Glooooooo04
Ominide
42 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Hegel ha rivoluzionato la filosofia con l'idealismo, superando le contraddizioni tra pensiero e realtà per concepire la ragione come un processo storico e divino.
  • La storia è vista come un'espressione del divino, dove guerre e ingiustizie servono al progresso, giustificando talvolta conflitti e sofferenze come necessari al miglioramento.
  • La dialettica è centrale nel pensiero di Hegel, un processo triadico di tesi, antitesi e sintesi che rappresenta il divenire storico e lo sviluppo della ragione.
  • Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel descrive il percorso della coscienza individuale verso l'assoluto, utilizzando figure storiche come metafore per il progresso della coscienza e dell'educazione.
  • Hegel distingue tre livelli dello spirito nella cultura: arte, religione e filosofia, con la filosofia come sapere assoluto che coglie l'autocoscienza del divino nella storia.

Indice

  1. Hegel - Le principali teorie filosofiche
  2. Idee principali
  3. Fare storia
  4. Dialettica
  5. Fenomenologia dello Spirito
  6. Coscienza
  7. Autocoscienza
  8. Ragione
  9. Spirito
  10. Religione
  11. Sapere assoluto
  12. Il suo sistema
  13. Logica
  14. Logica dell'essere
  15. Logica dell'essenza
  16. Logica del concetto
  17. Natura
  18. Astratto nel concreto
  19. Spirito
  20. Spirito soggettivo
  21. Spirito oggettivo
  22. Spirito assoluto
  23. Confronti

Hegel - Le principali teorie filosofiche

Questo filosofo ha impresso un’impronta nella storia della filosofia e ha da sempre fatto parte dell’idealismo, movimento che pone in stretta relazione pensiero e realtà, la quale dipende dal pensiero dell’uomo → egli supera le contraddizioni (tra soggetto e oggetto) maturate nell’ambito della filosofia fino a creare una nuova idea di ragione.

Nasce a Stoccarda e muore a Berlino (fine 700 e inizio 800 → cultura tedesca).

Ha una vita serena e tranquilla, svolta all’interno dell’università → per tutta la vita rimase fermo a Kant e alla rivoluzione francese, vista come modello di libertà e di unità nazionale.

Idee principali

Al centro del suo sistema c’è la storia → per lui la realtà è storia, storia dello SPIRITO, è la sua categoria portante ed è sinonimo di ragione e Dio, di assoluta perfezione. Parliamo di entità e va scritto con la S maiuscola.

Per Hegel si tratta di storia del divino che si incarna nella storia degli uomini e la filosofia è lo strumento, il sapere assoluto, per cogliere il farsi dello Spirito nella storia dell’umanità — stretto collegamente tra storia e filosofia.

Da questa concezione della storia consegue che se le cose stanno così in Hegel c’è una visione profondamente ottimistica della storia perché il protagonista della storia è lo spirito e quindi la storia non può che essere luogo del buono e del bene, della perfezione, perché qui si incarna la Ragione → guerre ingiustizie e sofferenze sono chiamate opposizioni essenziali della trama della storia (le sofferenze, storture della storia, sono funzionali al progresso della storia stessa, servono per guidare la storia verso condizioni migliori).
Una posizione del genere apre dei problemi, c’è il rischio di giustificare le guerre e le storture della storia

La storia, però, non è mai statica, è dinamica, varia continuamente e, per assurdo, dal punto di vista degli invasori in una guerra è legittimo in questo pensiero perchè se non lo si facesse si andrebbe contro alla storia → ma la storia non è statica e quindi è normale che ci sia anche chi si oppone alle vicende storiche. Tutto dipende dal punto di vista.

Lui ha cultura tedesca, cultura che ha portato a distruzioni → Hegel può essere stato piegato a giustificare le guerre, ma non lo sappiamo perché la cultura è carsica e gli eventi si nascondono e poi riemergono.

Per Hegel tutto ciò che avviene dal punto di vista storico è opera divina, non proprio di Dio, perché capiremo che il suo Dio non è quello dei cristiani, ma è un’entità divina di matrice razionale, che si immanentizza nella storia, che entra dentro la storia, si rende reale, che non la trascende ma che si esaurisce nella storia, ne è protagonista.

La storia è la realizzazione nel piano divino della storia stessa. La storia è il luogo dove Dio realizza se stesso e la filosofia è in grado di capire tutto questo.

Secondo Hegel tutto ciò che è razionale è REALE e tutto ciò che è reale è RAZIONALE → piena e perfetta identificazione tra questi due elementi (pensiero è realtà).

