Concetti Chiave
- Parmenide, vissuto tra il VI e V secolo a.C., è noto per il suo monismo, sostenendo che l'essere è l'unico principio di realtà.
- Rifiutava il concetto di negatività, eliminando ogni imperfezione dalla realtà per stabilire una verità indiscutibile e priva di errore.
- Considerava il mondo percepito dai sensi come inesistente e falso, sostenendo che l'essere è un concetto astratto e immutabile.
- Descriveva l'essere con sei aggettivi: ingenerato, incorruttibile, immutabile, immobile, indifferenziato e illimitato.
- Per Parmenide, movimento e cambiamento sono sinonimi di imperfezione, mentre l'essere rappresenta la perfezione immutabile e finita.
Parmenide
Parmenide visse tra il VI e V secolo a.C. , egli insegnò ai tempi delle guerre persiane (480 a.C.), ha predicato in Italia ad Elea (attuale Velia, in Campania) ed è considerato l’autore più monista (da monos, uno solo, un solo principio di realtà: l’essere) dei monisti, poiché non ammetteva pluralità. Parmenide era ossessionato dal non, tutte le parole che utilizzava erano precedute da α (alfa privativo) per sottolineare la sparizione del negativo, in quanto questo non doveva assolutamente apparire.
Parmenide cercava di fare apparire sé stesso in una verità indiscutibile (dogmatismo, la sua verità non deve essere mai smentita), togliendo tutto ciò che è imperfezione dalla realtà, l’errore non doveva esistere. Secondo il filosofo l’essere è tutto ciò che esiste e non c’è niente al suo esterno (totalità degli enti, essere= to enai, tutte le cose esistenti). Parmenide riteneva che il mondo attestato dai sensi non esistesse e che fosse falso (non esiste perché non è essere), dunque che non meritasse dignità; l’essere è soltanto una dimensione astratto-logica che esiste solo perché l’uomo la immagina. L’essere puro (che non ha il non) è sempre vero, ma astratto. Parmenide sacrifica il mondo reale per un mondo perfetto, ma astratto, egli fu alla costante ricerca di qualcosa che non cambiasse mai. Utilizzò 6 aggettivi per descrivere l’essere:-ingenerato: non è mai nato, non ha mai avuto niente prima di sé. -incorruttibile: non può finire, è eterno.
-immutabile: non può mai essere diverso da com’è.
-immobile: fermo, poiché si è diversi in luoghi differenti. -indifferenziato: al proprio interno non contiene più parti, altrimenti queste stesse parti sarebbero diverse tra loro -illimitato.
Nella concezione di Parmenide il movimento e il cambiamento (divenire) sono sinonimi di imperfezione, l’essere è quindi finito (la perfezione è qualcosa di finito, definito e riconoscibile). Tesi fondamentali:
-L’essere è e non può non essere.
-Il non essere non è e non può essere. assolutamente inconcepibile vedere come compresenti l’essere e il non essere.
Domande da interrogazione
- Chi era Parmenide e quale era la sua concezione dell'essere?
- Quali sono le caratteristiche dell'essere secondo Parmenide?
- Come Parmenide vedeva il rapporto tra essere e non essere?
Parmenide era un filosofo vissuto tra il VI e V secolo a.C., noto per la sua visione monista dell'essere, che considerava l'unico principio di realtà. Egli riteneva che l'essere fosse tutto ciò che esiste, negando la pluralità e il mondo sensibile.
Parmenide descrive l'essere con sei aggettivi: ingenerato, incorruttibile, immutabile, immobile, indifferenziato e illimitato. Queste caratteristiche sottolineano la sua natura eterna, immutabile e perfetta.
Parmenide sosteneva che l'essere è e non può non essere, mentre il non essere non è e non può essere. Egli considerava inconcepibile la compresenza dell'essere e del non essere, rifiutando il cambiamento e il divenire come imperfezioni.