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Concetti Chiave

  • Il complesso edipico, secondo Freud, è un processo cruciale nello sviluppo psicologico in cui il bambino prova sentimenti ambivalenti verso i genitori, portando alla formazione del Super-io e all'organizzazione della personalità.
  • Nel caso di Hans, un bambino in fase fallica sviluppò una fobia dei cavalli a causa del complesso edipico e dell'ansia di castrazione, mostrando la complessità delle dinamiche familiari e sessuali nell'infanzia.
  • La seconda topica di Freud descrive l'apparato psichico come composto da tre istanze: l'Es, il Super-io e l'Io, che interagiscono dinamicamente influenzando il comportamento umano e la personalità.
  • Il Super-io si forma come parte del processo edipico, rappresentando la coscienza morale interna che può diventare un persecutore crudele, influenzando profondamente il benessere psicologico.
  • Le pulsioni, secondo Freud, sono forze psicologiche fondamentali che nascono da fonti somatiche e influenzano il comportamento umano, con la spinta che rappresenta l'elemento motorio essenziale.

Indice

  1. Il complesso edipico secondo Freud
  2. L'angoscia di castrazione e il tramonto di Edipo
  3. L'evoluzione cognitiva del bambino
  4. La disintegrazione dell’Edipo e le sue conseguenze
  5. Il complesso edipico nella bambina
  6. Il caso clinico di Hans
  7. La prima e seconda topica freudiana
  8. Il Super-io e la coscienza morale
  9. La lotta dell'Io tra Es e Super-io
  10. Il concetto di Es e la sua origine
  11. Il rapporto tra Io, Es e Super-io
  12. La pulsione come interfaccia tra corpo e mente
  13. La dualistica delle pulsioni

Il complesso edipico secondo Freud

L’illustrazione freudiana più completa del complesso edipico la troviamo il L’Io e l’Es. L’amore che il bambino prova verso la mamma, nel periodo fallico si erotizza, l’infante vuole possedere la mamma, vuole un figlio da lei, e vuole spodestare il padre dalla sua posizione di potere; verso il padre il bimbo sviluppa un odio quasi assassino. Ma il padre è più grosso e potente, ha un pene in confronto al quale quello del bambino fa solo ridere.

L'angoscia di castrazione e il tramonto di Edipo

A ciò si aggiunge un ulteriore e decisivo fatto: il bambino scopre la differenza anatomica tra i sessi, scopre che le bambine al posto del pene hanno una fessura e allora si fa largo in lui un tormento angoscioso: le bambine forse sono sprovviste del pene perché a seguito del desiderio di congiungersi con la madre sono state, attraverso un’orrenda punizione, evirate. Si fa strada così nella mente del bambino la cosiddetta angoscia di castrazione, che rappresenta la prima e fondamentale causa del ritiro, quanto mai tragico per il bambino, delle passioni edipiche, e di conseguenza del tramonto di Edipo.

L'evoluzione cognitiva del bambino

Con ogni probabilità, insieme all'angoscia di castrazione, opera a favore del tramonto del complesso edipico anche l’evoluzione cognitiva del bambino: il principio di realtà, in base al quale prima di agire occorre pensare, valutare la realtà, si sta affermando sul principio di piacere, il cui significato è volere tutto e subito, indipendentemente da come stanno le cose nel mondo reale. Sebbene per il bambino la rinuncia ai desideri edipici sia, secondo Freud, l’originaria terribile frustrazione a cui l’essere umano è desinato ad andare incontro nella vita, la dissoluzione del complesso d’Edipo rappresenta al tempo stesso il primo e decisivo momento di organizzazione della personalità.

La disintegrazione dell’Edipo e le sue conseguenze

La disintegrazione dell’Edipo comporta anzitutto queste due importantissime conseguenze: la desessualizzazione del desiderio verso la madre che diviene ora oggetto di tenerezza e amore; l’identificazione con il padre: voglio essere come lui, forte, grande e potente. Ma in realtà, come ci suggerisce una nota de L’Io e l’Es, l’identificazione non va soltanto nella direzione del padre, ma anche nella direzione della madre. Aspetti femminili, come la dolcezza, la tenacia, la pazienza, possono senz'altro andare a far parte del corredo psicologico del bambino.

