Concetti Chiave
- Husserl si riconosce come cartesiano, trovando un limite nella radicalità dell'epochè che evidenzia l'irriducibilità della coscienza.
- La coscienza per Husserl è un residuo fenomenologico, un dato primitivo assoluto e costitutivo della realtà, simile al cogito di Cartesio.
- L’idealismo trascendentale husserliano mantiene una diversità tra dato e coscienza, rifiutando un noumeno completamente estraneo.
- Husserl ridefinisce il trascendentale all'interno della temporalità pura, superando l'atemporalità del trascendentale kantiano.
- La coscienza trascendentale in Husserl è anche una coscienza del tempo, eliminando la necessità dello schematismo trascendentale.
Indice
Husserl e il residuo fenomenologico
Questo concetto permette ad Husserl di “scoprirsi” definitivamente cartesiano; per residuo fenomenologico egli intende il riconoscimento del limite trovato nella radicalità dell'epochè. La riduzione fenomenologica trova un limite essenziale nella irriducibilità della coscienza; come Cartesio, nel momento di massima radicalizzazione del dubbio, aveva trovato la certezza immediata del cogito, così Husserl trova un residuo fenomenologico che supera la potenza riduttiva del dubbio: la coscienza nel suo essere pura, assoluta, come dato primitivo, irriducibile e costitutivo della realtà (perciò egli giunge ad un idealismo inaggirabile).
Idealismo trascendentale e coscienza
Come avrebbe affermato Kant, la coscienza è condizione trascendentale della natura; tuttavia, in Husserl essa s’innerva di ontologia, di una funzione ontologica e non meramente gnoseologica, perché è anche condizione trascendentale del mondo oggettivo, è unità di senso della nostra esperienza. L’idealismo trascendentale husserliano, da una parte mantiene un’essenziale diversità fra dato e coscienza (meno marcata in Hegel), dall'altra contribuisce a negare l’idea di un nuomeno completamente estraneo a se stesso: nel trascendentale husserliano il fenomeno ed il noumeno si ricostituiscono in un’unità di senso, cioè dei vari modi dell’apprensione della realtà: quello husserliano è un «mondo noumenico».
Differenze tra Kant e Husserl
Un’inaspettata differenza fra il trascendentale kantiano e quello husserliano riguarda il problema del tempo: si rimprovera a Kant l’atemporalità del suo trascendentale, mentre l’enorme sforzo di Husserl è quello di ridefinire il trascendentale dentro la temporalità (ma non in una temporalità empirica, delle percezioni, bensì di una temporalità pura, in quanto riferita ad una coscienza pura). Egli fa a meno dello schematismo trascendentale, cioè estrae l’unione delle categorie dall'a-temporalità, per gettarle in una temporalità pura; non c’è bisogno di uno schematismo perché la coscienza trascendentale è anche una coscienza del tempo.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del "residuo fenomenologico" secondo Husserl?
- Come si differenzia l'idealismo trascendentale di Husserl da quello di Kant?
- In che modo Husserl affronta il problema del tempo rispetto a Kant?
Il "residuo fenomenologico" in Husserl rappresenta il riconoscimento del limite nella radicalità dell'epochè, dove la coscienza emerge come un dato primitivo, irriducibile e costitutivo della realtà, simile alla certezza del cogito cartesiano.
L'idealismo trascendentale di Husserl si distingue da quello di Kant per l'integrazione di una funzione ontologica nella coscienza, che diventa condizione trascendentale del mondo oggettivo e un'unità di senso della nostra esperienza, superando la separazione tra fenomeno e noumeno.
Husserl ridefinisce il trascendentale all'interno della temporalità pura, eliminando la necessità dello schematismo trascendentale kantiano, e considera la coscienza trascendentale anche come una coscienza del tempo, a differenza dell'atemporalità del trascendentale di Kant.