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Concetti Chiave

  • La concezione di Parmenide non distingue tra pensiero, linguaggio e realtà, riflettendo un'idea arcaica.
  • Parmenide non separa l'uso del verbo 'essere' come copula e come predicato dell'esistenza.
  • Il verbo 'essere' come copula collega aspetti della realtà, mentre come predicato afferma l'esistenza.
  • Parmenide sovrappone il piano logico-linguistico a quello ontologico, influenzando le sue conclusioni filosofiche.
  • Questa sovrapposizione porta Parmenide a considerare l'essere come l'unica realtà concepibile dalla ragione.

Indice

  1. La concezione arcaica di Parmenide
  2. Distinzione grammaticale del verbo essere
  3. Sovrapposizione logico-linguistica e ontologica

La concezione arcaica di Parmenide

Nella concezione di Parmenide c’è però un aspetto che riflette la concezione arcaica, in cui manca la distinzione fra il pensiero, il linguaggio e la realtà.

Distinzione grammaticale del verbo essere

In primo luogo si segnala la mancata distinzione fra l’uso grammaticale del verbo essere, in quanto copula in una proposizione, e quello del verbo stesso in quanto predicato dell’esistenza. Come copula, il verbo essere serve a distinguere e a collegare aspetti diversi della realtà, attribuendo determinate qualità a una certa cosa. Come predicato, afferma, invece, l’esistenza di quella cosa. Se, infatti, si dice: “il centauro è metà cavallo e metà uomo”, non si afferma nulla sulla sua esistenza, ma solo si indicano le caratteristiche del concetto di centauro. Se dico, al contrario:

“il centauro è"(nel senso di esiste) affermo qualcosa di non vero. In virtù di tale distinzione, la proposizione A non è B non contraddice la proposizione”A è.

Sovrapposizione logico-linguistica e ontologica

Parmenide (così come Eraclito e gli altri prima di lui) sembra continuamente sovrapporre il piano logico-linguistico a quello ontologico (cioè al piano della realtà). In questo modo la mancata distinzione sul piano logico-linguistico fra l’uso del verbo essere come copula e come predicato si riflette sul piano ontologico, determinando le conclusioni filosofiche: quelle cioè che trasformano la molteplicità delle cose (per cui una cosa non è l’altra) in irrealtà e non senso e costringono Parmenide ad affermare l’essere come l’unica realtà pensabile dalla ragione, l’unica concepibile e di cui si possa dire davvero: è.

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