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Concetti Chiave

  • Il dialogo socratico è fondamentale per la conoscenza, poiché solo attraverso il confronto con gli altri si può giungere alla verità, evitando l'equivoco e il dubbio solipsistico.
  • L'ironia e la maieutica sono i due momenti chiave nel dialogo socratico: l'ironia smaschera l'ignoranza, mentre la maieutica guida alla scoperta della verità interiore.
  • Socrate crede che ogni individuo possieda già dentro di sé la verità e che il ruolo dell'educatore sia di accompagnare, non di imporre, facilitando una conquista personale della conoscenza.
  • Il concetto e il ragionamento induttivo sono strumenti essenziali per Socrate, permettendo di raggiungere l'essenza delle cose attraverso l'analisi di casi particolari.
  • L'etica socratica è centrata sulla conoscenza e l'anima: le virtù non sono solo fisiche ma legate all'anima, guidando l'uomo verso il bene e la felicità.

Indice

  1. Il dialogo come metodo di conoscenza
  2. Ironia e maieutica nel dialogo socratico
  3. La ricerca della verità e l'essenza delle cose
  4. Il metodo della definizione e il concetto
  5. Il ragionamento induttivo e deduttivo
  6. L'etica socratica e la virtù
  7. I paradossi dell'etica socratica

Il dialogo come metodo di conoscenza

Il metodo di conoscenza: la conoscenza avviene attraverso il dialogo, non c'è conoscenza vera senza un confronto con l'altro. Nella mia solitudine potrei sempre equivocare tutto, se fossi solo non sarei certo di nulla. Se non ci fosse l'altro potrei essere sempre in dubbio. Il dialogo avviene attraverso la parola perché il testo scritto può essere interpretato non in senso autentico.

Ironia e maieutica nel dialogo socratico

Il dialogo ha dei momenti precisi e una direzione. Non si impara da soli ma confrontandoci con gli altri. I momenti del dialogo sono due: l'ironia e la maieutica.

L'ironia è un gioco di parole attraverso cui Socrate svela all'uomo la sua ignoranza. Socrate fa finta di non sapere e si rivolge all'interlocutore facendo finta di essere davanti a un grande maestro. Inizialmente, fa un processo di adulazione in modo ironico perché vuole dimostrare che in fondo quella persona non è così competente. Poi comincia con l'ironia a mettere dei dubbi su questa persona e con una tecnica di confutazione/contraddizione smonta le deboli ragioni di questa persona al punto tale che la persona stessa si sorprende ignorante. Questo metodo provoca la vergogna dell'interlocutore che reagisce inevitabilmente male. Per Socrate questo metodo è fondamentale perché per poter sapere, deve dichiararsi in qualche modo ignorante.

La maieutica è l'arte di generare e Socrate, attraverso quest’arte, costruisce e genera la verità. Socrate parla molto di maieutica perché la mamma era un'ostetrica. Mentre lei generava corpi, lui genera persone consapevoli, cioè, genera un io vero.

La ricerca della verità e l'essenza delle cose

L'uomo è esigenza di verità. L'uomo è conoscere e amare. Dante esorta gli uomini a considerare la propria semenza, questa semenza di Dante per Socrate è l'anima. Siamo fatti per la virtù e la conoscenza, altrimenti vivremmo di istinti. La maieutica è un cammino col discepolo alla scoperta della verità.

Socrate dice che il cammino alla ricerca del vero non è che lo devi a me ma è un cammino che lo sai tu quello che è vero. L'uomo ha dentro di sé tutto per poter davvero conoscere le cose e io (Socrate) non ti metto nella testa la cosa giusta perché tu hai tutto dentro di te per capire cosa è vero. Non è l'educatore che ti riempie la testa ma ti tiene per mano e ti accompagna. La verità è una conquista personale. Le cose le conosciamo quando le possediamo, quando noi siamo veramente convinti.

Per Socrate ognuno ha nel suo cuore, nella sua anima, tutto per riconoscere le cose. Molti ragazzi mi seguono, dice Socrate nell'Apologia, ma non perché li costringe, è una loro libera scelta. Socrate ama l'altro perché non lo obbliga e se uno mi ama non mi obbliga perché siamo liberi. Uno ama l'altro quando lascia l'altro libero.

Lo scopo del dialogo è quello di arrivare alla verità. Socrate si mette in discussione quando dialoga. L'obiettivo di Socrate è scoprire il che cosa è una cosa. Lui non è soddisfatto finché non arriva a scoprire il che cosa è una cosa e dunque in Socrate vediamo che la ragione è domanda di verità, desiderio di sapere. La ragione è lo strumento con cui Socrate arriva fino in fondo.

