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Concetti Chiave

  • La filosofia dell'inconscio esplora come i desideri e le pulsioni inconsce influenzino il nostro comportamento, sfidando l'idea di una scelta autentica e libera.
  • L'inconscio è visto come un dialogo interno nascosto, che guida le nostre azioni verso obiettivi personali, con la psicoanalisi che tenta di decifrarne i segnali.
  • Il concetto di inconscio è radicato nel pensiero filosofico precedente, a partire da Kant e Schelling, che lo collegano al noumeno e alla natura come produzioni inconsce dell'Io.
  • Schopenhauer e Nietzsche hanno influenzato la comprensione dell'inconscio come una doppia soggettività, con l'Io che custodisce illusioni e l'inconscio che nasconde la verità dell'esistenza.
  • L'inconscio rappresenta la ricerca umana di risposte a domande esistenziali, colmando il vuoto lasciato dalle spiegazioni razionali e matematiche.

Indice

  1. L'influenza di Schelling su Freud
  2. Il dialogo interno dell'inconscio
  3. Il dibattito filosofico sull'inconscio
  4. La visione di Schopenhauer
  5. Conclusioni sull'inconscio e il vuoto

L'influenza di Schelling su Freud

Dalle frammentarie intuizioni di Schelling sulla volontà inconscia quale “essere originario” contrapposto alla razionalità cosciente dell’io, Freud ricaverà (anche grazie alle riflessioni di Arthur Schopenhauer e di Friedrich Nietzsche) l’idea che ogni nostro atteggiamento e comportamento non è il frutto di una “scelta” autentica, ma la manifestazione di desideri, pulsioni e conflitti che animano la sfera inconscia della nostra psiche. In questo senso, l’io non è del tutto libero, ma vincolato a meccanismi che, finché rimangono inconsci, non si possono controllare. Esponi il tuo personale punto di vista sul tema dell’inconscio e della libertà dell’io.

Il dialogo interno dell'inconscio

L’inconscio è per me un silente, costante dialogo interno alla mente di ognuno di noi tra le esperienze immediate che facciamo e quello che pensiamo o sentiamo. Visto che è una conversazione privata con se stessi, il suo 90% rimane nascosto, anche se poi si agisce lo stesso nella direzione decisa inconsciamente per raggiungere obiettivi privati, ideali e standard. È possibile solamente studiarne i segnali e tentare di coglierne i significati, ed è questo il compito della psicoanalisi. Ciò è perfettamente conforme a quanto sostenuto da Sigmund Freud e anche da Carl Jung, suo allievo.

Il dibattito filosofico sull'inconscio

Ma il problema dell’inconscio e della libertà dell’Io attraversa tutta la filosofia precedente a quest’ultimi, già a partire dall’epoca di Immanuel Kant, padre del criticismo e della filosofia trascendentale. Si apre un acceso dibattito tra i proto-idealisti sul concetto di noumeno, antenato dell’inconscio, che Kant considera la vera realtà, la cosa in sé, pura, esistente ma ontologicamente e gnoseologicamente inaccessibile. Questo binomio esistenza/inconoscibilità suona, nonostante tutto, scorretto a pensatori che ritengono il soggetto stesso artefice della vera realtà, che quindi non può aver generato una dimensione inaccessibile. In effetti, sarà la generazione degli idealisti a riprendere il problema e a cercare di risolverlo, a partire da Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling che in “Sistema dell’idealismo trascendentale”(1800) sostiene che l’oggetto, ovvero la materia, la Natura, non sono altro che produzioni inconsce dell’Io. Possiamo chiamar Natura la totalità degli elementi obbiettivi del nostro sapere, mentre l’insieme di tutti gli elementi subbiettivi dicesi Io, o intelligenza. I due concetti sono antitetici. In origine l’intelligenza è concepita come il puro rappresentativo, la natura come il puro rappresentabile; quella come il conscio, questa come l’inconscio. Tuttavia in ogni sorta di sapere è necessario il mutuo concorso di ambedue (del conscio, e di ciò che in se stesso è inconscio). L’inconscio è quindi un’attività dell’Io che lo rende produttore del mondo. Da questo punto di vista è necessario un riferimento a Johann Gottlieb Fichte, primo filosofo post-kantiano che si spinge verso una filosofia che tende verso l’assoluto. L’Io presenta una struttura triadica e dialettica articolata nei tre momenti di tesi-antitesi-sintesi. La sintesi, di fatto, non è la semplice ripetizione della tesi mentale, ma la sua riaffermazione, arricchita dal superamento dell’antitesi. Lo schema triadico simboleggia dunque questo vitale processo. Ogni sintesi segna un momento di tregua che prelude a un nuovo slancio. La differenza sta nello scegliere il modo in cui vedere il mondo: secondo l’idealismo, che consiste nel partire dall’Io o dal soggetto per poi spiegare, su questa base, la cosa o l’oggetto, o secondo il dogmatismo, che invece parte dall’oggetto per poi spiegare, su questa base, l’io o il soggetto. A queste due filosofie corrispondono due tipi di umanità. Da un lato vi sono individui per cui tutto è deterministicamente dato e fatalisticamente predisposto. Dall’altro vi sono individui che avendo senso profondo della loro libertà, simpatizzano con l’idealismo, che insegna loro come esser uomini sia sforzo o conquista.

