Concetti Chiave
- Il V secolo ad Atene è segnato dal massimo splendore culturale e dall'introduzione della democrazia grazie a Pericle.
- I sofisti emergono come intellettuali che insegnano l'arte della persuasione per preparare gli allievi a partecipare alla vita politica.
- La parola "sofista" evolve con un'accezione negativa, indicando chi prevale nei dibattiti grazie alla pura abilità retorica.
- Atene valorizza le abilità retoriche per il successo, e i sofisti dimostrano la loro eloquenza in contesti pubblici.
- I sofisti sono criticati dai filosofi come Socrate e Platone, che li vedono come utilizzatori della conoscenza per scopi manipolativi.
Il contesto storico di Atene
Il V secolo rappresenta per Atene il momento di massimo splendore, infatti il prestigio e la fama di Atene si deve a Pericle, che introduce ad Atene la democrazia.
Il movimento sofista
In questo contesto, in cui Atene è famosa per la sua arte e la sua cultura, nasce e si sviluppa il movimento sofista. I sofisti sono degli intellettuali che insegnano a pagamento a parlare e a scrivere bene, per rendere i loro allievi capaci di affrontare i dibattiti pubblici e renderli idonei a partecipare alla vita politica.
In particolare i sofisti impartiscono ai loro allievi lezioni sull’”arte della persuasione”.
La parola “sofista” significa letteralmente “maestro di sapere” ma col tempo assume un’accezione negativa proprio perché designa un individuo che vuole prevalere nelle sue discussioni tramite la mera abilità nel persuadere.
L’Atene del V secolo ritiene fondamentale le abilità retoriche, individuando in esse la possibilità di fare successo.
I sofisti si “esibiscono” in contesti pubblici dimostrando la loro eloquenza, con lo scopo di far prevalere la loro opinione su quella opposta.
Critiche ai sofisti
Essi non possono essere considerati filosofi, in quanto non sono interessati alla ricerca e alla conoscenza disinteressata, ma, al contrario, si servono della conoscenza per utilizzarla in secondi fini. Per questo motivo, il movimento sofista è criticato e disprezzato da numerosi filosofi, come Socrate e il suo discepolo Platone, il quale identificherà il “falso” proprio nella figura del sofista.