Concetti Chiave
- La libertà amministrativa è uno strumento di repressione, legato all'esistenza del dominio piuttosto che a una vera indipendenza.
- La penuria non giustifica più la repressione istintuale, poiché lo sviluppo sociale e tecnico ha ridotto la necessità di tale energia repressa.
- La povertà attuale deriva dalla distribuzione della ricchezza e non dalle condizioni naturali o necessità biologiche.
- Il capitalismo, sebbene razionale, diventa irrazionale quando non assolve la funzione di scambiare libertà per sicurezza e sopravvivenza.
- Il potenziale produttivo del capitalismo potrebbe liberare l'energia istintuale, permettendo all'uomo di perseguire piacere personale e sviluppo estetico.
La libertà garantita dall’amministrazione non è effettivamente propria, ma legata all’esistenza del dominio, diventando essa stessa strumento di repressione. Il pretesto della penuria, che una volta la giustificava, oggi non esiste più negli stessi termini, man mano che la società si sviluppa e le tecniche aumentano è necessario un livello minore di energia istintuale repressa per produrre ciò che serve per vivere e far fronte alla penuria. La povertà che esiste non dipende più quindi da essa, ma dal dominio stesso e come distribuisce la ricchezza e povertà.
Dato che non sono le condizioni naturali, non c’è proporziona naturale tra bisogni e risorse, non sono necessità e natura a renderci poveri, ma la condizione sociopolitica. Pertanto, questo livello di civiltà è diventato irrazionale. Il capitalismo intrinsecamente razionale diventa irrazionale, proprio perché viene meno alla funzione costitutiva della civiltà stessa, cioè cedere libertà in cambio di sicurezza e sopravvivenza. Ciò non dipende dal capitalismo di per sé, che invece permette il superamento della penuria, quanto piuttosto dal sistema di dominio ad esso collegato, che mal distribuisce le risorse. Teoricamente il capitalismo, grazie alla sua produttività, porrebbe le condizione per trasformare l’individuo umano dallo strumento che è ora in un nuovo organismo fine a se stesso: dato che la produttività è tale che è necessaria meno energia istintuale repressa, allora l’uomo può liberare una parte maggiore di essa e impiegarla non a fini lavorativi, ma a proprio fine. Può impiegare la propria libido a proprio piacere e diletto, riscoprire il proprio eros in senso lato, l’estetica. Soddisfare dei bisogni che non si identificano più con la razionalità del dominio.