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Concetti Chiave

  • La fase orale è vista da Freud come l'origine del desiderio, dove il gesto del succhiare rappresenta il primo incontro con il mondo, trasformando l'alimentazione in un'esperienza affettiva e sensuale.
  • Durante la fase orale, un'interruzione brusca o un prolungamento eccessivo può portare a comportamenti compensatori in età adulta, come il fumare o il mangiare compulsivamente.
  • La fase anale è cruciale per il bambino, poiché scopre il potere del trattenere e rilasciare, influenzando il suo rapporto con l'autonomia e la gratificazione.
  • Un'educazione al vasino troppo permissiva o troppo rigida può portare a personalità opposte: una disordinata o una ossessionata dal controllo.
  • La fase fallica o edipica introduce il bambino al complesso di Edipo, dove il desiderio e l'identità sessuale si confrontano con la figura del limite, risolvendosi con l'identificazione col genitore dello stesso sesso.

Indice

  1. L'origine del desiderio
  2. Il ruolo della bocca
  3. Conseguenze della fase orale
  4. La scoperta della fase anale
  5. Derive esistenziali e controllo
  6. La complessità della fase fallica

L'origine del desiderio

All’origine del desiderio, prima ancora del linguaggio, c’è il gesto elementare del succhiare. Nella visione freudiana, la sessualità non si accende con la passione adulta o con l’inquietudine romantica, ma affiora nel gesto più primitivo e apparentemente innocente: l’atto orale.

Il ruolo della bocca

La bocca è il primo luogo in cui il mondo viene incontrato, assaporato, posseduto. È la soglia tra il dentro e il fuori, tra il sé e l’altro. Il seno materno non è solo nutrimento, ma archetipo di ogni futura relazione: accogliente, disponibile, desiderata. Ed è proprio lì che la libido, ancora in fasce, si stabilisce, trasformando l’alimentazione in un’esperienza affettiva e sensuale, quasi mistica.

Conseguenze della fase orale

Ma attenzione: questa fusione originaria con la madre può lasciare tracce profonde. Se la fase orale viene interrotta bruscamente, o se si prolunga in maniera eccessiva, qualcosa si inceppa. E così, da adulti, si può cercare sollievo in un pacchetto di sigarette, nell’insaziabile snack serale, o in quella tendenza compulsiva a mordicchiare il tappo della penna come se fosse una reliquia.

Non è solo fame, è mancanza. E ogni oggetto portato alla bocca diventa un tentativo, goffo ma sincero, di ritrovare un’origine perduta.

La scoperta della fase anale

Con la fase anale il bambino scopre che anche trattenere e rilasciare può essere un atto carico di senso. Non si tratta solo di fisiologia: in gioco c’è il potere, il dominio del corpo, la relazione con l’altro. È l’età in cui il vasino diventa altare e campo di battaglia, e le feci – mai così simboliche – il primo prodotto personale, la prima creazione da offrire al mondo adulto.

Freud ci invita a guardare oltre la superficie: ciò che viene espulso non è solo rifiuto, ma anche segnale, dono, comunicazione. È in questa dinamica che il bambino costruisce il proprio rapporto con l’autonomia, con la legge, con la gratificazione.

Derive esistenziali e controllo

Qui si annidano due derive esistenziali opposte. Se l’educazione al vasino è troppo permissiva, il bambino potrebbe crescere con un’eccessiva fiducia nel caos creativo: l’adulto che ne deriva sarà forse brillante, ma indubbiamente allergico all’ordine. Al contrario, un’educazione rigida può portare a una personalità trattenuta, iper-organizzata, ossessionata dal controllo: il tipo di persona che divide i calzini per colore e li piega con righello.

Nel piccolo gesto quotidiano dell’evacuazione, si gioca quindi il primo confronto tra istinto e norma. Un tema che non ci lascerà mai davvero.

La complessità della fase fallica

Attorno ai quattro anni, la scena si fa improvvisamente più complessa. Non si tratta più solo di bocche o sfinteri, ma di identità, desiderio e conflitto. Entra in campo il grande tema dell’alterità sessuale, con tutto il suo carico di fascino e tensione. È la fase fallica, o – con una certa teatralità – la fase edipica.

Qui il bambino si accorge dell’esistenza del triangolo. Ama la madre, ma non come si ama un peluche. La desidera, e nel farlo incontra il padre come ostacolo, rivale, intruso. La tragedia greca dell’“Edipo Re” diventa metafora perfetta di questo conflitto primordiale: non tanto perché tutti i bambini vogliano davvero sposare la mamma, quanto perché nella costruzione del desiderio è inevitabile incrociare la figura del limite.

Il complesso si risolve – auspicabilmente – con un processo di identificazione: il bambino rinuncia al desiderio impossibile e si riconosce nel genitore del proprio sesso. Accetta la realtà, ma non senza una certa fatica. E da lì inizia il lento cammino verso la socializzazione, la cultura, la legge.

È il passaggio dalla passione alla norma, dal dramma interiore alla convivenza civile. Freud, del resto, non ci ha mai promesso che crescere sarebbe stato semplice. Solo inevitabile.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine del desiderio secondo la visione freudiana?
  2. Secondo Freud, il desiderio ha origine nel gesto elementare del succhiare, un atto orale che rappresenta il primo incontro con il mondo e la base della sessualità.

  3. Quali sono le conseguenze di un'interruzione brusca o di un prolungamento eccessivo della fase orale?
  4. Un'interruzione brusca o un prolungamento eccessivo della fase orale possono portare a comportamenti compensatori in età adulta, come fumare o mangiare compulsivamente, nel tentativo di colmare una mancanza originaria.

  5. Cosa rappresenta la fase anale nel processo di sviluppo del bambino?
  6. La fase anale rappresenta la scoperta del potere e del controllo attraverso l'atto di trattenere e rilasciare, influenzando il rapporto del bambino con l'autonomia e la gratificazione.

  7. Quali sono le due derive esistenziali opposte che possono derivare dall'educazione al vasino?
  8. Un'educazione troppo permissiva può portare a un adulto brillante ma disordinato, mentre un'educazione rigida può creare una personalità ossessionata dal controllo e dall'ordine.

  9. Come si risolve il complesso edipico secondo Freud?
  10. Il complesso edipico si risolve attraverso un processo di identificazione, in cui il bambino rinuncia al desiderio impossibile e si identifica con il genitore del proprio sesso, accettando la realtà e avviandosi verso la socializzazione.

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