Il complesso edipico nella bambina

Quanto alla femmina, esso si configura in modo del tutto analogo, con le necessarie varianti: anche la bambina prova amore verso la mamma, ma il dischiudersi del complesso edipico implica una brusca giravolta, prima amata teneramente, la madre diviene nella fase fallica nemica e antagonista.

Il caso clinico di Hans

Ragazzino rimasto in fase fallica, all'età di 5 anni, ma che già dall'età di 3 anni si era dimostrato fortemente interessato alle genitalità dei genitori, ritenendo indistinguibili i due organi sessuali. Egli è in costante ansia per la paura di perdere il proprio organo sessuale, ciò è causato dalla repressione che i genitori compiono nei suoi confronti quando egli pone loro domande a questo proposito; con la nascita della sorellina compie uno sviluppo sessuale, realizza che il suo organo si accrescerà col passare del tempo, ma sviluppa una fobia per i cavalli (il cui organo genitale supera le dimensioni di quello del padre). Nel frattempo cerca ostinatamente di entrare in rapporti intimi con la madre (che lo accudisce in bagno, naturalmente) e prova invidia per il padre, da lui è inconsciamente inquietato per la paura di perdere l’amore della madre, causa l’inferiorità sessuale. L’allontanamento dal lettone è un duro colpo, ma col tempo, tranquillizzato dai genitori, vede la progressiva scomparsa del complesso, il cui lascito è una pulsione a fare continue domande. Anni dopo, quando legge la pubblicazione del suo caso clinico, Hans si sente completamente estraneo ai precedenti problemi: ha completamente superato la fase.

La prima e seconda topica freudiana

La prima topica, ossia la prima descrizione metapsicologica dell’apparato psichico, impiegava come criterio euristico e organizzativo un’analogia spaziale; tre provincie, inconscio, preconscio, coscienza. La seconda topica utilizza un’analogia psichica: l’apparato psichico è formato da tre istanze psichiche, da tre fonti di attività psichica. Questo sono anche tre possibilità sempre presenti, che possono continuamente ritornare, poiché non sono distinte nettamente. Come duemila anni prima Platone aveva tripartito l’anima in anima razionale, anima irascibile e anima appetitiva cui, nella sua teoria dello Stato ideale, doveva corrispondere una simile divisione dei cittadini in tre classi, a ognuna delle quali far corrispondere una virtù specifica (sapienza, coraggio e temperanza), riflesso ciascuna della tripartizione dell’anima. I tre elementi di Freud sono il Super-io, l’Io e l’Es. L’Io è servitore di tre padroni, che sono il Super-io, dal cui crudele moralismo deve guardarsi, la realtà esterna con le sue innumerevoli e inderogabili richieste, l’Es, il terzo e più temibile padrone, il quale è interamente inconscio ed è visto come “serbatoio pulsionale”. Quindi, sottolinea Freud, il detto cristiano “non possiamo essere servi di due padroni” è un detto limitato, dal momento che i nostri padroni sono tre.

Il Super-io e la coscienza morale

Un’altra cruciale conseguenza della rinuncia all'Edipo consiste in questo: una parte delle identificazioni si differenzia, diventa autonoma, trasformandosi verso i 5 anni di età in un vero e proprio oggetto interno, il Super-io. In una prima illustrazione il Super-io fa tutt'uno con la coscienza morale, che agisce per mezzo di un senso di colpa. Per Kant la legge morale è dentro di noi fin dalla nascita, anche se deve trovare il tempo di giungere a maturazione. Per Freud no, prima della costituzione del Super-io, la legge morale è fuori dal bambino: le regole morali giungono dal mondo esterno, dai genitori, dai maestri, dal mondo adulto. Con la formazione del Super-io, associabile anche al concetto nietzschiano di maschera, la legge morale è ora dentro di noi. Va da sé che, rispetto a Kant, Freud ha di conseguenza una visione storica e quindi relativistica della morale. È importante osservare che il Super-io è un’entità bifronte: da un lato, come ideale dell’Io, opera in modo benevolo per il benessere della persona. Dall'altro lato, proprio a causa delle remote origini dalle passioni edipiche, può trasfigurarsi in un crudele persecutore che non ci lascia pace, che non ci perdona nulla, azioni o pensieri che siano.

