Concetti Chiave
- La ragione è fondamentale per distinguere tra piaceri e dolori, valutando ciò che è conforme alla natura.
- Il piacere autentico è legato alla vita virtuosa e alla cura dell'anima contemplativa, portando alla purificazione.
- La felicità ultima si raggiunge attraverso la conoscenza e l'elevazione dell'anima al sovrasensibile, tipica del filosofo.
- I non filosofi soffrono di più, poiché privi di contemplazione e incapacità di calcolare correttamente piaceri e dolori.
- Platone propone la filosofia come terapia contro il dolore, anticipando Epicuro, per giungere a una contemplazione priva di sofferenza.
Ragione e computo dei piaceri
Un esatto computo di piaceri e dolori nell'ambito della differenziazione interna della sezioni dell'anima può darcelo solo la ragione, che esamina ciò che è o non è conforme alla natura. Noi vogliamo il piacere, ma non preferiamo né vogliamo il dolore, quindi è conforme a ragione che il primo prevalga. Ma come dire quale è il piacere che prevale sul dolore? La ragione, e il piacere maggiore è garantito solo da una vita virtuosa, cioè la cura dell’anima contemplativa.
È la purificazione dell’anima che da autentico piacere, mentre il contrario è il dolore. Ciò si conosce in scienza e conoscenza, e chi si eleva alla suprema conoscenza dell’intelligibile, elevando l’anima al sovrasensibile, può pervenire alla felicità ultima. Costui è il filosofo. I veri sofferenti sono i non filosofi. E lo sono doppiamente: soffrono di indigenza contemplativa, che è il dolore peggiore; ma sono anche dei grandi sbandati, perché non hanno la capacità di attuare il computo tra piacere e non. Platone ha quindi una proposta terapeutica, e in tutto ciò anticipa Epicuro. È la filosofia l’unica possibilità di terapia nei confronti del dolore, portandoci al di là, dato che esso affligge i sensi e l’anima, ma nel processo di elevazione si può pervenire alla contemplazione che è l’assenza piena del dolore.