La realtà è la realizzazione e la coscientizzazione dello spirito nella storia. REALTÀ = RAGIONE.

La Ragione, a questo punto, rappresenta l’autocoscienza dell’assoluto attraverso la realtà → lo Spirito, l’Assoluto si immanentizza nella realtà, si rende presente nella realtà, perchè grazie a questo si autocoscentizza, cioè capisce la piena consapevolezza di se stesso.

La storia è divenire, cambia, di conseguenza anche la ragione è cambiamento, non è statica, ciò che è reale è razionale e qui si arriva alla dialettica.

L’assoluto per Hegel, è nato con la storia stessa → è immanente alla storia stessa e quindi nasce con lei e la storia, l’umano, la realtà, la natura nasce anch’essa con la storia.

Fare storia

Ricostruire il concetto logico razionale che il divino compie nella realtà, che è quindi il processo di auto coscientizzazione dell’assoluto, della ragione, dello spirito, del divino. L’assoluto prende consapevolezza nella storia e cresce con essa, ecco perché non è il Dio dei cristiani.
Dato che la storia diviene, diviene anche lo spirito con lei e sono dialettici.

Dialettica

Passaggio continuo da tesi ad antitesi per arrivare ad una sintesi, cioè è il passaggio da una posizione iniziale a qualcosa di diverso che si oppone a questa posizione iniziale che si sintetizza e diviene qualcosa d’altro → la sintesi non ignora il passaggio precedente, ma ne è il riassunto.

Il divenire è una circolarità e continuità perché le sintesi diventano tesi della triade successiva.

La storia e il divenire dello spirito si compiono attraverso questa triade.

Tesi → l'in sé o posizione immediata, il punto di partenza, concetto limitato ed iniziale che deve divenire e prendere corpo grazie all’antitesi.
Antitesi → l’opposizione, quella che Hegel chiama il per sé, la scissione da sé. Fuoriuscire da sé.
Sintesi → unione di in sé e per sé, il per sé ritorna in sé nella pienezza di sé (la persona adulta è la sintesi del processo precedente dove prende in sé il suo essere diventato altro dal bambino che era, ma non lo rinnega)

I processi storici sono tutti sintesi degli eventi precedenti → Hegel tenta di fare un affresco enorme che vuole spiegare tutta la mentalità dell’800 che vuole spiegare tutto. Oggi abbiamo un senso molto più presente del relativo.

Fenomenologia dello Spirito

Era stata pensata come una sorta di introduzione al suo sistema che diventa invece un’espressione compiuta e organica del sistema Hegeliano.

Descrive il percorso della coscienza individuale che si eleva e innalza al punto di vista dell’assoluto → è una guida attraverso la quale io vedo i passaggi della coscienza individuale, che viene letta da come lo spirito la legge, con vari passaggi storici.
Il soggetto prende coscienza e consapevolezza del divenire dello spirito, attraverso il quale, nel soggetto, lo spirito prende coscienza di sé.

Figure storiche: emblemi attraverso i quali Hegel spiega la logica sotto la storia.

Ha un valore pedagogico → la coscienza crea un percorso di crescita, di educazione e di formazione, l’individuo cerca di cogliere la storia come la coglierebbe l’assoluto e l’assoluto che usa dell’individuo per autocoscentizzarsi.

Essa è scandita da molti momenti: coscienza, autocoscienza, ragione, spirito, religione e sapere assoluto.

Coscienza

Noi avvertiamo la molteplicità degli aspetti degli oggetti e delle cose, entriamo in contatto con il mondo sensibile e il primo momento è la certezza sensibile, che rappresenta un sapere immediato che noi vediamo.

Questo sapere immediato, però, è mutevole, diviene, cambia e quindi si passa dalla certezza sensibile alla PERCEZIONE, nella quale si trovano molteplici caratteristiche, percepiamo una cosa nel suo divenire con tutte le sue sfumature e non solo quelle che vediamo. SI crea quindi una contraddizione tra la cosa percepita e la molteplicità delle sue caratteristiche.

L’intelletto organizza e struttura le informazioni all’interno di rapporti regolati da leggi, ma non si entra ancora nel “peculiare regno della verità”, perché si tratta comunque del sapere di un altro, pertanto l'intelletto deve essere superato → Autocoscienza.

Con l’intelletto si coglie l’universale con l'intellettuale, oltre il particolare → questo tentativo determina una nuova contraddizione perché l’approdo finale di una sintesi riguarda il punto di partenza della triade successiva. Quando si cerca di cogliere la sfera dell'universale oltre il particolare si cerca un noumeno, l’in sé, la realtà profonda di ciò che esiste, che in realtà non c’è perché non c’è una realtà ultima → questa ricerca porta al passaggio successivo rappresentato dall'autocoscienza.