La lotta dell'Io tra Es e Super-io

La coscienza di sé che interagisce con la realtà e che pertanto è in uno stato di perenne tensione dinamica nel tentativo di conciliare le leggi di quest’ultima, i comandi (pulsioni) impartiti dall'Es e la propria morale, che arriva dal Super-io. «Spinto così dall'Es, stretto dal Super-io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione: la vita non è facile!»

Il concetto di Es e la sua origine

Il termine Es è il pronome tedesco neutro della terza persona singolare e non fu scelto a caso. Ma non da Freud: lo si ritrova già in Nietzsche per indicare la forza impersonale che vive in noi e poi nell'opera di Georg Groddeck, il medico tedesco coetaneo di Freud e considerato il fondatore della medicina psicosomatica. L’Es designa quindi la parte più oscura e inconscia della psiche (la voluntas di Schopenhauer), da cui derivano le manifestazioni della vita istintiva, attraverso il famoso esempio: «Es träumte mir», che in tedesco non significa “ho sognato” ma “qualcosa ha sognato me”. È il polo pulsionale della personalità, ovvero la forza impersonale e caotica (Freud ne parla come di «calderone di impulsi ribollenti») che costituisce la matrice originaria della nostra psiche, quei caratteri della nostra personalità che non possono esseri espressi poiché rifiutati dalla società, qualcosa di cui ci vergogniamo, la nostra parte biologica. Per queste caratteristiche, l’Es non conosce «né il bene, né il male, né la moralità, né le leggi della logica» ma obbedisce unicamente «all'inesorabile principio del piacere».

Il rapporto tra Io, Es e Super-io

Si noti come il tipo di rapporto fra l’Io e i suoi padroni rappresenti un fondamentale criterio di discriminazione fra normalità e nevrosi. Siamo aizzati (Es), limitati (Super-io) e rifiutati (Io) dalla realtà: non riusciamo a trovare armonia e di conseguenza siamo vittime di nevrosi, che ci determinano. Infatti, «nell'individuo normale l'Io riesce abbastanza bene a padroneggiare la situazione. E fornisce, agendo sulla realtà, parziali soddisfazioni all'Es, senza violare in forma clamorosa gli imperativi e le proibizioni che provengono dal Super-io. Ma se le esigenze dell'Es sono eccessive, o se il Super-io è troppo debole, o troppo rigoroso e poco duttile, allora queste soluzioni pacifiche non sono più possibili. Può in tal caso accadere che l'Es abbia il sopravvento e travolga un Super-io troppo debole, e l'Io è condotto allora a comportamenti asociali o proibiti: il soggetto diventa un delinquente o un perverso. Oppure può accadere che il Super-io troppo rigido provochi la rimozione, o altri processi di difesa; le istanze dell'Es divenute inconsce si manifestano allora con sintomi nevrotici» (C. Musatti). Il Super-io può trasformarsi così in un nemico dell’Io, divenendo causa di svariate patologie mentali, prima fra tutte la depressione; ma una possibile causa di nevrosi può anche essere trovata nel debole Super-io, che non riesce a placare le pulsioni dell’inconscio.

