Concetti Chiave
- Epicuro propone il "tetrafarmaco" come metodo per affrontare il dolore umano, puntando alla liberazione dalla sofferenza attraverso aporia e atarassia.
- La virtù viene intesa come "tecnica del vivere piacevolmente", priva di valenze morali o trascendentali, e orientata unicamente al piacere.
- Il saggio, applicando il quadrifarmaco, vive in aponia e atarassia, riducendo i piaceri al loro limite naturale per minimizzare i dolori.
- La vera essenza del bene risiede nella vita stessa; la morte è irrilevante, e mantenere la vita richiede pochissimo.
- Eliminando il superfluo, si raggiunge una vita essenziale e semplificata, che non è una perdita ma un guadagno di felicità autentica.
Valore della virtù
Epicuro immagina una possibilità terapeutica nella dimensione del dolore che affligge l'uomo in quanto tale. Essa si qualifica come "tetrafarmaco", e prescrive precise modalità di vita e relazione con il mondo, società e nostri simili. L'obiettivo finale di liberazione dalla sofferenza si inquadra poi nella condizione da raggiungere di aporia e atarassia. In tal senso il concetto di virtù va a qualificarsi come la "tecnica del vivere piacevolmente".
L'essere virtuoso non ha valenza morale, etica e trascendentale, metafisica, ma ha piuttosto senso solo in vista del piacere. Il saggio che applica a se stesso il quadrifarmaco vivrà aponico e atarassico. Il saggio che riduce al giusto limite naturale i piaceri da desiderare, ridurrà contemporaneamente i dolori. Esperirà così il vero bene nella misura in cui viviamo e finché viviamo che è sempre e solo in noi, cioè la vita (dato che la morte per noi non c’è), e per mantenerla basta pochissimo, tutto il resto è inseguire vanità. L’essenzialità è quindi l’unica via dell’essere. Il pochissimo poi è a disposizione di quasi tutti. Il livello dell’elementare coincide con l’essenziale. Tolto il vano e il superfluo si raggiunge estrema semplificazione dell’esistenza, che non è perdita ma acquisto, possibilità effettiva di una vita buona.