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Concetti Chiave

  • René Descartes es un pionero del racionalismo moderno, considerando la razón como el principal órgano de verdad, y colocó al sujeto pensante en el centro de su filosofía.
  • Desarrolló un método filosófico basado en la evidencia, el análisis, la síntesis y la enumeración, utilizando las matemáticas como fundamento.
  • El "cogito ergo sum" es su afirmación central, defendiendo que el pensamiento es la única certeza absoluta, aunque sus contemporáneos debatieron este concepto intensamente.
  • Descartes distinguió entre la res cogitans (mente) y la res extensa (cuerpo), proponiendo un dualismo que interactúa a través de la glándula pineal.
  • Su perspectiva mecanicista influenció la ciencia, promoviendo la aplicación de la geometría analítica a la física, aunque sus contribuciones científicas directas fueron limitadas.

Indice

  1. La svolta di Descartes
  2. Il metodo cartesiano
  3. Il cogito e le critiche
  4. L'esistenza di Dio
  5. Dualismo e res extensa
  6. Geometria e fisica cartesiana
  7. Morale provvisoria e passioni
  8. Il cartesianesimo e la ragione
  9. Occasionalismo e libertinismo

La svolta di Descartes

René Descartes svolta dal rinascimento all’età moderna infatti la soggettività umana diventa parte del problema più grande del mondo come oggetto di conoscenza e azione: egli è il fondatore della filosofia moderna e del razionalismo che vede la ragione come principale organo di verità. Egli nacque il 31 marzo 1596 a La Haye dell Touraine ed educato dai gesuiti di La Flèche e trovò la sua via nel 1619 grazie a tre sogni rivelatori della prima intuizione del suo metodo: dedicò poi tutto alla ricerca. Nel 1628 va in Olanda per avere libertà filosofica e religiosa, scrive un trattato di metafisica (finito nel 1640 grazie all’amico Padre Mersenne e pubblicato come Meditazioni sulla filosofia prima) e riprende lo studio di fisica per poi fare un trattato sul mondo “trattato alla luce” che non pubblicherà spaventato dalla condanna di Galilei (poi lo formulerà per le scuole come i “Principi della filosofia”). Divulga però dei risultati tramite i saggi “Diottrica”, “sulle Meteore” e “sulla Geometria” premessi dalla prefazione “discorsi sul metodo” pubblicata nel 1637 (la sua opera più importante dove critica anche gli studi gesuiti in quanto “insufficienti”). Muore nel 1650 a Stoccolma.

Il metodo cartesiano

Egli pone il soggetto pensante al centro e con un metodo prova a rinnovare la scienza; mentre con Galilei non c’è metafisica, Cartesio con essa vuole dare un fondamento alla conoscenza in modo sia teoretico/speculativo che pratico. Come Montaigne non vuole insegnare ciò che sa ma descrivere se stesso, infatti scrive spesso in prima persona; a La Flèche pensa di aver assimilato il sapere del tempo ma non come distinguere il vero dal falso che serve davvero nella vita ossia è utile. Il metodo perciò dev’essere unico,semplice e vantaggioso (un’unità che lui riconosce già nelle Regole per dirigere l’ingegno) e per definirlo secondo lui serve la matematica in quanto è una scienza che già possiede un metodo efficace, però “astrarre le sue regole” non è sufficiente, bisogna anche “giustificarle” ossia dare loro validità con una applicazione universale. Il compito filosofico di Cartesio consiste in: formulare le regole del metodo associate ad un procedimento matematico (esse sono evidenza, analisi, sintesi, enumerazione e divisione); fondare il loro valore assoluto con una ricerca metafisica, dimostrare la fecondità del metodo nei vari rami del sapere.Proprio per questo rimprovera a Galileo di ignorare i “perchè” che invece forniscono una visione piena partendo dalla metafisica. Per giustificare le regole Cartesio risale alla loro radice ossia l’uomo come soggettività o ragione, il dubbio (non estremo come quello dello scetticismo) è fondamentale perché con una critica radicale di tutto il sapere già dato si può raggiungere la certezza, il dubbio è metodico (provvisoriamente dubitare, soprattutto delle conoscenze sensibili in quanto spesso erronee, fino a raggiungere un principio saldissimo e fondante con cui si giustifica il metodo) ma può estendersi ad ogni cosa diventando universale e quindi iperbolico infatti Cartesio dice che anche le certezze matematiche devono essere dubitate perché se ci fosse un genio maligno a guidarci ci illuderebbe facendoci apparire chiaro ciò che invece è falso e assurdo.