La pulsione come interfaccia tra corpo e mente

La pulsione si trova sulla linea di confine tra il somatico e lo psichico. Come un’interfaccia tra il corpo e la mente. Ogni pulsione è contraddistinta da quattro fattori. Il primo è la fonte che è sempre di natura somatica. Per esempio, la fonte di una fame estrema, mortale, per così dire, è una dolorosa alterazione gastrica. L’alterazione gastrica, da stomaco vuoto, attiva la pulsione di autoconservazione, il che si traduce nello sviluppo di un bisogno pulsionale, vale a dire del bisogno potentissimo di placare la fame. Lo stesso vale per la pulsione sessuale, la cui fonte ha sede negli organi della sessualità. Il secondo fattore è l’oggetto che consente la soddisfazione della pulsione. Terzo fattore è la meta la quale consiste, nel caso della pulsione sessuale, non già nel raggiungimento del piacere, nell'orgasmo, bensì nell'annullamento della dolorosa tensione che va di pari passo col desiderio sessuale. Freud ha dell’atto sessuale una visione quasi monacale: l’accoppiamento ha dal punto di vista biologico uno scopo riproduttivo, mentre dal punto di vista della psicologia individuale lo scopo, la meta per l’appunto, consiste nell'eliminare una tensione disturbante, ripristinando in tal modo la quiete omeostatica, compromessa dall'insorgere del desiderio sessuale. Il quarto fattore è la spinta: «Per spinta di una pulsione s’intende l’elemento motorio di questa […] il carattere di esercitare una spinta è una proprietà generale delle pulsioni, addirittura la loro essenza.» (Pulsioni e loro destini). La spinta è l’elemento motorio della pulsione, è il motore di sviluppo sia della vita del singolo sia della collettività. Nella filosofia di Freud, la spinta rappresenta l’elemento più vitalistico e forse romantico del suo modo di pensare. Non a caso egli impiega il termine Drang che non può non evocare la corrente del romanticismo tedesco dello Sturm und Drang (tempesta e impeto). Dagli stimoli pulsionali non ci si può ritrarre, non esistono vie di fuga, come accade invece per gli stimoli dolorosi che giungono dal mondo esterno; affrontare il nemico interno è un’esigenza vitale; da qui l’intelligenza della specie umana di impiegare al meglio, nel bene e nel male, la possente spinta vitale insita nella pulsione.

La dualistica delle pulsioni

Dualistica, venne descritta nel 1905 nei Tre saggi sulla teoria sessuale. Le pulsioni qui descritte e destinate a configgere sono la pulsione di autoconservazione o pulsione dell’Io e la pulsione sessuale. Il conflitto tra le due genera nevrosi di varia natura; per esempio la pulsione di autoconservazione può inibire la pulsione sessuale, causando una nevrosi isterica o ossessiva.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'illustrazione più completa del complesso edipico secondo Freud?
  2. L'illustrazione più completa del complesso edipico si trova in "L'Io e l'Es", dove si descrive l'amore erotizzato del bambino verso la madre e l'odio verso il padre, culminando nell'angoscia di castrazione e nella dissoluzione del complesso edipico.

  3. Come si manifesta il caso di Hans in relazione al complesso edipico?
  4. Hans, un ragazzino di 5 anni, mostra interesse per la genitalità dei genitori e sviluppa una fobia per i cavalli, simbolo del complesso edipico, che si risolve con il tempo grazie al supporto dei genitori.

  5. Quali sono le tre istanze psichiche della seconda topica freudiana?
  6. La seconda topica freudiana descrive l'apparato psichico composto da tre istanze: il Super-io, l'Io e l'Es, che interagiscono tra loro influenzando il comportamento umano.

  7. Qual è il ruolo del Super-io nella formazione della morale secondo Freud?
  8. Il Super-io si forma intorno ai 5 anni e rappresenta l'interiorizzazione delle regole morali esterne, trasformandosi in un'entità che può agire sia in modo benevolo che come un crudele persecutore.

  9. Come si definisce la pulsione nella teoria freudiana?
  10. La pulsione è un'interfaccia tra il somatico e lo psichico, caratterizzata da quattro fattori: fonte, oggetto, meta e spinta, e rappresenta una forza vitale che guida il comportamento umano.

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