Autocoscienza

Le contraddizioni che incrociamo determinano in noi la conoscenza di sé stesso, entrando in relazione con il mondo, io mi colgo come soggetto di queste rappresentazioni, cioè mi colgo come autocoscienza. Io sono consapevole di queste contraddizioni.

La mia autocoscienza è coscienza dell’altro, io sono consapevole di me stesso, autocosciente, e questo mi porta ad incontrare gli altri e entrare in relazione con il diverso da me. (dinamiche evolutive → il bambino non è cosciente di se stesso, esso è in grado di stabilire una relazione con gli altri quando prende coscienza di se stesso e del mondo che lo circonda).

L’incontro con l’altro passa anche attraverso il conflitto e Hegel entra nel merito della figura servo-padrone, egli emblematizza questa idea di conflitto, relazione o incontro-scontro, con questo tipo di dialettica → la storia è attraversata spesso da conflitti, all’interno di una guerra c’è sempre uno che vince e uno che perde, un gruppo che vince e un gruppo che soccombe. Il perdente, spesso, viene ucciso, ma non va sempre così, anzi, chi viene sottomesso per avere salva la vita chiede di sacrificare la propria libertà, accettando di essere sottomesso ma non ucciso, divenendo schiavo, che lavora per un padrone. Qui si instaura questa dialettica (TESI) che con il tempo si inverte (antitesi) perché il servo lavora e manipola la realtà lavorando e il padrone vive dei prodotti del lavoro del suo servo quindi il padrone non lavora. Gradualmente il padrone dipende sempre di più dal prodotto del lavoro del suo schiavo e lo schiavo è sempre più emancipato e libero grazie al suo lavoro - la dialetti si inverte fino al punto che il padrone diventa schiavo del suo schiavo e lo schiavo iniziale diventa padrone del suo padrone grazie al potere che emancipa il lavoro dello schiavo.

Lavoro come emancipazione.

La coscienza ritrova se stessa mediante il lavoro e acquista il senso di sé. Quella che inizialmente appariva come prerogativa del padrone e che poi è stata acquisita dal servo risulta alla fine un valore universale. (SINTESI).
Con l'inversione della dialettica servo-padrone si apre un percorso di LIBERAZIONE DELL’AUTOCOSCIENZA che è rappresentato da tre passaggi:
stoicismo → libertà del soggetto rispetto alle cose esterne;
scetticismo → si deve dubitare di tutto;
coscienza infelice → emblema della discrepanza tra uomo e Dio, atteggiamento tipico del medioevo che si risolveva con le forme di isolamento (eremiti). E’ una specie di figura storica.

Ragione

L’autocoscienza, una volta raggiunta totalmente, si confronta con il MONDO e il mondo diventa il terreno dove misurare le proprie capacità conoscitive (atteggiamento proprio del rinascimento).

Egli tenta di dominarlo e così facendo dà vita a Istituzioni storiche e l’individuo inizia sempre di più ad essere parte di una società civile, di uno stato. La ragione si realizza concretamente in quello che si chiama l’ETHOS (cultura) di un popolo, che è lo spirito di un popolo, perché l’individuo non ha un valore in sé per sé, egli fa parte di un popolo, di una realtà sociale ed è solo qui che si realizza ed è per questo che alla fine si parla di religione e di assoluto perché sono le forme più eccelse della presa di coscienza di se stesso.

Spirito

E’ una forma elevata e raffinata.

Religione

E’ forma elevata e raffinata

Sapere assoluto

Questo è rappresentato dalla filosofia, come quel sapere che è in grado di cogliere l’assoluto che diviene nella storia, il processo razionale di autocoscienza, il farsi dello spirito nella storia.

Il suo sistema

Si rappresenta il processo di autocoscienza dell’assoluto nella storia, descrizione di realtà tramite la quale si concretizza per conto suo lo spirito, l’assoluto, che diventa pienamente consapevole di se stesso → realtà: processo, divenire, realizzazione dell'assoluto attraverso la dialettica, per questo l’assoluto è storia e quindi è dialettico e significa che nella storia ogni momento non è autosufficiente ma parte di un tutto, di un percorso, è relativo e non assoluto.

Ogni posizione comporta un superamento, una opposizione → il termine Aufhebung, tedesco, significa togliere e conservare continuamente e questo è esattamente ciò che fa la dialettica. Recupero tutto, non lascio nulla, la sintesi ha al suo interno tutti i passaggi.

Realtà: razionalità → se la realtà è dialettica servirà un modo per leggerla.

