gaiabox
Ominide
2 min. di lettura
Vota 5 / 5

Concetti Chiave

  • Aristotele si distacca dalla dottrina platonica dei generi sommi, che include l'essere come comprensivo di tutte le idee.
  • Per Aristotele, esiste una pluralità di generi massimi, chiamati categorie, che non possono essere ridotti a un unico genere sommo come l'essere.
  • Le categorie aristoteliche servono a distinguere i diversi tipi di enti, mentre il genere sommo dell'essere platonico include tutti gli enti senza distinzione.
  • Dal punto di vista linguistico, le categorie rappresentano i generi massimi dei predicati nelle proposizioni, come "uomo", "animale", e "vivente".
  • Le categorie possono fungere solo da predicati e mai da soggetti, perché non c'è un genere più ampio che possa includerle.

Indice

  1. Differenze tra Platone e Aristotele
  2. Le categorie aristoteliche
  3. Categorie e linguaggio

Differenze tra Platone e Aristotele

Non deve sfuggire la distanza di questa dottrina aristotelica da quella dei generi sommi esposta da Platone nel Sofista (ricordiamo che essi erano essere, identico, diverso, quiete, movimento). Platone contempla infatti l'esistenza di un genere sommo come l'essere, comprensivo di tutte le idee.

Le categorie aristoteliche

Per Aristotele, invece, esiste una pluralità irriducibile di generi massimi (appunto le categorie) ciascuno dei quali comprende una parte soltanto dei generi di enti e nessuno di essi è così ampio da includerne la totalità. Per Aristotele, infatti, l'essere non è un genere, perché i generi, e dunque anche le categorie che sono i generi massimi, hanno la funzione di distinguere gli enti di un certo tipo dagli altri di genere diverso, mentre il genere sommo dell'essere, postulato da Platone, includerebbe tutti gli enti, non escludendone alcuno.

Categorie e linguaggio

Fin qui abbiamo considerato le categorie sotto il profilo ontologico, ossia come classificazione dei diversi generi di enti di cui è costituita la realtà. Poiché tuttavia la realtà è espressa dal linguaggio e sul piano linguistico i diversi generi di enti sono designati da differenti predicati, ne consegue che le categorie rappresentano anche i generi massimi dei predicati, ossia di quei termini che - nella proposizione - vengono "detti" del soggetto. Esaminiamo le proposizioni: il greco è un uomo; l'uomo è un animale; l'animale è un vivente. "Uomo", "animale" e "vivente" sono predicati che designano sostanze; la categoria (in questo caso, la sostanza) rappresenta il genere massimo cui essi appartengono.

È importante sottolineare che le categorie, in quanto generi massimi, possono fungere solo da predicati, e mai da soggetti, perché non vi è nessun genere più ampio in cui esse possano venire incluse e dunque nessun predicato che possa dirne il "che cos'è".

Domande da interrogazione

  1. Qual è la principale differenza tra la dottrina di Platone e quella di Aristotele riguardo ai generi sommi?
  2. La principale differenza è che Platone contempla l'esistenza di un genere sommo come l'essere, comprensivo di tutte le idee, mentre Aristotele sostiene una pluralità di generi massimi (le categorie) che non includono la totalità degli enti.

  3. Come Aristotele concepisce le categorie rispetto all'essere?
  4. Aristotele non considera l'essere come un genere, poiché le categorie servono a distinguere gli enti di un certo tipo da altri di genere diverso, mentre il genere sommo dell'essere includerebbe tutti gli enti senza escluderne alcuno.

  5. Qual è il ruolo delle categorie nel linguaggio secondo Aristotele?
  6. Le categorie rappresentano i generi massimi dei predicati nel linguaggio, designando i termini che vengono "detti" del soggetto nelle proposizioni, e possono fungere solo da predicati, mai da soggetti.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community