Il cogito e le critiche

L’unica cosa assolutamente certa è di star pensando e di conseguenza di esistere “cogito ergo sum”, dire “io esisto” è dire di essere un soggetto pensante e quindi spirito, intelletto o ragione che è evidente a se stesso. I suoi contemporanei discussero molto il cogito: Antoine Arnauld lo trova un circolo vizioso perché la regola dell'evidenza verrebbe prima del cogito stesso ma Cartesio dice che si tratta di una “autoevidenza esistenziale propria al soggetto”, per Pierre Gassendi questo concetto è invece la conclusione di un sillogismo abbreviato e quindi non è assoluto anche perchè riprendendo l’ipotesi del genio maligno potrebbe pure questa essere un’illusione ma Cartesio ribatte dicendo che il cogito non è un ragionamento esito di deduzione bensì un’intuizione immediata della mente. Thomas Hobbes dice che Cartesio sbaglia nel pretendere di pronunciarsi su come l’io esiste e nel definirlo un’anima, perchè sarebbe come dire “io sto passeggiando quindi sono una passeggiata” ma Cartesio ribatte dicendo che il pensiero è costante mentre il passeggiare no e che per esserci necessita un sub-iectum di sostegno ossia una “res cogitans”. Questo però lascia aperta la questione delle altre esistenze oltre l’”io”.

L'esistenza di Dio

Le idee sono oggetto, atto o contenuto del pensiero e quindi esistono nello spirito ma potrebbero non

corrispondere a delle realtà effettive fuori dall’io, per superare l’ipotesi del genio maligno Cartesio cerca di dimostrare l’esistenza di Dio, che essendo un essere perfetto non potrebbe mancare di esistenza ed essendo buono non inganna l’uomo. Una dimostrazione con valore gnoseologico più che teologico, di Dio come garanzia di verità per l’uomo. Le prove dell’esistenza di Dio seguono un procedimento a priori che parte dal cogito e l’analisi dei contenuti del pensiero, innanzitutto distingue le idee in tre categorie: innate alle quali appartiene il concetto di “cosa”(presenti da sempre non derivate dall’esterno), avventizie alle quali appartengono le cose naturali(derivate da fuori,estranee), fattizie alle quali appartengono le idee chimeriche o inventate( formate o trovate da me stesso). Dio è la prima di queste, e se è innata l’idea di lui in noi allora è stata inserita da questi stesso. Locke però confuta ciò dicendo che se Dio fosse un’idea innata allora sarebbe identica per tutti, mentre in realtà la mente umana è una tabula rasa che “assorbe concetti”. Ma per Cartesio Dio esiste in quanto causato da una realtà infinita effettivamente esistente, esiste perché se l’uomo si riconosce come finito e imperfetto allora deve esistere qualcosa di migliore, esiste per la tradizionale prova ontologica pronunciata per la prima volta da Anselmo d’Aosta secondo cui non si può concepire una cosa perfetta se non c’è e quindi Dio è reale. Anche in questo Arnauld vede un circolo vizioso perchè con l’evidenza si vuole dimostrare l’esistenza di Dio e viceversa, mentre Gassendi dice che l’esistenza non è un concetto presente nella definizione di qualcosa bensì l’esistenza extra-mentale è la condizione per cui quella cosa possa avere delle proprietà; secondo Gassendi Dio come infinito è frutto dell’educazione culturale degli uomini che fanno esperienza solo del finito e dell’imperfetto. Dio per Cartesio è un termine medio tra la certezza dell’io e delle altre evidenze. Ma se la garanzia di veridicità è Dio allora com’è possibile l’errore? Per cartesio dipende dal concorso di due cause ossia l’intelletto umano (limitato) e la volontà umana (più estesa e libera dell’intelletto) come possibilità di fare o non fare; l’errore si ha con la volontà perché con il libero arbitrio che Dio ha dato all’uomo si possono giudicare anche cose non certe o non abbastanza chiare e quindi cadere in errore.

