Concetti Chiave
- La concezione di Parmenide non distingue tra pensiero, linguaggio e realtà, riflettendo un'idea arcaica.
- Parmenide non separa l'uso del verbo 'essere' come copula e come predicato dell'esistenza.
- Il verbo 'essere' come copula collega aspetti della realtà, mentre come predicato afferma l'esistenza.
- Parmenide sovrappone il piano logico-linguistico a quello ontologico, influenzando le sue conclusioni filosofiche.
- Questa sovrapposizione porta Parmenide a considerare l'essere come l'unica realtà concepibile dalla ragione.
Indice
La concezione arcaica di Parmenide
Nella concezione di Parmenide c’è però un aspetto che riflette la concezione arcaica, in cui manca la distinzione fra il pensiero, il linguaggio e la realtà.
Distinzione grammaticale del verbo essere
In primo luogo si segnala la mancata distinzione fra l’uso grammaticale del verbo essere, in quanto copula in una proposizione, e quello del verbo stesso in quanto predicato dell’esistenza. Come copula, il verbo essere serve a distinguere e a collegare aspetti diversi della realtà, attribuendo determinate qualità a una certa cosa. Come predicato, afferma, invece, l’esistenza di quella cosa. Se, infatti, si dice: “il centauro è metà cavallo e metà uomo”, non si afferma nulla sulla sua esistenza, ma solo si indicano le caratteristiche del concetto di centauro. Se dico, al contrario:
“il centauro è"(nel senso di esiste) affermo qualcosa di non vero. In virtù di tale distinzione, la proposizione A non è B non contraddice la proposizione”A è.
Sovrapposizione logico-linguistica e ontologica
Parmenide (così come Eraclito e gli altri prima di lui) sembra continuamente sovrapporre il piano logico-linguistico a quello ontologico (cioè al piano della realtà). In questo modo la mancata distinzione sul piano logico-linguistico fra l’uso del verbo essere come copula e come predicato si riflette sul piano ontologico, determinando le conclusioni filosofiche: quelle cioè che trasformano la molteplicità delle cose (per cui una cosa non è l’altra) in irrealtà e non senso e costringono Parmenide ad affermare l’essere come l’unica realtà pensabile dalla ragione, l’unica concepibile e di cui si possa dire davvero: è.