Il "che cos'è" indica la verità di una cosa. Per esempio: che cos'è quella persona che vedo in lontananza? E uno mi risponde che è uno che cammina, questa risposta non è sufficiente perché io mi sto chiedendo la verità ultima su quella cosa. È un uomo. Il "che cos'è" mi indica l'essenza di una cosa, ciò che innanzitutto quella cosa è, ciò che prima di tutto quella cosa è, in fondo in fondo, scavando, scavando.

Socrate porta la ragione a non accontentarsi di risposte parziali, questo significa indagare dentro le cose fino alla radice. La ragione penetra nelle cose e pensa le essenze. Per poter arrivare all'essenza bisogna pensare, cioè, bisogna arrivare alla ragione. Socrate ci dice: uomo, tira fuori la ragione e domandati l'essenza delle cose. Perché una cosa possa venire alla luce, c'è bisogno di un uomo che domandi, serve qualcuno che faccia le domande. Se io non ho una domanda viva, non mi accorgo neanche della risposta che c'è. Socrate è il vero padre della filosofia perché ha portato la ragione a chiedersi il perché delle cose.

Il metodo della definizione e il concetto

Socrate applica il metodo della definizione. Nella movimentata struttura a spirale del dialogo socratico, fatto di domande, risposte, obiezioni, nuove domande, nuove risposte, nuove obiezioni ecc., la molla dell'intero processo è l'interrogativo “che cos'è” (ti esti?) ossia la richiesta di una definizione precisa di ciò di cui si sta parlando.

A queste domande, ad esempio all'interrogativo "che cos'è la virtù", l'interlocutore risponde solitamente mediante un catalogo di casi virtuosi: virtuoso è chi onora le leggi o chi rispetta i genitori. Ma Socrate non si accontenta di questo elenco perché a lui non interessano esempi di virtù, bensì la definizione della virtù in se stessa. Nel Menone platonico, Socrate afferma: Anche se le virtù sono molte e diverse, è in tutte un'identica specie ideale per cui sono virtù; è appunto affidandosi a questa specie ideale che uno ha la possibilità, rispondendo a chi lo interroghi, di chiarire bene la questione sul che cosa sia la virtù.

La felicità è una ragione che vede e sa tutto perché gli esseri umani hanno questo desiderio di conoscere tutta la verità della realtà. L’essenza, la natura è l'unico modo per dare una definizione precisa di ciò di cui si parla. Io ho una definizione precisa solo quando arrivo all'essenza e è per questo che Aristotele ha riconosciuto in Socrate il fondatore del concetto. Dante chiama Aristotele “il filosofo” (per intendere che è il filosofo per eccellenza). Aristotele riconosce in Socrate il fondatore del concetto.

Il concetto è lo strumento con cui noi arriviamo all’essenza. Dentro di noi c'è un concetto quando arriviamo all’essenza. Il concetto di uomo è che l’uomo è un’anima dentro un corpo. L’uomo, attraverso il concetto, ha la capacità di trattenere dentro di sé le cose. Aristotele attribuisce a Socrate la scoperta del concetto, cioè lo strumento logico con cui affermiamo l'essenza ma questo concetto richiede un'altra scoperta che sempre Aristotele attribuisce a Socrate ed è il ragionamento induttivo che è quel ragionamento che dall'analisi di una serie di casi particolari arriva all'universale. È l'opposto del ragionamento deduttivo.

Il ragionamento induttivo e deduttivo

Se io oggi vedo che questo virus provoca una polmonite in Cina e in tutti i paesi in cui si diffonde, alla luce dei casi particolari dirò: questo virus è un virus che infetta provocando la polmonite. Dai casi particolari arrivo all'universale: il covid-19 è un virus che produce la polmonite. È il contrario del ragionamento deduttivo per cui da una legge generale arrivo al caso particolare, così torniamo a Parmenide per cui l'essere è e il non essere non è. Da questa definizione discendono i casi particolari. Per cui, il movimento esiste? No, perché non c'è mutamento. Per Socrate il ragionamento induttivo mi aiuta a capire il concetto. Io arrivo al concetto tramite l'osservazione di casi particolari. L'anima è un'anima in un corpo animale perché osservo che l'uomo muore, ama, pensa. Aristotele dice che il concetto e il ragionamento induttivo sono i due meriti di Socrate. Platone, discepolo di Socrate, porta a compimento questi principi di Socrate.

Il metodo induttivo è quel metodo (strada) per arrivare a una legge generale a partire dai casi particolari. Io arrivo a una definizione: l'uomo è un essere dotato di anima che vive dentro un corpo e lo faccio attraverso l'osservazione di casi particolari (l'uomo pensa, ha il desiderio di volere bene). È la nostra attività di pensiero e azione che ci testimonia che dentro di noi c'è un’anima, cioè, qualcosa di non riducibile al corpo. Capisco che ho un corpo anche attraverso il fatto che devo mangiare, dormire, che muoio. L'uomo fa il male perché non conosce il bene. Quando l'uomo agisce per un male, lo fa pensando che sia bene.

