Concetti Chiave
- Hegel considera la religione un passaggio verso il sapere assoluto, subordinato alla ragione metafisica e all'idealismo logico.
- Apprezza la filosofia cristiana, specialmente la trinità, che riflette la triade hegeliana, ma la religione manca di coscienza totale di sé.
- Per Hegel, il sapere assoluto è la scienza universale, contrapposta al sapere individuale e limitato.
- Critica Fichte per la sua dialettica infinita, definita "cattivo infinito", e Schelling per non distinguere natura e spirito.
- Hegel ritiene la sua filosofia compiuta e necessaria, sebbene non chiarisca perché la storia continui oltre il suo pensiero.
Indice
Il ruolo della religione secondo Hegel
Hegel ritiene che per raggiungere il sapere assoluto vi sia una figura intermedia la religione, considerata subordinata alla ragione metafisica, ritenuta lo strumento per raggiungere l’assoluto. Per questo il suo idealismo è definito logico. Tuttavia apprezzò moltissimo la filosofia cristiana, in particolare il dogma della trinità: padre, figlio e spirito santo che sembra coincidere con la triade hegeliana.
Alla religione manca però la coscienza totale di sé raggiungibile solamente con la filosofia e quindi con la ragione. È così possibile raggiungere il
, ossia la scienza, intesa come un sapere universale, come la coscienza di sé, è quindi la verità e si contrappone al sapere individuale e limitato.
Personaggi cosmici.
Critiche di Hegel a Fichte e Schelling
Hegel criticò la filosofia di Fichte perché quest’ultimo ritenteva che la dialettica fosse un processo infinito; Hegel infatti definisce la dialettica di Fichte cattivo infinito perché un qualcosa di infinito è incompiuto e quindi cattivo. Criticò anche la filosofia di Schelling perché costui riteneva che natura e spirito fossero indistinti.
La filosofia compiuta di Hegel
Hegel ritiene invece che la sua filosofia sia la migliore, in quanto è innanzitutto finita. Con Hegel quindi si è raggiunta la piena coscienza, un risultato compiuto. Ne deriva che ogni cosa che è stata, è stata necessaria per portare a termine il processo. Sembra quindi che anche ciò che si riteneva fosse stato un male, di fatto sia stato un bene perché ha permesso di raggiungere la compiutezza. In questa prospettiva di fatti nulla è criticabile.
Quest’ottica non spiega però il motivo per il quale la storia prosegua dopo Hegel, essendo il processo finito e la sua filosofia compiuta.