Concetti Chiave
- Pareyson considera il male come una rivolta contro l'essere, partendo dall'esperienza del mito religioso.
- La sua riflessione sul male mantiene una dimensione universale, nonostante la sua prospettiva di credente.
- Le Sacre Scritture e i romanzi di Dostoevskij sono fondamentali per esprimere il mito religioso del male.
- Pareyson vede il male come un peso di colpa originaria che grava su umanità e natura.
- Il dolore è legato al peccato e rappresenta sia una pena sia un mezzo di riscatto, secondo la rivelazione di Cristo.
Sacre Scritture e Dostoevskij
Per Pareyson, il male sarebbe una "rivolta contro l'essere". Occorre partire da una premessa: Pareyson intende riflettere sul male a partire dall’esperienza che se ne trova nel mito religioso. È un pensatore credente, ma ritiene che ciò non tolga universalità alla sua riflessione. Infatti ognuno si muove in filosofia a partire dalla sua personale dimensione esistenziale. La riflessione sul male si trova espressa nel grande mito religioso, o in quei testi della grande area artistica che esprimono appunto tale mito.
Le opere fondamentali sono in primo luogo la Sacra scritture nei suoi due testamenti, e in seconda battuta i romanzi di Dostoevskij, a suo dire la riscrittura più potente dal punto di vista retorico del cristianesimo nella contemporaneità.Il continuo riferimento a questi testi permette a Pareyson di esplicitare quello che è a suo avviso il senso cristiano del male, cioè il fatto che sull’intera umanità grava il peso di una colpa di origine che ha effetti non solo sull’uomo ma anche sulla natura. In tal senso peccato e dolore sono uniti da un vincolo indissolubile e ciò assegna al dolore due dimensioni. La prima è che il dolore è la pena per il peccato e non riguarda soltanto i primo uomo ma ricade su tutta l’umanità. La seconda è che il dolore, come ha svelato Cristo, è l’unico mezzo di riscatto per l’uomo.