Il metodo deduttivo fa la strada opposta a quello induttivo, cioè, parte da una legge generale (universale) e in base a quella legge conosce i casi particolari. Parmenide è l'esempio del metodo deduttivo: l'essere è e il non essere non è. Questa è una definizione universale rivelata dalla dea, da questa definizione, riflettendo dentro questa definizione, ragionando, tiro fuori i casi particolari. Parmenide vede l'arcobaleno e vede i colori e pensa alla definizione universale, ma la diversità del colore è il non essere perché l'essere è omogeneo quindi i colori non esistono. Parmenide va in giro e vede un uomo morto, cosa pensa? Pensa che non esiste la nascita e la morte perché non esiste il mutamento; quindi, quell’uomo sembra morto e c'è qualcosa che continua a vivere. Le cose particolari le conosco e le capisco perché ho la legge universale.

L'etica socratica e la virtù

Socrate è il fondatore dell'etica. Cosa chiamiamo etica? L'agire dell'uomo, l'agire dell'uomo che è sempre rivolto al bene. L'etica riguarda le nostre azioni e l'azione è rivolta al bene. Tutte le nostre azioni con cui l'uomo si rivolge al bene si chiamano virtù. La virtù è l'azione e permette all'uomo di esercitare il bene.

Per Socrate tutte le azioni virtuose (fare i compiti, essere puntuali) fanno capo a un'unica virtù che in greco si chiama Aretè. L'aretè è ciò che fa sì che l'uomo sia uomo, cioè la verità di me, che io sia davvero uomo. Questa è la scienza del bene, il sapere davvero cosa è il bene e quindi quella virtù che ha dentro tutte le virtù. Questo era vero anche prima di Socrate, era proprio il modo ottimale di essere uomo ma la differenza rispetto all'antichità è che per gli antichi le virtù erano: il coraggio in battaglia, la vigoria, la forza, la potenza fisica. Tutti valori che si rifanno al corpo. Socrate ribalta questi valori, opera una rivoluzione perché la vera scienza del bene è legata all'anima, alla conoscenza.

L'anima e la conoscenza sono la guida perché l'uomo agisca bene. Per Socrate è un'etica guidata dalla conoscenza per cui io capisco che quella virtù è una virtù perché fa crescere l'anima. L'anima è la vera dimensione dell'uomo e non il corpo. Un uomo vero è quello capace di conoscere e voler bene, è la ragione in grado di conoscere.

L'etica per Socrate è finalizzata alla felicità che è completezza (quando sono uomo fino in fondo, in tutto e per tutto). L'etica è legata con la ragione perché la ragione è in grado di capire cosa mi fa raggiungere la felicità.

I paradossi dell'etica socratica

Ci sono due paradossi (affermazione contraria all'opinione comune):

  1. Primo paradosso: Nessuno pecca o fa il male volontariamente perché chi fa il male, lo fa per ignoranza del bene. Chi fa il male sta male lui. È un paradosso perché nessuno pensa così.
  2. Secondo paradosso: È meglio, è preferibile subire il male che farlo. Piuttosto che dare uno schiaffo, è meglio subirlo. Se subisci il male, la tua anima resta pura, ma se fai del male, questo ti rimarrà, te lo porterai dietro.

È il caso della senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz: quando i russi hanno liberato il campo e i tedeschi stavano scappando, lei aveva vicino una pistola ma non la prese perché dice di aver capito che, se avesse fatto una cosa così, non sarebbe mai stata più libera.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il metodo di conoscenza secondo Socrate?
  2. La conoscenza avviene attraverso il dialogo, poiché senza confronto con l'altro non c'è vera conoscenza.

  3. Quali sono i momenti principali del dialogo socratico?
  4. I momenti principali sono l'ironia e la maieutica, che aiutano a svelare l'ignoranza e a generare la verità.

  5. Come Socrate definisce la virtù?
  6. Socrate cerca una definizione universale della virtù, non si accontenta di esempi, ma cerca l'essenza della virtù stessa.

  7. Qual è il ruolo del concetto nel pensiero di Socrate?
  8. Il concetto è lo strumento per arrivare all'essenza delle cose, permettendo di trattenere la conoscenza dentro di sé.

  9. Qual è il paradosso etico di Socrate riguardo al male?
  10. Socrate afferma che nessuno fa il male volontariamente, poiché chi lo fa è per ignoranza del bene, ed è meglio subire il male che farlo.

Domande e risposte

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