La visione di Schopenhauer

Secondo Arthur Schopenhauer, invece, ciascuno di noi è abitato da una doppia soggettività: la soggettività della specie che impiega gli individui per il suo interesse che è poi quello della propria conservazione e riproduzione, e la soggettività dell'individuo che s’illude di disegnare un mondo in base ai suoi progetti che altro non sono se non illusioni per vivere e non vedere che a cadenzare il ritmo della vita è l'immodificabile esigenza della specie.

Questa doppia soggettività viene codificata dalla psicoanalisi dalle parole "Io" e "inconscio". Nell'inconscio è custodita la verità dell'esistenza, nell'Io e nella sua progettualità l'illusione concessa all'individuo per vivere.

La lezione fu accolta da Nietzsche che considera Schopenhauer suo "educatore" e da Freud che lo considera suo "precursore".

Conclusioni sull'inconscio e il vuoto

In conclusione, io penso, ispirandomi alle affermazioni di Freud, che l'inconscio è solo un nome di quella cosa misteriosa che cerca l'umanità da sempre, quello che non vede: il vuoto. Se la spiegazione non è tra le cose, perché la più potente formula matematica non ci dice perché siamo qui, perché viviamo e così via, cerchiamo le risposte in quella realtà che non si vede e che rimane occulta.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo dell'inconscio secondo Freud e come si collega alla libertà dell'Io?
  2. Freud sostiene che l'inconscio è la fonte di desideri, pulsioni e conflitti che influenzano i nostri comportamenti, limitando la libertà dell'Io, che non è del tutto libero ma vincolato a meccanismi inconsci.

  3. Come viene interpretato l'inconscio nella filosofia di Schelling?
  4. Schelling vede l'inconscio come un'attività dell'Io che produce il mondo, con la Natura come produzione inconscia dell'Io, in contrasto con l'intelligenza, che è conscia.

  5. In che modo Schopenhauer descrive la soggettività umana?
  6. Schopenhauer descrive una doppia soggettività: quella della specie, che usa gli individui per la conservazione e riproduzione, e quella dell'individuo, che vive in un'illusione di progettualità.

  7. Qual è la visione di Nietzsche sull'inconscio e come si collega a Schopenhauer?
  8. Nietzsche, influenzato da Schopenhauer, vede l'inconscio come la verità dell'esistenza, mentre l'Io rappresenta l'illusione necessaria per vivere, accogliendo la lezione di Schopenhauer.

  9. Come si inserisce il concetto di noumeno di Kant nel dibattito sull'inconscio?
  10. Kant introduce il concetto di noumeno come la vera realtà, inaccessibile e pura, che anticipa l'idea di un inconscio, stimolando il dibattito tra i filosofi idealisti sulla natura della realtà e dell'Io.

Domande e risposte

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