Concetti Chiave
- Eudaimonia in greco antico rappresenta la felicità come un demone custode che garantisce prosperità e buona sorte.
- Filosofi come Eraclito e Democrito hanno distinto la felicità dai piaceri, collegandola all'anima piuttosto che ai beni esteriori.
- Socrate sostiene che la felicità deriva dall'anima virtuosa e ordinata, non dai piaceri materiali o fisici.
- L'uomo virtuoso mantiene la sua felicità interiore nonostante le avversità e non può essere danneggiato né in vita né dopo la morte.
- La pratica della virtù per Socrate è un premio di per sé, rendendo possibile la felicità indipendentemente dalle circostanze esterne.
Il concetto di eudaimonia
Eudaimonia, (εὐδαιμονία) in greco, significa “felicità” e il termine riassume il messaggio che nei filosofi dell’antica Grecia è sempre presente. Il termine, in origine, ha avuto il significato di una specie di demone custode buono e favorevole agli uomini, che garantiva la buona sorte ed una vita prospera e piacevole. Già i presocratici avevano interiorizzato questo concetto ed Eraclito aveva scritto che il carattere morale è il vero demone dell’uomo e che la felicità è una cosa ben diversa dai piaceri. Democrito aveva aggiunto che si raggiunge la felicità nei beni esteriori.
La felicità secondo Socrate
Questi concetti sono ripresi ed approfonditi da Socrate che parte dall’affermazione che la felicità non può venire dalle cose esteriori, ma soltanto dall’anima e non dal corpo in quanto questa e soltanto questa è l’unica sua essenza. L’anima raggiunge la felicità quando è ordinata e virtuosa.; infatti, per Socrate, l’uomo è felice quando è virtuoso, mentre il malvagio è sempre infelice. Si sa che la malattia e il dolore fisico costituiscono un disordine del corpo; nello stesso modo la salute dell’anima costituisce l’ordine dell’anima stessa e questo ordine interiore e spirituale, dal carattere armonico genera la felicità.
Virtù e felicità nell'aldilà
Pertanto, l’uomo virtuoso inteso in questo senso non può soffrire a causa del male, né in vita, né dopo la morte. I nemici gli possono danneggiare il corpo o i beni che possiede, ma non arriveranno mai a rovinargli l’armonia interiore e l’ordine che porta nel suo animo. Ma nemmeno dopo la morta nessuno lo potrà danneggiare: se esiste un al di là, la persona virtuosa avrà un premio e se l’al di là non esiste, poco importa perché il suo premio da virtuoso lo ha già avuto nella vita terrena. In ogni modo, per Socrate la pratica della virtù costituisce già di per se stesso un vero premio; per questo motivo, l’uomo può essere felice in questa vita, qualunque siano le circostanze in cui è costretto a vivere e qualunque sia la situazione che egli troverà nell’al di là. In pratica è come se Socrate affermare che l’uomo è sempre e comunque artefice della propria felicità.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato originale del termine "eudaimonia" nella filosofia greca antica?
- Come Socrate definisce la felicità e la sua relazione con l'anima?
- Secondo Socrate, come può l'uomo virtuoso affrontare il male e la morte?
In origine, "eudaimonia" significava una sorta di demone custode buono e favorevole agli uomini, che garantiva la buona sorte e una vita prospera e piacevole.
Socrate afferma che la felicità non può venire dalle cose esteriori, ma solo dall'anima. L'anima raggiunge la felicità quando è ordinata e virtuosa, e l'uomo è felice quando è virtuoso.
L'uomo virtuoso non può soffrire a causa del male, né in vita né dopo la morte, poiché i nemici possono danneggiare il corpo o i beni, ma non l'armonia interiore. Se esiste un al di là, avrà un premio; se non esiste, il suo premio è già nella vita terrena.