Concetti Chiave
- L'eristica, nata dall'antilogia di Protagora, è l'arte di disputare per il puro piacere del confronto dialettico, senza considerare la verità.
- Gli Eristi utilizzavano argomentazioni ingannevoli chiamate sofismi, progettate per essere sempre confutabili, creando un'illusione di scelta tra due ipotesi.
- L'eristica è stata criticata da Platone nel dialogo Eutidemo per la sua superficialità e mancanza di sostanza.
- Crizia sosteneva che la religione fosse un'invenzione politica per indurre rispetto delle leggi attraverso la paura del divino.
- Trasimaco di Calcedonia affermava che la giustizia naturale risiede nel dominio del forte sul debole, contrastato da Socrate che difendeva l'utilità per i più deboli.
Indice
L'evoluzione dell'antilogia di Protagora
Con il passare degli anni, l’antilogia di Protagora perse il suo carattere iniziale e generò l’eristica, cioè l’arte del contendere a parole come fine del contendere stesso. Il termine deriva dal greco ἐριστική τέχνη che significa “arte del disputare, battagliare” attraverso schermaglie dialettiche tese a far prevalere la propria tesi, indipendentemente dal suo contenuto di verità. Con questo scopo gli Eristi inventarono tutta una serie di problemi impostati in modo tale da prevedere, in ogni caso, risposta da essere considerate confutabili.
L'arte dell'eristica e i sofismi
Si trattava di argomentazioni che si presentavano come un'alternativa fra due ipotesi ognuna delle quali corrisponde ad una risposta che può essere contraddetta. Si tratta di una serie di abili giochi di concetti costruiti con termini che, per la loro polivalenza semantica, portano sempre l’uditore in una posizione di sconfitta. In pratica, gli Eristi inventarono tutto un insieme di ragionamenti cavillosi e ingannevoli che furono chiamati sofismi. L’eristica viene descritta magistralmente da Platone nel libro Eutidemo in cui viene mostrata tutta la superficialità. Un gruppo di Eristi, chiamati Sofisti-politici, derivarono le loro armi dal nichilismo e dalla retorica di Gorgia e dalla contrapposizione fra Natura e Leggi. Due eristi meritano di essere citati: Crizia e Trasimaco di Calcedonia.
Crizia e la dissacrazione degli Dei
Vissuto nella seconda metà del V secolo, Crizia dissacrò il concetto di Dei, considerandoli una specie di spauracchio, introdotto abilmente da un uomo politico, particolarmente intelligente, per far rispettare le leggi che, di per sé, non hanno la forza necessaria per imporsi, soprattutto in quei casi in cui gli uomini non sono visti come custodi delle leggi. Pertanto, per Crizia il potere politico è fondato sulla paura del divino che è stato inventato dai governanti affinché gli uomini smettessero di infrangere le leggi di nascosto, convincendoli dell'esistenza di una forza soprannaturale capace di osservarli in qualsiasi momento e in seguito giudicarli e punirli delle colpe commesse.
Trasimaco e la giustizia del forte
Trasimaco di Calcedonia visse negli ultimi decenni del V secolo a.C. che arrivò ad affermare che per natura è giusto che il forte domini il più debole e che il giusto è il vantaggio del più potente. Socrate obiettò a questa affermazione, sostenendo che la giustizia è piuttosto l’utile del più debole che uomini giusti sono disposti a perseguire.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine e lo scopo dell'eristica secondo il testo?
- Come Crizia interpreta il concetto di Dei e il potere politico?
- Qual è la visione di Trasimaco di Calcedonia sulla giustizia?
L'eristica deriva dall'antilogia di Protagora e si sviluppa come l'arte del contendere a parole, con l'obiettivo di far prevalere la propria tesi indipendentemente dalla verità.
Crizia vede gli Dei come un'invenzione politica per incutere paura e far rispettare le leggi, sostenendo che il potere politico si basa sulla paura del divino.
Trasimaco afferma che per natura è giusto che il forte domini il debole e che la giustizia è il vantaggio del più potente, mentre Socrate obietta che la giustizia è l'utile del più debole.