Il sistema è scandito da tre momenti:
Logica → che è la tesi, la posizione iniziale, l’Idea in sé;
Natura → che è l’antitesi, idea fuori da sé, la logica che esce da se stessa e diviene qualcosa d’altro che si immanentizza nella natura;
Spirito → sintesi, l’idea in sé, logica, e l’idea fuori di sé, la natura con lo spirito incarnato nella natura, rientra in se stessa nella pienezza di se stessa, grazie al percorso fatto precedentemente di estraneazione ma rappresenta un arricchimento e un percorso di crescita.

Il compito della filosofia, il sapere assoluto, che sta al vertice, secondo Hegel, è quello di ritrovare la razionalità della storia, il percorso dello spirito nella storia, che è il luogo della ragione, per questo la storia è un fatto assolutamente positivo pur con tutte le sue storture → logica di fondo.

Le guerre e le storture sono le antitesi, la storia grazie a loro cambia (Hegel è uomo di fine 700 e dire questo dopo la seconda guerra mondiale non sarebbe stato possibile), sono elementi che portano alla sintesi.

Stiamo parlando sempre del sapere assoluto, che si sviluppa secondo i tre momenti che abbiamo citato sopra.

Logica

Il primo è la logica, il momento attraverso il quale il filosofo descrive la TRAMA della realtà, il sistema di concetti con cui il mondo viene pensato, l’insieme dei concetti con il quale il mondo viene posto → logica = studio della realtà. Siamo alla piena identificazione tra pensiero ed essere, perché il pensiero pensa l’essere e l’essere viene pensato dal pensiero.

Il pensiero descrive la realtà nella sua oggettività e tutto si sviluppa, per l’ennesima volta, in modo dialettico, triadico.

Si tratta di pensieri oggettivi, strutture reali indipendenti dal soggetto, che ha il compito di riflettere su di esse e riconoscerle.

Si sviluppa secondo tre momenti: la logica dell’essere, la logica dell’essenza e la logica del consenso.

Logica dell'essere

Questa è la categoria più astratta e generica, rappresenta l’essere nel suo primo momento, che vuol dire l’essere nel suo essere nel modo più indeterminato possibile. Questa logica pone l’essere nel suo momento più indeterminato e si divide in: essere, non essere, divenire.

Io penso l’essere in modo totalmente INDETERMINATO (esempio → io penso l’essere e ho bisogno di pensare a qualcosa di diverso per definirlo, in relazione al non essere).
Non si riesce a pensare all’essere in sé e per sé, ma lo si pensa in relazione all’essere che diviene e diventa ciò che non era prima.

Si pone contemporaneamente, quindi, anche il NON ESSERE che aiuta a definire l’essere stesso. (il bello lo si concepisce in relazione a ciò che non è bello, il non essere bello definisce il bello) Il passaggio dall’essere a non essere è un passaggio CONTINUO, confronto tra ciò che prima sono e poi non sono più. (gli studiosi più attenti hanno individuato l’emblema di tutta la dialettica Hegeliana)

L’essere e il non essere coincidono, in qualche modo, ma sono astratti e privi di contenuti; essi fanno soltanto parte di una realtà più completa → il divenire, nel quale ottengono concretezza.

Logica dell'essenza

Pensare l’essere significa chiamare in causa la sua essenza, significa dire ciò che è l’essere, dirne l’essenza.

L’essere manifesta sempre una propria essenza, ciò che lo costituisce e si passa dalla logica dell’essere alla logica dell’essenza che rappresenta il contenuto dell’essere.

Essa è costituita da assenza, apparenza e realtà in atto. Ci incrociamo con un noumeno, l’in sé, che si mischia ad un fenomeno, apparenza, per arrivare a stabilire la realtà in atto.

Logica del concetto

Il pensiero si pensa attraverso concetti, che sono i suoi contenuti. La realtà, alla fine, è la trama dei concetti con i quali viene pensata, essa è il luogo dello spirito e l’insieme della trama, dei concetti, dei pensieri con i quali viene pensata in chiave generale e assoluta e non in chiave particolare.

Il concetto ha un che di universale, cerca di guardare il particolare comprendendo in modo universale (persona → uomo → gli metto addosso il concetto particolare uomo, persona dall'universale, com prendendolo in modo universale)

Alla fine della logica Hegel dice che l’idea che si incarna nella logica diviene trasparente a sé stessa → siamo su un livello di pura pensabilità con l’idea che pensa se stessa, ma siamo anche su un livello di grande astratezza (appare solo così).

La logica è la tesi, momento dell’essere pensato in quanto tale, nella sua essenza e poi nel suo diventare pensiero che pensa se stesso → livello del pensiero.

