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Concetti Chiave

  • Aristotele vede la felicità come il risultato della vita virtuosa, legata alla razionalità e alla contemplazione, che porta a un autocompimento duraturo.
  • L'uomo, secondo Aristotele, raggiunge la pienezza e la vera felicità attraverso l'esercizio della virtù intellettuale e la realizzazione della propria natura razionale.
  • Epicuro propone una visione della vita mirata all'autodifesa, dove la felicità è associata al piacere moderato e alla ricerca di uno stato di imperturbabilità.
  • Il tetrafarmaco di Epicuro suggerisce strategie per superare paure esistenziali, come quella degli dei e della morte, promuovendo una vita di piacere contenuto.
  • Epicuro sostiene che la vera contentezza si raggiunge vivendo con moderazione, accettando la propria mortalità e godendo dei piaceri senza eccessi.

Indice

  1. La felicità secondo Aristotele
  2. Il nesso tra desiderio e felicità
  3. La visione di Epicuro sulla vita

La felicità secondo Aristotele

Aristotele ritiene che la felicità stia nella vita della virtù razionale. Virtuoso è quindi l’uomo che compie la sua competenza razionale. È la realizzazione della parte migliore dell’umano che porta la felicità, la quale non è riferibile a un breve momento, ma alla vita intera: non basta un momento felice, l’uomo desidera una felicità duratura, che coincide con la virtù della razionalità e la sua esplicazione: la contemplazione che perciò porta alla vera felicità.

Il nesso tra desiderio e felicità

Ne deriva che solamente nell’esercizio della virtù intelletuale l’uomo è padrone di se stesso, è il principio di se stesso e possiede veramente se stesso. Questo implica che vi sia qualcosa che desideriamo in sé, senza altro fine, perché ci soddisfa in quanto tale e ci permette di soddisfare il nostro desiderio. Quindi in Aristotele il nesso tra desiderio e felicità è un nesso di autocompimento: l’uomo è chiamato a compiere se stesso e la pienezza si raggiunge per mezzo della contemplazione.

La visione di Epicuro sulla vita

Epicuro segue l’idea che dobbiamo costruire noi stessi, ma la realizzazione non è più concepita come un autocompimento ma come un’autodifesa. Parla infatti di tetrafarmaco: è necessario realizzare una strategia per non aver più paura degli dei, della morte, per scoprire che è facile procurarsi bene ed è facile sopportare il male e la chiave di questa strategia è identificare il movimento che rende la vita degna di essere vissuta con il piacere, che non è un’attività legata alla smodatezza. L’ideale di Epicuro infatti è di assoluta continenza: si può gustare di più il piacere se lo si prende in modiche quantità perché se sballa porta a dispiacere o nausea. Quindi tutta la vita può essere vissuta nella contentezza se l’uomo si rende imperturbabile: proprio perché l’uomo ha moderato la ricerca del piacere è pronto a distaccarsi dalla vita perché sa che non c’è niente oltre la vita: siamo la giusta misura di noi stessi, quindi, quando ci sarà la morte non sentiremo più nulla perché non ci saremo più noi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la concezione di felicità secondo Aristotele?
  2. Aristotele ritiene che la felicità risieda nella vita della virtù razionale, raggiungibile attraverso la contemplazione e l'esercizio della virtù intellettuale, portando a un autocompimento duraturo.

  3. Come Epicuro concepisce la realizzazione personale?
  4. Epicuro vede la realizzazione personale come un'autodifesa, basata su una strategia di vita che elimina la paura e identifica il piacere moderato come chiave per una vita degna e imperturbabile.

  5. Qual è l'ideale di piacere secondo Epicuro?
  6. L'ideale di Epicuro è la continenza assoluta, dove il piacere è gustato in modiche quantità per evitare dispiaceri, permettendo una vita vissuta nella contentezza e preparata al distacco dalla vita stessa.

Domande e risposte

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