Concetti Chiave
- Pareyson sostiene che il male non è una mancanza di bene o di essere, sfidando la tradizione filosofica.
- Contrariamente all'idealismo hegeliano, il male non è un momento dell'essere divino da superare in una positività totale.
- Pareyson rifiuta l'idea che il male sia una necessità naturale o un prodotto dell'ambiente, come suggerisce il positivismo evoluzionistico.
- Si avvale delle critiche di Dostoevskij, che ironizzano sull'ottimismo della dialettica hegeliana nel dialogo tra Ivan Karamazov e il diavolo.
- Il male è visto come 'utile e necessario' con un'ironia verso Hegel, dove ogni distinzione tra bene e male svanisce nell'indifferenza.
Contro l'idealismo hegeliano
Per comprendere la posizione di Pareyson sul concetto di male sono necessarie alcune precisazioni. Per Pareyson il male, e ciò in contrasto con tanta tradizione filosofica, non è assenza o mancanza di bene, non è assenza o mancanza di essere. Non è cioè una dimensione deficitaria sul piano ontologico o su quello del bene.
Contro l’idealismo hegeliano, il male non è un momento dell’essere divino, destinato ad essere tolto e superato in una positività finale totale.
Il male non è un’imperfezione necessaria o necessariamente inerente alla natura dell’uomo, che è un essere finito, come pensa il positivismo evoluzionistico, cioè che il male è un prodotto dell’ambiente.
Nel rifiutare queste concezioni Pareyson utilizza soprattutto le bordate di Dostoevskij, che ad esempio mette alla berlina l’ottimismo della dialettica hegeliana, soprattutto nel dialogo tra Ivan Karamazov e il diavolo, facendo recitare a quest’ultimo la parte di un servo malvagio per necessità e a suo malgrado animato da buoni propositi.