Il pensiero che diviene trasparente a se stesso ha bisogno di misurarsi con la realtà concreta, ha bisogno di decadere nella natura → lo spirito che diviene pienamente invisibile a se stesso decade nella natura, è un passaggio necessario, imprescindibile, non è un incidente di percorso, è un dovere che succeda.

Natura

Processo necessario di incarnazione dell’idea, che decade in lei → rappresenta quanto di più diverso e lontano ci sia dal concetto di idea. Rappresenta l’ALTRO dal concetto di idea, ciò che è più altro rispetto al concetto di idea.

Idea → astrattezza, idea trasparente a se stessa
Natura → concreto, particolare

Le cose avvengono per LEGGI, l’idea nella natura lascia uscire la propria particolarità e l’idea decade in altro da sé. Lo spirito diventa altro da sé → Momento dell'alienazione, rappresentarsi in altro, momento della “creazione” dove si intende la natura che acquista consistenza grazie alla presenza dello spirito.

La natura rappresenta il momento più inadeguato del percorso di autocoscentizzazione dello spirito nella storia perché la natura è quanto di più distante ci sia dallo spirito. La natura è concreta, un elemento empirico, lo spirito è idea, assoluto, ragione, astratto, quanto di più lontano ci sia dalla logica. L’idea decade in una forma che non è la sua per questo è inadeguata.
Lo spirito tende a fuoriuscire il prima possibile dalla natura perchè si sente inadeguato, però ci deve entrare. è imprescindibile, un passaggio forzato, ma tenderà a superarlo il prima possibile.

Astratto nel concreto

Dato che si tratta di una cosa imprescindibile, il processo di fuoriuscita rappresenta un processo di arricchimento perché si misura con il concreto e si arricchisce di questo confronto puntando ad uscirne per realizzarsi definitivamente come SPIRITO.

Si divide in:
Meccanica → studio di come si presentano le cose
Natura → studio delle qualità;
Spirito → studio dell’organizzazione della natura

Spirito

Questa filosofia coglie l’approdo conclusivo del processo di di autocoscienza dello spirito nella storia e nella realtà. Lo spirito diviene pienamente trasparente a se stesso, pienamente autocosciente → l’idea diventa cosciente di se.
L’idea ritorna in sé dopo l’estraniazione nella natura → è il momento dell'inveramento della natura, che diviene vera perché è diventata uno strumento di autocoscienza dello spirito.

Si articola in tre momenti: lo spirito soggettivo, lo spirito oggettivo e lo spirito assoluto.

Spirito soggettivo

Esso riguarda la coscienza INDIVIDUALE, il singolo, riguarda il processo di autocoscienza e autocoscienza del singolo e dello spirito nella persona.
Si divide in antropologia, fenomenologia e psicologia, questioni che riguardano il singolo individuo.

Passa dal concetto di antropologia, alla Fenomenologia dello spirito, qui si parla solo dello spirito che si incarna nel singolo e non si parla più di figure storiche come nella fenomenologia dello spirito (opera) → essa è purificata, fino ad arrivare alla psicologia.

Spirito oggettivo

(relazioni sociali — aprirsi alla società umana)

Esso riguarda lo studio della vita collettiva, della società, non più solo nel individuo ma nel collettivo. Si divide in diritto, moralità, eticità, questioni che riguardano il pubblico, l’insieme.

Entra in gioco la libertà che non viene quando si è soli, ma la condizione perché lo spirito oggettivo possa giocare la sua condizione di libertà è data da una istituzione storica, nella quale si incarna la vita sociale che costituisce la ragion d’essere dell’individuo che può giocare la sua libertà solo in dimensione storica e sociale. E’ la vita sociale che rappresenta la sostanza etica di un individuo. (individuo su isola deserta non ha ragion d’essere). Quando ho maturato una coscienza e so chi sono mi apro all’altro, questa dinamica di spirito oggettivo crea un passaggio dalla vita individuale a quella collettiva che avviene secondo tre categorie: diritto, moralità ed eticità.

Il diritto serve a regolare la condotta esteriore degli individui rispetto al resto (codice della strada → non importa con che spirito si rispettino le leggi, ma che tu le rispetti). Serve per governare i comportamenti di un cittadino all’interno della società, non importa con che spirito.
Il diritto richiede necessariamente una società, un sistema sociale. Qui viene meno il concetto di diritto di natura, di stato di natura, cioè quell’idea di Rousseau per cui qualcuno ha ipotizzato che prima di una società costituita come la nostra, all’inizio dell’evoluzione storica, ci sia stata una società senza diritto, ‘stato di natura’. Ora quest’idea non c’è più, ma ci sono diritti. Nel momento in cui si pone una società si pongono delle regole, non c’è spazio per un diritto di natura, anche perchè serve per evitare sopraffazioni. In caso di violazione scatta la pena, che deve avere funzione formativa e non punitiva.

