola dell’enumerazione, tutte mirate a dare ordine alla mente nella ricerca della verità.

  5. Come Cartesio affronta il problema della certezza delle conoscenze?
  6. Cartesio affronta il problema della certezza delle conoscenze con il "metodo del dubbio", che include il dubbio metodico e il dubbio iperbolico, per mettere in discussione tutto ciò che non è evidentemente vero.

  7. Cosa significa "cogito, ergo sum" e come Cartesio lo giustifica?
  8. "Cogito, ergo sum" significa "penso, quindi esisto". Cartesio lo giustifica come un’intuizione immediata, non un ragionamento, poiché pensare ed essere sono inseparabili.

  9. Qual è la prova ontologica dell’esistenza di Dio secondo Cartesio?
  10. La prova ontologica di Cartesio afferma che Dio deve esistere necessariamente perché la sua perfezione implica l’esistenza come caratteristica fondamentale, e un Dio perfetto non ingannerebbe l’uomo, rendendo il sapere umano certo.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community