Concetti Chiave
- La riflessione occidentale sulla religione inizia con i presocratici, ponendo domande sulle cause prime e l'ordine della natura, generando risposte di tipo teologico.
- Platone distingue tra mitologia e teologia, criticando la prima per non soddisfare la nuova percezione del divino e promuovendo una teologia che definisce la vera essenza di Dio.
- La nascita della filosofia porta a una razionalizzazione del divino, introducendo il concetto di teodicea, in cui il dio non è ritenuto responsabile del male umano.
- Aristotele introduce il concetto di teologia naturale, sviluppato ulteriormente dagli stoici, distinguendo tra teologia naturale, mitica e politica, con un focus sul divino astratto.
- La teologia naturale antica si evolve in una filosofia religiosa, proponendo un modello di vita ispirato a una "realtà ottima" del divino, pur non riuscendo a estinguere il politeismo.
Indice
Riflessione razionale sulla religione
Una riflessione razionale sulla religione è qualcosa che connota si da subito il pensiero occidentale. Nei presocratici si ha una riflessione sulla religione in quanto fenomeno che dice della relazione con il divino, rapporto che gli uomini credono di avere con un elemento sovrannaturale. La riflessione si sviluppa come interrogazione sulla cause prime della natura e sul suo ordine: da dove viene la natura? L’insieme degli eventi ha una causa alle spalle? Che origine ha il suo ordine? Sono domande che danno luogo a risposte di tipo teologico. Tutti i filosofi dell’antichità, solitamente, rispondono in modo metafisico: l’origine della realtà si trova in una sfera di realtà metafisica.
Teologia e mitologia nell'antichità
Il termine “teologia”, che si potrebbe ritenere nato con il Cristianesimo, già in quest’epoca viene utilizzato, ma in modo ambivalente. Platone:
a. Sono teologi quelli che in realtà sono mitologi (in modo dispregiativo quindi)
b. La teologia è un discorso sul divino che mira a definire la vera essenza di Dio, perché la mitologia non soddisfa e non è “conveniente”.
La mitologia cioè non si adatta alla (nuova) natura del divino. Con la nascita della filosofia, infatti, si sviluppa un processo di razionalizzazione ed eticizzazione del divino, cambia la sensibilità rispetto al rapporto con esso, che appare sotto la luce del principio di perfezione ontologica, nonché morale. Il dio non può essere colpevole del male degli uomini: è l’inizio della questione della teodicea.
Se nell’antichità si cerca un corrispettivo di filosofia della religione, inteso come qualcosa che si spiega come correlazione al divino, non lo si trova. Però c’è una riflessione sul fenomeno religioso, sotto forma di teologia natura, cioè il tentativo di riflessione sulla natura del divino, prima di tutto sulla sua esistenza. È un termine che si usa perché è una riflessione che parte dalla natura, dagli effetti alle cause. Aristotele però già parla di scienza teologica, o filosofia prima. Il termine teologia naturale entra nel lessico occidentale con lo stoicismo, che attua una tripartizione tra teologia naturale, mitica e politica. La religioni nell’antichità, infatti, era un fenomeno sociale, cioè le religione esprimevano un culto che riguardava l’interità della polis. Quindi c’è un connubio tra teologia mitica e politica: nella polis si adoravano le divinità narrate nei miti. La teologia naturale entra a vario titolo in conflitto con questo sistema, sviluppando una riflessione sul divino per i dotti, con il divino concepito come qualcosa di molto astratto, invece che divinità molto vicine alla sensibilità comune.
Teologia naturale e filosofia religiosa
La critica della teologia naturale al politeismo non è però riuscita ad estinguerlo. Anzi, esso risorge nella tarda antichità. La teologia naturale antica è anche una filosofia religiosa, nel senso che non è solo una riflessione razionale che rappresenta soltanto una teoria scientifica (la causa prima della metafisica può essere considerata come una sorta di ipotesi scientifica nell’ordine della natura), ma anche la scoperta di una “realtà ottima” del divino, quindi un modello di vita a cui ispirarsi. Quindi c’è un orientamento di tipo religioso, una sorta di culto intellettuale. È una filosofia in cui si mescolano elementi latamente di tipo religioso.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della riflessione razionale sulla religione nel pensiero occidentale antico?
- Come viene utilizzato il termine "teologia" nell'antichità?
- Qual è la differenza tra teologia mitica e teologia naturale?
- In che modo la teologia naturale si relaziona con il politeismo?
- Qual è l'importanza della teologia naturale come filosofia religiosa?
La riflessione razionale sulla religione nel pensiero occidentale antico si sviluppa come un'interrogazione sulle cause prime della natura e sul suo ordine, portando a risposte di tipo teologico e metafisico.
Nell'antichità, il termine "teologia" viene utilizzato in modo ambivalente, sia per indicare i mitologi in senso dispregiativo, sia per definire un discorso sul divino che mira a comprendere la vera essenza di Dio.
La teologia mitica è legata al culto delle divinità narrate nei miti e alla religione come fenomeno sociale, mentre la teologia naturale sviluppa una riflessione sul divino per i dotti, concependo il divino come qualcosa di astratto.
La teologia naturale critica il politeismo, ma non riesce a estinguerlo, poiché il politeismo risorge nella tarda antichità, mostrando la persistenza delle credenze tradizionali.
La teologia naturale è importante come filosofia religiosa perché rappresenta non solo una riflessione razionale e scientifica, ma anche la scoperta di una "realtà ottima" del divino, offrendo un modello di vita a cui ispirarsi.