La moralità è il passaggio che mi porta ad un riconoscimento interiore della colpa, si interiorizza il diritto, lo si rispetta e lo si condivide e si interiorizza la colpa, con la possibilità di un riscatto, di migliorarmi.
Nell’interiorità si mira a superare l’egoismo (non si rispettano le regole perché si deve, ma perché riconosco i diritti degli altri).

L’eticità rappresenta la sintesi tra diritto e moralità, essa è il momento nel quale si prende coscienza e consapevolezza che i valori esistono all’interno di una società civile e richiedono di essere depositati e rappresentati all’interno di una civiltà civile.
Il diritto assume un valore comunitario, si incarna in una sfera comunitaria e di collettività. Questa sfera si articola in tre modi, o dimensioni: famiglia, società civile e Stato, in queste si rende presente il diritto, inteso come valori, ideale.

La famiglia è una comunità che si fonda su impulsi di natura sessuale e l’istituzione famiglia fornisce a queste pulsioni sessuali una dimensione etica. Esse fondano la relazione famigliare però il limite della famiglia è una comunità umana fondata sul caso e sulla transitorietà, nel senso che è destinata a dissolversi perché poi i figli ne escono e vanno a fondare altre famiglie ecc. non definitiva, non conclusiva.
Essa ha un altro grave limite agli occhi di Hegel dal punto di vista sociale economico perché le singole famiglie non sono autosufficienti e non bastano a se stesse sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista economico. ERGO la famiglia deve confluire e sfociare verso un passaggio ulteriore, rappresentato dalla società civile, che serve effettivamente per il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, delle famiglie, la società civile è fortemente caratterizzata dall’aspetto economico e assume una connotazione del tutto economica. L’essenza profonda della società è rappresentata dalla sfera economica e le caratteristiche tipiche della società civile sono il lavoro, la proprietà privata, il poter possedere. Una società civile che funziona deve essere organizzata sul piano lavorativo, mediante una divisione del lavoro, si deve organizzare in classi sociali. La società civile è caratterizzata anche da quelle che Hegel chiama ISTANZE PARTICOLARISTICHE, domande alla società egoisticamente parlando. Una società lasciata a se stessa porta a degli egoismi. A livello di dinamiche sociali determinano conflitti e distorsioni, tutta una serie di contraddizioni, però è un dato di fatto. Hegel dice che c’è bisogno di un organismo che stia sopra alla società civile e che sia in grado di controllare queste istanze particolaristiche, che sia riconosciuto dalla società civile che sia in grado di sovrastare.

Questo organismo è rappresentato dallo stato, che si configurerà, dove lo spirito prende pienamente coscienza di se stesso. Lo stato, a questo punto, assume un valore e una caratterizzazione fortemente etica. Nel filosofo si parla di stato ETICO, che significa una realtà che è capace di realizzare una sintesi tra famiglie e società, di tenerle insieme non più in modo conflittuale. Capace di reggere uno stato sociale gestendo i conflitti, conservando la salute etica di un popolo. L’idea di stato va contro la nostra idea di stato, che per noi è qualcosa a servizio dei cittadini, il filosofo invece elabora un’idea che è facile fraintendere perché mira al regime, allo stato dittatoriale. Lo stato per lui è il luogo per esercitare la realtà concreta al interno di un popolo. Gli stati, siccome non ce n’è solo uno, risultano essere in concorrenza tra loro, in rapporti conflittuali, il filosofo sembra fondamentalmente giustificare la guerra, che serve per mantenere quella che lui chiama la salute etica di un popolo, che rischia di andare in PUTREFAZIONE. In una guerra le istanze particolaristiche vengono messe da parte, il fronte interno si compatta. Questa cosa è da comprendere al interno della logica del filosofo, ma apre molteplici problemi dal punto di vista sociale e culturale. Parlando di stato si parla di storia. Nella storia riconosce tre categorie: mondo orientale, l’unico uomo è il despota, mondo greco-romano, in cui alcuni sono liberi, e il mondo germanico, in cui tutti sono liberi — la piena libertà si ha nello stato etico, come fine ultimo, è uno stato che sta oltre la società e non se ne cura — dominata da un disegno provvidenziale, che non è la nostra idea di provvidenza, ma è il disegno dello Spirito, della Ragione, che guida la storia rendendola intrinsecamente razionale e per questo gli è facile giustificare la guerra perché rientra in questa razionalità e legittimità. Ciò che emerge è la profonda razionalità della storia nel suo divenire.
Anche le storture a questo punto diventano elementi funzionali da leggere al interno della razionalità di fondo.

