Concetti Chiave
- Nietzsche's atheism is unique, focusing on the tragic and thoughtful aspects of God's absence, rather than merely denying God's existence.
- The tragic aspect emphasizes the dramatic and anguishing experience of God's death, symbolized by "It became night at noon."
- The thoughtful aspect seeks replacements for God, acknowledging the immense void left by God's absence and the need to fill it.
- Nietzsche shares with Christianity the concern for suffering and pain, aiming to justify and find meaning in them, akin to the suffering embodied by Christ.
- Despite rejecting Christianity, Nietzsche paradoxically embodies Christ's suffering, illustrating a complex relationship with Christian thought on God and human suffering.
Indice
Nietzsche e l'ateismo tragico
Nietzsche è senza dubbio ateo, ma va da subito rimarcato che non è un ateo comune. L'ateo comune è colui che nega la dimostrabilità dell'esistenza di Dio tramite la scienza quindi afferma la sua inesistenza; è colui che afferma che si vive meglio senza divinità; è colui che è anticlericale. Nietzsche è un ateo che non si preoccupa di contestare l’esistenza di Dio o si ferma ad analizzare le varie dimostrazioni di essa o meno. Il particolare ateismo di Nietzsche ha due aspetti fondamentali:
1. Tragico: concetto che si riflette molto nel come viene esposta la morte di Dio (“Si è fatta notte a mezzogiorno”). È un ateismo che sente la drammaticità, l’angoscia e le problematiche derivanti della mancanza di Dio.
2. Pensante: cerca delle soluzioni, dei sostituti adeguati. La morte di DIo crea un vuoto pazzesco, un vacuum che va in qualche modo riempito.
La ricerca di Dio in Nietzsche
Ma che cosa può sostituire Dio che non sia a sua volta, in qualche modo, un Dio? Salomè osservò che, nonostante il suo conclamato ateismo, Nietzsche era egli stesso un cercatore di Dio. Non a caso nello Zarathustra2 “l’ultimo papa” osserva che l’alter ego nietzschiano con la miscredenza della morte di Dio è in realtà più devoto di quanto creda. Forse è la stessa devozione che non lo fa più credere in un Dio.
Nietzsche e la sofferenza
Dio non è un espressione facilmente definibile, con un abisso di significati possibili. Non è una mera creazione mentale (come affermerebbe Pascal), ma un’esperienza di ciò che è insondabile. Ma bisogna fermarsi qui, evitando una tentazione tipica dell'ermeneutica nietzschiana di dimostrare che egli è nel profondo "cristiano naturale" (si tratterebbe di una forma di falsificazione). Si può invece affermare è che Nietzsche un fatto in comune con il Cristianesimo: la questione del male e del dolore, della sofferenza.
Come avviene in ambito cristiano, anche lui vorrebbe giustificarli, dargli un senso, una funzione, per esempio quella di temprare l'uomo. Se il Cristianesimo visto nella sua essenza (in analogia con altre religioni) aveva risposto in termini generali che la sofferenza va compresa ed accettata in quanto Cristo, Dio stesso incarnato, ha fatto propria la morte, Nietzsche fa proprio questo pensiero, capovolgendolo e secolarizzandolo: in modo paradossale, lui stesso diviene il Dio sofferente, come si intuisce dal titolo che vorrebbe dare alla sua autobiografia "Ecce homo", un espressione cristologica, assunta da Nietzsche e fatta propria per sé. Nei "biglietti della pazzia" si firmava sempre con il nome di "Der Gekreuzigte", il Crocifisso. Si potrebbe considerarlo già un folle, ma anche gli psichiatri insegnano che qualche volta la pazzia può essere la soluzione estrema ad una sofferenza divenuta insostenibile, con i biglietti dei pazzi che hanno un loro senso riferito alla vita precedente.
Nietzsche e il paradosso cristiano
Nietzsche sembra presentarsi con la maschera di Cristo: paradosso, più respinge il Cristianesimo, più si immedesima e lo impersona. Il significato ultimo della sua filosofia sta in questo rapporto ambiguo non tanto con il Cristianesimo come fenomeno storico culturale, apparato teologico, istituzione ecclesiastica, insieme di credenze e valori socialmente condivisi, ma con il pensiero centrale che nel Cristianesimo ha preso forma: il rapporto dialettico tra Dio e la sofferenza umana. Il dare un significato divino alla sofferenza, introducendo il negativo nella natura divina. In linguaggio nietzschiano si potrebbe affermare che “Dio è al di là del bene e del male”, perché li comprende entrambi in una maniera superiore.
Domande da interrogazione
- Qual è la particolarità dell'ateismo di Nietzsche rispetto a quello comune?
- Come Nietzsche affronta la questione del male e della sofferenza?
- In che modo Nietzsche si relaziona con il Cristianesimo?
- Qual è il significato del titolo "Ecce homo" scelto da Nietzsche per la sua autobiografia?
- Come si manifesta il rapporto di Nietzsche con la figura di Cristo nei suoi scritti?
L'ateismo di Nietzsche è caratterizzato da un aspetto tragico e pensante, sentendo la drammaticità della mancanza di Dio e cercando soluzioni per riempire il vuoto lasciato dalla sua assenza.
Nietzsche, come il Cristianesimo, cerca di giustificare il male e la sofferenza, attribuendo loro una funzione, come quella di temprare l'uomo, ma lo fa capovolgendo e secolarizzando il pensiero cristiano.
Nietzsche ha un rapporto ambiguo con il Cristianesimo, respingendolo ma allo stesso tempo impersonandolo, specialmente nel suo approccio alla sofferenza e al significato divino che essa può avere.
"Ecce homo" è un'espressione cristologica che Nietzsche adotta per sé, indicando il suo paradossale ruolo di Dio sofferente, simile a Cristo, nonostante il suo rifiuto del Cristianesimo.
Nietzsche si firma come "Der Gekreuzigte" nei "biglietti della pazzia", presentandosi con la maschera di Cristo, evidenziando il suo paradossale legame con la sofferenza e il Cristianesimo.