Dualismo e res extensa

Cartesio arriva ad un certo punto del suo ragionamento filosofico a sostenere l’esistenza dei corpi perché l’idea dei corpi è evidente e quindi non è ingannevole. Quindi abbiamo una res extensa ossia una sostanza corporea e spaziale, inconsapevole e determinata accanto alla sostanza pensante, ossia la res cogitans che è incorporea e quindi non è estesa nello spazio (inestesa), ma consapevole e libera grazie ad una certa autocoscienza. Ed è proprio l’autocoscienza che consente alla res cogitans di sapere di esistere. Abbiamo quindi un dualismo tra la res extensa e la res cogitans. Noi siamo entrambe infatti queste due sostanze parlano tra loro, si influenzano e interagiscono, secondo cartesio l’incontro avviene nell’unica parte del cervello che non è doppia, la ghiandola pineale (oggi chiamata ipofisi in anatomia) tutte le altre hanno una sede nell’emisfero destro e una nel sinistro. Con questa distinzione, nonostante i suoi risultati analitici dei fenomeni furono delle sommarie generalizzazioni delle leggi della natura, il filosofo francese formò molto la mentalità scientifica e il suo sistema.

Geometria e fisica cartesiana

Cartesio considera reali solo le proprietà oggettive dei corpi, suscettibili ad una trattazione geometrica: La Geometria è l’opera più importante dei Discorsi sul metodo, è l’atto di nascita della geometria analitica (che traduce le figure in formule algebriche). Cartesio diceva che sebbene le materie scientifiche siano diverse esse si accordano tutte e quindi è possibile unificare la geometria antica con l’algebra moderna in seguito ad una revisione di entrambe poiché spesso “confuse”. Cartesio riordina la simbologia come un linguaggio algebrico autonomo e formale, la geometria non è nient’altro che algebra “applicata” e “figurata”. I numeri sono distanze, interpretazione da fare grazie alla coppia di linee fondamentali ossia il sistema di riferimento di assi cartesiani, che permette di applicare punti, rette e curve su un piano con una corrispondenza. Mentre nelle sue opere la matematica è quasi assente, alla geometria, per Cartesio, è integralmente riconducibile la fisica perchè il mondo si identifica come insieme di corpi. La fisica cartesiana riconduce l’infinità varietà dei fenomeni ad estensione e moto (unico motore della grande macchina del mondo), essi si originano in Dio al quale si deve la creazione della res extensa e il conferimento di moto ad essa (altri interventi oltre questi input non sono a lui attribuiti). Se lo spazio euclideo è infinito allora lo è anche la sostanza estesa; lo spazio geometrico è divisibile all’infinito quindi la materia non può essere costituita da atomi; lo spazio è continuo quindi non è concepibile il vuoto; lo spazio è qualitativamente indifferenziato perciò le qualità della materia sono puramente soggettive. La prospettiva cartesiana è meccanicistica e deterministica, priva di casualità: tutto ha un principio di oggettiva necessità causale. Cartesio esclude qualsiasi forza attrattiva, repulsiva o di distanza; le due sole leggi sono il principio di inerzia (con lui formulato adeguatamente) e il principio di conservazione della quantità di moto. Frammenti di spazio si muovono rispetto ad altri mentre la sottile materia etere è costituita da corpuscoli minutissimi di estensione e incoerenti per inerzia. L’assenza di vuoto produce però il chiudersi del moto in un circolo formando un complesso sistema di vortici (ognuno avvolge un corpo celeste e ruota in quello più ampio del Sole). Così Cartesio ritiene di poter spiegare la gravità e il moto dei pianeti. Nell’insieme il progresso scientifico con lui non è significativo ma è essenziale il continuo richiamo di una razionalità matematica.

