Concetti Chiave
- Le scuole filosofiche, dirette da un caposcuola, formano una dinastia che rispetta il pensiero del fondatore, creando ortodossie filosofiche diverse tra loro.
- La rivalità tra le scuole filosofiche è intensa, con ciascuna che cerca di dimostrare la superiorità della propria dottrina in ambito sia teorico sia pratico.
- Le controversie tra le scuole portano a un irrigidimento delle posizioni filosofiche, sviluppando nuove forme di produzione filosofica durante la fase "scolastica".
- Il commento ai testi antichi, particolarmente praticato dai platonici e aristotelici, serve a spiegare e difendere le dottrine, aggiornandole e chiarendone le contraddizioni.
- I commenti filosofici, pur fedeli ai fondatori, contengono spesso analisi innovative che sviluppano le potenzialità teoriche dei testi antichi.
Indice
Caratteristiche comuni delle scuole filosofiche
Queste scuole, vecchie e nuove, presentano alcuni importanti caratteri comuni: sono dirette da un caposcuola, e i successivi maestri formano una specie di “dinastia” filosofica; sono vincolate al rispetto del pensiero del fondatore, dando così luogo per la prima volta a forme di ortodossia filosofica (più accentuata per stoici ed epicurei, meno per i platonici). La secolare persistenza delle grandi scuole filosofiche produce effetti di grande rilievo. In primo luogo, esse costituiscono il veicolo attraverso il quale si trasmettono e si consolidano le tradizioni di pensiero alle quali fanno capo, costituendo così le tradizioni del platonismo, dell’aristotelismo, dello stoicismo e dell’epicureismo.
Rivalità e sviluppo del pensiero
In secondo luogo, si assiste a un’accesa rivalità fra le diverse scuole, ognuna delle quali tende a stabilire la superiorità della propria dottrina, in vista di un successo sia in campo teorico sia in campo pratico.
Rivalità e controversie causano anche un irrigidimento delle opposte posizioni filosofiche, tese a fortificarsi contro le critiche dei rivali. Questo irrigidimento sviluppa a sua volta alcune forme del tutto nuove del pensiero filosofico e della sua produzione di testi, che risultano tipiche della filosofia nella sua fase “scolastica”, cioè dal III secolo a.C. fino alla fine dell’età antica.
Il ruolo del commento nei testi
Il commento ai testi del fondatore caratterizza soprattutto la scuola platonica e quella aristotelica: commentare un testo significa renderlo disponibile ai discepoli, quindi spiegarlo, chiarirne le oscurità, mostrarne il rapporto con altri testi eliminando anche quelle lacune e quelle contraddizioni presenti a volte nei testi antichi e che possono apparire come punti deboli della dottrina, criticabili dagli avversari.
Commentare un testo significa in un certo senso tradurlo in un linguaggio filosofico più aggiornato, più comprensibile e più agguerrito nella competizione fra scuole rivali. Non bisogna pensare che il lavoro del commento sia privo di originalità filosofica; al contrario, sotto l’apparenza della dichiarata fedeltà al maestro fondatore, i commenti sono spesso ricchi di analisi filosofiche innovative, proprio nella misura in cui l’esigenza di chiarimento e di aggiornamento del pensiero degli antichi induce a svilupparne potenzialità teoriche rimaste implicite, o prospettive che erano loro estranee.
Domande da interrogazione
- Quali sono i caratteri comuni delle scuole filosofiche antiche?
- Quali sono le conseguenze della rivalità tra le scuole filosofiche?
- Qual è il ruolo del commento nei testi antichi?
Le scuole filosofiche antiche sono dirette da un caposcuola e formano una "dinastia" filosofica, rispettando il pensiero del fondatore e creando forme di ortodossia filosofica.
La rivalità tra le scuole porta a un irrigidimento delle posizioni filosofiche e allo sviluppo di nuove forme di pensiero e produzione di testi, tipiche della fase "scolastica" della filosofia.
Il commento serve a spiegare e difendere i testi antichi, rendendoli più comprensibili e aggiornati, e spesso include analisi filosofiche innovative che sviluppano le potenzialità teoriche implicite nei testi originali.