Spirito assoluto

Studia tre forme culturali che esprimeranno lo spirito assoluto, la piena autocoscienza dell’assoluto tramite l’arte, la religione e la filosofia, ma quella del filosofo.

Questi tre livelli non sono separati tra loro ma costituiscono un tutt'uno perché l’individuo è soggetto personale, ma anche un cittadino, e anche uomo di cultura → tutti e tre uniti nel individuo, in grado di soddisfarli e fonderli pienamente in se stesso in quanto cittadino, persona e uomo di cultura.

Spirito riesce a scrivere dritto anche sulle righe storte dell’uomo.

Gli uomini pensano di agire nel mondo, ma in realtà lo spirito le attraversa, le utilizza e poi le lascia come sacchi vuoti. Anche le storture della storia sono funzionali al divenire dello spirito. Questa concezione è criticata da molti filosofi che mostrano l’unicità dell’uomo.

E’ diviso in tre forme: arte, religione e filosofia, quella di Hegel, che rappresentano il luogo dove lo spirito si autocoscentizza definitivamente e pienamente a livello culturale.

Lo spirito si è manifestato nella vita etica di uno stato, in modo oggettivo e soggettivo — la ragione diviene cosciente come elemento infinito. Sapere assoluto - Piena autocoscienza del divino.

Questi saperi non differiscono in quanto ad oggetto, che è sempre l’assoluto, ma differiscono per le modalità, nell’arte abbiamo l’intuizione sensibile, viene contemplato l’assoluto, si passa in mezzo alla materia, l’arte sospinge lo spirito a fare il salto di qualità verso la religione, l’artista quando produce un’opera d’arte si compenetra con la realtà per l’ispirazione, la natura si eleva allo spirito, quando si contempla il paesaggio rappresentato in un quadro non si contempla il paesaggio in sé, ma significa che quell’opera d’arte ti avvicina al “bello”, è come sprofondare nel bello. Lo spirito si rende presente, la natura si eleva. Hegel trova il concetto di MORTE DELL'ARTE, che resta una fondamentale categoria, ma non ha lo stesso valore della filosofia. L’arte, lungo il suo percorso storico, ha avuto varie fasi: arte simbolica, quella più astratta…, ma qualsiasi forma artistica ha un elemento comune, il fatto che ha avuto sempre bisogno della materia, di elementi materiali, per essere posta e rappresentata e questo è il limite. Lo spirito si deve misurare con un elemento di materialità — limite. Qui si parla di morte dell’arte che non vuol dire annullamento, ma sospingere l’arte ad elevarsi ad una forma culturale superiore. Non può essere possibile, però, che l’arte sia la rappresentazione dello spirito perché è limitata dalla materia. lo spirito si autocoscentizz ma non in modo assoluto.

Nella religione viene rappresentato lo spirito, l’uomo si pone di fronte al divino e s crea una qualche rappresentazione. Anche questa ha un limite – il divino viene giustapposto all’umano, sono posti l’uno accanto all’altro. Non sono pienamente compenetrati, ma sono solo avvicinati.
E’ un livello superiore rispetto all’arte, ma minore alla filosofia.
La religione, nel processo di rappresentazione, si libera e va oltre la sfera del sensibile, ma, siccome è richiesta ancora una rappresentazione, è inferiore al puro concetto (non è ancora il concetto che pensa se stesso, ma è l’assoluto che rappresenta se stesso e che viene rappresentato.
La religione deve ancora servirsi della rappresentazione, di un’immagine mentale di ciò in cui si crede.
Tale distanza e dissidio tipico della coscienza infelice (come figura storica), è lo stesso aspetto ma giocato su un piano più elevato. Diventa fondamentale un atteggiamento spirituale di vicinanza al divino.
La religione cristiana è la più elevata in grado ed è l’ultima che si pone dal punto di vista storico, quella che Hegel vede proporsi nel momento in cui vive. Le sue rappresentazioni sono quelle più vicine a Dio che pensa se stesso, quindi alla filosofia. Hegel sposa il tema della trinità, è leggibile da un punto di vista della dialettica Hegeliana, Dio ne rappresenta la sintesi.
Qualsiasi religione ha bisogno di rappresentazioni per essere tale, e questo è il suo limite.