Morale provvisoria e passioni

Nella terza parte del Discorso, Cartesio stabilisce delle regole di “morale provvisoria”: obbedire alle leggi e ai costumi del paese (distinguendo sempre la pratica della vita e la contemplazione della verità), essere il più fermi e risoluti possibile nell’azione e seguire con costanza anche l’opinione dubbiosa (suggerita dalle necessità della vita), vincere piuttosto se stessi che la fortuna e cambiare i propri desideri più che l'ordine del mondo (ideale di saggezza). Inoltre scrisse Le passioni dell’anima con spunti di etica, distinguendo le azioni volute e le affezioni involontarie e la forza o debolezza dell’anima di vincere o farsi dominare dalle emozioni (tristezza e gioia le fondamentali): nel primo caso consiste la saggezza e il totale libero arbitrio che rende padroni della propria volontà,

Il cartesianesimo e la ragione

Il cartesianesimo, da osservare sia come tecnica razionale che come insieme di dottrine metafisiche e fisiche, fu ampiamente discusso e infatti appare come episodio maggiore di lotta per la ragione all’insegna della cultura filosofica del Seicento, la quale tende a far prevalere, appunto, la ragione e la sua autonomia di giudizio, chiarendo il concetto stesso di ragione.

Occasionalismo e libertinismo

L'occasionalismo è una sorta di scolastica cartesiana che utilizza la sua filosofia e il suo linguaggio (come era stato fatto con l’aristotelismo) per difendere la fede religiosa. Arnold Geulincx, autore di Metafisica Vera riflette sulla distinzione cartesiana di anima come sostanza pensante e corpo come sostanza estesa e la loro dipendenza da Dio, infatti per lui ciò che accade nell’anima è solo un’occasione per l’intervento della causalità divina. Nicolas de Malebranche si propone invece di ricondurre l’intero contenuto della fede alla ragione di Cartesio: lo sforzo della ragione che ricerca è la “preghiera naturale dell’uomo” nonostante l’evidenza sia comunque preferibile alla fede e per come si accordano ragione ed esperienza si devono accordare la ragione con i dogmi.

Un altro episodio di lotta per la ragione è il libertinismo, un movimento culturale composito di liberi pensatori che si richiamavano i valori della ragione, una sorta di preparazione al movimento settecentesco dell’Illuminismo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contributo principale di René Descartes alla filosofia moderna?
  2. René Descartes è considerato il fondatore della filosofia moderna e del razionalismo, ponendo la ragione come principale organo di verità e introducendo il metodo cartesiano per rinnovare la scienza.

  3. Come Descartes giustifica l'esistenza di Dio nel suo sistema filosofico?
  4. Descartes cerca di dimostrare l'esistenza di Dio come garanzia di verità per l'uomo, utilizzando un procedimento a priori che parte dal cogito e dall'analisi dei contenuti del pensiero, distinguendo le idee in innate, avventizie e fattizie.

  5. Qual è la differenza tra "res cogitans" e "res extensa" secondo Descartes?
  6. La "res cogitans" è la sostanza pensante, incorporea e consapevole, mentre la "res extensa" è la sostanza corporea e spaziale, inconsapevole e determinata. Descartes sostiene un dualismo tra queste due sostanze.

  7. In che modo Descartes ha influenzato la geometria e la fisica?
  8. Descartes ha contribuito alla nascita della geometria analitica, unificando la geometria antica con l'algebra moderna, e ha formulato una fisica meccanicistica e deterministica basata sull'estensione e il moto.

  9. Quali sono le regole della "morale provvisoria" di Descartes?
  10. Le regole della "morale provvisoria" di Descartes includono l'obbedienza alle leggi e ai costumi del paese, la fermezza nell'azione, il controllo dei propri desideri e la distinzione tra azioni volute e affezioni involontarie.

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