Nella filosofia viene pensato, la forma più elevata mediante il puro concetto, con la piena autocoscienza dello spirito nella storia. Rappresenta il sapere assoluto, dove il divino diviene pienamente trasparente a se stesso, autocosciente.
Non c’è più niente che si frappone tra Dio e la sua piena coscienza, Dio pensa se stesso, che è puro pensiero, puro concetto.
Questo si ha nella filosofia che rappresenta il sapere assoluto, perché essa usa dei concetti, il contenuto, lo strumento che la filosofia utilizza per essere se stessa è il concetto stesso.
La filosofia che, in particolare, è in grado di comprendere il farsi del divino nella storia, in grado di leggere tutto il percorso dello spirito è quella di Hegel, secondo il suo punto di vista.
Il problema che ne consegue è: se la filosofia del filosofo ha colto l’assoluto cosa c’è dopo la sua filosofia? E’ finita? Perché stando ad un ragionamento conseguente dopo il filosofo, la filosofia non avrebbe più ragione d’essere perché avrebbe esaudito il proprio compito, ha portato a una propria coscienza lo spirito.

La storia della filosofia è andata avanti e ha smentito il filosofo sia sul idea di stato, che sul idea di filosofia – lo spirito si auto comprende, arriva all'autocoscienza, non più mediante l’intuizione sensibile, né tramite la rappresentazione della religione, ma arriva l'autocoscienza se stessa mediante il concetto, la forma più adatta al divino.

Egli afferma che la filosofia come la nottola di Minerva (civetta che si leva in volo al crepuscolo del giorno, la sera), arriva alla fine di un lungo percorso, si guarda alle spalle e capisce che quella storia dell’umanità è il percorso fatto dalla religione per arrivare lì, alla totale autocoscienza.
La filosofia è la conclusione, il sapere assoluto, alla fine del percorso della storia.

Tutto si risolve nella filosofia del filosofo, il divenire si è manifestato nel ambito delle successioni storiche compiute – divenire umano = divenire della cultura.

I momenti culturali precedenti e anche le filosofie precedenti sono stati solo dei momenti utili allo spirito per il proprio processo di autocoscientizzazione.

Per il filosofo la filosofia si identifica con la storia — Filosofia della storia.

Il complesso sistema del filosofo è panlogico — in conclusione la storia è il susseguirsi logico e sequenziale di un progetto dello spirito, nel quale lo spirito si arriva all'autocoscienza.
E’ una conclusione discutibile, una pretesa troppo ambiziosa:
il filosofo dice che nella sua filosofia lo spirito si arriva all'autocoscienza pienamente significa quindi che dopo non c’è niente, soltanto un'interpretazione di ciò che è stato, ma la cultura e il divenire sono utili nella ricerca del vero (dialettica continua).

Marx riprenderà le idee di Hegel e lo tradurrà nella dialettica concreta (dialettica, scontro tra classi sociali) — le conquiste di conoscenza non possono essere finali, ma vanno concretizzate.

Confronti

Marx in totale disaccordo, lui è molto più concreto.
Kant diceva che il dovere era fine a se stesso, che si ferma all’esteriorità. In disaccordo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo centrale della storia nel sistema filosofico di Hegel?
  2. Per Hegel, la storia è fondamentale poiché rappresenta la realizzazione dello Spirito, sinonimo di ragione e perfezione divina. La storia è vista come un processo dinamico e ottimistico, dove le opposizioni e le sofferenze sono essenziali per il progresso.

  3. Come Hegel interpreta il concetto di dialettica?
  4. La dialettica in Hegel è un processo di sviluppo attraverso tesi, antitesi e sintesi. Ogni sintesi diventa una nuova tesi, creando un ciclo continuo di evoluzione e crescita storica e filosofica.

  5. In che modo Hegel descrive il rapporto tra coscienza e autocoscienza?
  6. La coscienza inizia con la percezione sensibile e si evolve in autocoscienza attraverso la consapevolezza delle contraddizioni e delle relazioni con gli altri, culminando nel concetto di libertà e emancipazione attraverso il lavoro.

  7. Qual è la funzione della religione e del sapere assoluto nel pensiero di Hegel?
  8. La religione e il sapere assoluto rappresentano forme elevate di autocoscienza, con la filosofia che coglie l'assoluto nella storia, permettendo di comprendere il processo razionale dello Spirito.

  9. Come Hegel concepisce lo Spirito oggettivo e il suo ruolo nella società?
  10. Lo Spirito oggettivo riguarda le relazioni sociali e la vita collettiva, articolandosi in diritto, moralità ed eticità. Lo Stato etico è visto come l'entità che sintetizza famiglia e società civile, mantenendo l'ordine e la salute etica di un popolo.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community